Un viaggio tra forme e colori che parlano del “re dei vini”

In occasione di Grapes in Town – La vendemmia a Torino, dal 12 Ottobre al 10 Novembre le cantine di Palazzo Barolo, ospitano 300 etichette storiche del vino Barolo

 

Dal 12 Ottobre al 10 Novembre Palazzo Barolo, insieme alla Barolo & Castles Foundation, racconta nelle proprie cantine la nascita e lo sviluppo del più celebre dei vini italiani , il barolo, attraverso l’esposizione di oltre 300 etichette storiche, parte della vasta collezione donata dal professor Cesare Baroni Urbani al Comune di Barolo e al suo WiMu-Museo del Vino. Una collezione sterminata e unica al mondo 282 mila pezzi unici, etichette provenienti da oltre 100 Paesi produttori di vino con   esemplari storici che risalgono alla fine del Settecento.

L’esposizione di palazzo Barolo è suddivisa in sette sezioni tematiche, ed è la più ampia mostra mai allestita da quando è stato istituito il Fondo Cesare e Maria Baroni Urbani. Essa riguarda sia le etichette storiche del Barolo normalmente esposte nella sede permanente della collezione (a Barolo), sia altre mai uscite dagli archivi, sia alcuni prestiti da altre collezioni private. Pezzi rari o rarissimi risalenti all’Ottocento, tra cui i primi cru di Barolo indicati in etichetta, oltre a originali indicazioni ormai in disuso (“Barolino”, “Barolo amaro”), che denotano l’evoluzione del vino nel gusto e nella mentalità dei suoi stessi artefici. L’etichetta è sempre il frutto di un complesso lavoro creativo che concentra in pochi centimetri quadrati design e informazione, un viaggio affascinante tra forme, colori e materiali, espressione dell’appartenenza territoriale e culturale. Un veicolo comunicativo, in grado di esprimere i valori dell’azienda, il gusto e la qualità del prodotto. Dietro a ogni etichetta si nasconde una vera e propria scienza, un itinerario che influenza percezione e giudizio del prodotto finale. Le basi tecniche e produttive del vino Barolo risalgono all’Ottocento, quando si cominciò a pensare di impiegare metodi più moderni e razionali per la sua realizzazione. Le uve nebbiolo, di cui il Barolo è composto, iniziarono a essere vinificate in modo da ottenere minore colore e maggiore eleganza di sapore. In questo nuovo contesto assunse particolare rilievo l’opera della famiglia Falletti, Marchesi di Barolo e feudatari della zona di produzione del Barolo e delle altre terre circostanti. Si deve al Conte Camillo Benso di Cavour l’impulso alla coltivazione della vite. Ma il Conte non fu solo nella sua opera. La Marchesa Giulia di Barolo, al fine di migliorare la produzione delle sue terre, chiamò i migliori enologi del tempo; in breve tempo, da abile amministratrice, riuscì a creare un vino di eccellenza che non solo portò un netto miglioramento nelle condizioni di vita degli affittuari delle tenute; fu mezzo di rappresentazione della qualità del Regno Sabaudo presso le altre Corti, ma determinò in quel periodo sviluppo sociale ed economico dei propri territori, favorendo attraverso le rendite che permise la sostenibilità dei grandi progetti di innovazione sociale varati con il marito, da lei stessa perseguiti con generosità e determinazione. I valori di sostenibilità e giustizia sociale ed economica sono ancora oggi vitali, anche grazie all’Opera Barolo, ente fondato dalla Marchesa allo scopo di dare futuro alla loro visione.

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Palazzo Barolo – Via Corte d’Appello 20, Torino

ORARI DI APERTURA Dal martedì al venerdì: 10.00-12.30 15.00-18.30 Sabato e Domenica: 15.00-18.30. La biglietteria chiude un’ora prima BIGLIETTI Unico: €5. Gratuito per i possessori dell’Abbonamento Torino Musei

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