Un'analisi storica, non ideologica, sul fascismo. Ma ignora De Felice

Di Pier Franco Quaglieni
Milano è stata al centro delle più importanti vicende politiche italiane del secolo breve
Ha fatto bene il “Corriere della Sera” a riproporre il volume  di Pierre Milza e di Serge Bernstein “Storia del fascismo” edita in Italia nel 1980 E’ un ‘opera che mantiene una sua validità perché soprattutto Milza e’ stato uno storico importante, anche se pochissimo conosciuto in Italia.  Lo storico italo- francese non è assimilabile alla storiografia  gobettian- gramsciana che vide nel fascismo l’autobiografia della nazione e una dittatura di classe che stroncò la classe operaia.  Milza ha visto nel fascismo una complessità che sfugge ai grossolani manicheismi di cui molta parte della storiografia italiana si fece  invece portavoce. Milza non amava le semplificazioni e l’opera riproposta consente un’analisi storica non ideologica, distante dalle vulgate italiane, tanto fastidiose quanto incapaci di riflettere in termini storici,  e  non solo meramente  politici in senso stretto, sul fascismo. Il volume analizza il fascismo dal suo atto di nascita del 1919 in piazza San Sepolcro  a Milano alla sua fine – vergognosa soprattutto per gli antifascisti – a piazzale Loreto sempre a Milano nel 1945 . L’inizio e la fine coincidono con la stessa città e questo è un dato che meriterebbe  un approfondimento perché Milano è stata al centro delle più importanti vicende politiche italiane del secolo breve . Tuttavia l’opera di Milza  e Bernstein si rivela anche datata ed abbastanza di parte  perché cita una sola volta Renzo De Felice ,lo storico del fascismo più importante in assoluto che fu oggetto di infami  ed astiose polemiche da parte di certa storiografia. E lo cita per l’” Intervista  sul fascismo” e non per la colossale opera  su Mussolini iniziata nel 1965 ed ultimata con la pubblicazione postuma e incompleta dell’ultimo volume  nel 1997 .
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Nel volume l’opera defeliciana  è citata nella bibliografia ,ma viene ignorata del tutto, anche eventualmente per confutarla , nei capitoli  del lavoro, pur pregevolissimo, ripubblicato. Io avevo saputo direttamente da Felice dei non buoni rapporti con Milza che pure non si  deve assolutamente collegare  alla storiografia marxisteggiante. So  bene che due storici che si occupano dello stesso tema sono rivali  difficilmente sono disposti a dialogare tra i loro. Nel campo storico ,come in tutti gli altri campi, ci sono antipatie e rivalità e questo è un tipico caso nel quale si evidenzia il rifiuto quasi aprioristico del grande storico  italiano del fascismo. Il volume riproposto dal “Corriere “ e’ comunque sicuramente ancora molto  fruibile dal grosso pubblico che non l’ha letto o sentito, malgrado sia  uscito quasi quarant’anni fa. L’iniziativa editoriale del “Corriere” merita comunque un plauso perché affronta il tema del totalitarismo ,dedicando volumi a Fidel Castro ,a Pol Pot ed altri dittatori di sinistra.  L’unico ragionamento storico sostenibile e’ infatti quello che riguarda i regimi totalitari ed autoritari del secolo scorso, senza limitarsi al fascismo e al nazismo, come troppo spesso si è fatto in passato. Sarà  decisivo ,per valutare a pieno  l’opera ,leggere i volumi su Lenin e Stalin che ci auguriamo escano presto e che siano stati affidati a storici di valore e non sia riproposizioni di vecchi libri. Soprattutto sarà decisivo, se ci sarà,quello dedicato a Lenin il cui furore giacobino, sanguinario e liberticida non fu meno forte di quello staliniano. Anche Trotsky meriterebbe un volume, perché la sua idea di rivoluzione permanente era  altrettanto terribile ,forse persino peggiore di quella di Stalin di cui pure  Trotsky fu vittima . Se confrontiamo le iniziative editoriali con quelle di altri giornali, non possiamo non apprezzare il lavoro che sta facendo il gruppo Cairo rispetto alle corte vedute e al fiato cortissimo del gruppo De Benedetti che si diletta a pubblicare  libretti sui proverbi piemontesi, in verità abbastanza  provinciali.
 

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