“Andavano col treno giù nel Meridione/per fare una grande manifestazione/il ventidue d’ottobre del ‘Settantadue”.
In questi giorni, riascoltando casualmente questa vecchia canzone di Giovanna Marini mi sono tornati in mente quel viaggio drammatico e quella giornata memorabile a Reggio Calabria di quarantasette anni fa. Un tempo lungo quasi mezzo secolo che non offusca ricordi ed emozioni.Sul crinale tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 la strategia della tensione e delle bombe, mirando ad annegare nel sangue e nel terrore i movimenti di rivendicazione sociale, esplose anche al Sud. In quel contesto alcune forze di destra tentarono di cavalcare le proteste sociali e di accreditarsi, al grido di “Boia chi molla”, come i rappresentanti degli interessi degli emarginati. La scintilla, in Calabria, fu la scelta del capoluogo della Regione (da poco istituite, in Italia).In quella circostanza venne stabilito che gli uffici del nuovo Ente dovessero essere a Catanzaro.A Reggio Calabria la decisione suonò come un insulto.
Vi furono vere e proprie sommosse popolari, guidate dalla destra estrema.I sindacati dei metalmeccanici, impegnati nel rinnovo del contratto con rivendicazioni importanti e innovative, anticiparono la vertenza con un’iniziativa dedicata ai problemi del Mezzogiorno. Decisero così di organizzare una grande manifestazione di solidarietà al fianco dei lavoratori calabresi, direttamente nel capoluogo. Era la prima volta che gli operai del nord andavano a manifestare al sud e venne scelta la data del 22 ottobre 1972. I neofascisti tentarono di impedire l’arrivo dei manifestanti con una serie di attentati ai treni in viaggio verso Reggio Calabria (otto bombe nella sola notte tra il 21 e il 22 ottobre contro il treno degli emiliani a Cisterna, dalle parti di Latina ) ma i treni speciali , ai quali si aggiunse anche una nave noleggiata da mille operai dell’Ansaldo di Genova, arrivarono lo stesso a destinazione. Ero giovanissimo e quella fu la mia prima manifestazione. Non potrò mai scordare l’eccitazione e la paura dell’essere protagonista di qualcosa di grande e d’importante. I treni procedevano pian piano, a passo d’uomo. Pareva davvero che si facessero tirare per le briglie,come dei cavalli. La tensione scacciava sonno e stanchezza. Come dimenticare quei binari luccicanti sotto la luna, sorvegliati da contadini e pastori, mentre s’attraversava la Calabria? I ferrovieri furono protagonisti di un impegno straordinario dando una prova impareggiabile di coraggio, abnegazione e senso democratico.Trascorremmo insonni la notte tra sabato e domenica e la mattina dopo un corteo di trentacinquemila lavoratori attraversò nel giorno di festa Reggio Calabria al grido di “Nord e Sud uniti nella lotta”, coinvolgendo la città e segnando una svolta importante nella difesa della democrazia e dei diritti dei lavoratori. Sono passati quasi dieci lustri da quei tempi duri e difficili segnati da impegno e partecipazione. Restano però i ricordi, importanti e indelebili; e non solo perché si era giovani.
Marco Travaglini
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