L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria
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Chiara Gamberale “L’isola dell’abbandono” – Feltrinelli – euro 16,00
 
La giovane scrittrice romana fa centro un’altra volta con questo romanzo intimo, che parla di sentimenti, paure, persone in fuga, e celebra chi sa restare. Racconta le grandi trasformazioni di una vita, 3 punti strategici e nevralgici che ci fanno crescere: l’innamoramento, la perdita –con la morte o l’abbandono- di chi amiamo, la nascita di un figlio. Lo fa con dialoghi serrati che sviscerano i meandri dell’amore e l’intrico dei rapporti umani, scandaglia l’animo umano, in particolare quello femminile. E’ la storia della 40enne disegnatrice di fumetti Arianna che, diventata da poco mamma, torna sull’isola greca di Naxos –dove era stata abbandonata dal suo grande amore- per chiudere i conti col passato e mettere ordine nel suo presente e nel futuro che l’aspetta. Tre sono stati i suoi uomini determinanti. 10 anni prima era andata in Grecia con il suo primo e disperato amore, Stefano, che proprio lì l’aveva piantata per l’ennesima volta fuggendo a Londra con un’altra. Arianna aveva cercato di sopire dolore e delusione buttandosi sulla creatività e nel lavoro: aveva inventato il coniglietto bipolare Pilù, personaggio i cui sbalzi di umore sono misurati con l’umorometro. Rimasta a leccarsi le ferite a Naxos aveva poi incontrato Di, un giovane del luogo con cui vive una passione travolgente, fatta di sensi ed istinto, sognando figli e nido; ma poi lei torna a casa e le loro vite prendono tangenti diverse. Rientrata a Roma cerca aiuto da Damiano, che era lo psichiatra di Stefano ed ora è il suo. Un rapporto professionale che si trasforma: i due diventeranno amanti e da loro nascerà Emanuele. Ma anche qui le cose non saranno semplici….c’è già una moglie e il senso di abbandono finirà per riafferrare Arianna. La maternità sarà la chiave di volta con cui passa “…dall’assoluta libertà di un’eterna adolescente all’assoluta devozione”. Ed è allora che si sente forte abbastanza per tornare a Naxos, rivedere Di e riprendere le fila della sua vita.
 
 
Wallace Stegner “Verso un sicuro approdo”   – Bompiani – euro 22,00
 
Stegner, nato nell’Iowa nel 1909 e morto in New Mexico nel 1993, è considerato il cantore del West Americano. Autore di racconti, romanzi, saggi ed opere storiche, nel 1972 ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa con “Angolo di riposo”, e nel 1977 il National Book Award. Per 44 anni ha insegnato scrittura creativa in svariate università americane. Scrittore eclettico, è morto a 84 anni dopo una vita di successi e riconoscimenti, ma ancora troppo poco conosciuto da noi. Ha scritto 13 romanzi e questo è il suo ultimo, pubblicato negli Stati Uniti nel 1987, appena 5 anni prima della sua dipartita. Un po’ la sua opera di addio in cui, come il protagonista, tira le somme della propria vicenda umana. Voce narrante del romanzo è Larry Morgan, professore universitario, diventato scrittore di successo, che racconta la storia del legame e dell’amicizia tra lui e sua moglie Sally, con Sid e Charity Lang. La location è un prestigioso college del Wisconsin negli anni della Depressione. I Morgan all’epoca sono una giovane coppia squattrinata arrivata dal New Mexico, spinta da grandi speranze di carriera e futuro; i Lang invece sono ricchi, affascinanti, travolgenti e mondani. La loro sarà un’amicizia decisamente impari in cui la parte del leone la farà Charity Lang. Donna imperiosa e a tratti prepotente, organizzatrice sfrenata di eventi mondani e della vita quotidiana di tutti quelli che la circondano. Conosce Sally nel corso delle loro gravidanze parallele e la circonda subito di simpatia e affetto, introducendo lei e il marito nel suo mondo brillante e glamour. Poi si perderanno di vista per anni e si ritroveranno ormai ultra60enni. Quando il duplice menage si ricompone le cose saranno un po’ cambiate, i destini dei personaggi ormai definiti, e non secondo i pronostici. Larry è diventato uno scrittore affermato, Sally vive fiaccata dalla polio, Sid da fascinoso ex poeta senza gloria è ormai del tutto assoggettato al fallimento e accetta di buon grado gli ordini di Charity. E’ proprio lei che chiama i Lang, perché sta morendo di cancro e vuole essere la regista del suo commiato e della sua fine. 400 pagine che scorrono velocissime raccontando un mondo che non mancherà di ammaliarvi.
 
 
Antonio Monda “Nei territori del diavolo” – Mondadori –   euro 18,00
 
Antonio Monda è un’istituzione culturale nella Grande Mela. Autore di saggi e romanzi, direttore artistico del Festival cinematografico di Roma, (dove non c’è gara, ma incontri con i grandi personaggi del cinema che si raccontano) insegnante alla New York University. Da anni vive nella Big Apple e con la moglie giamaicana apre costantemente le porte del suo salotto ai maggiori scrittori, attori, registi, artisti ed intellettuali americani… e non solo. Ha ideato l’ambizioso progetto di 10 libri ambientati a New York nel 20simo secol, “Nei territori del diavolo” è il settimo tassello della saga. Siamo negli anni 80, quelli della strage per Aids di cui ancora si sa poco, e che la politica si ostina a non considerare. L’io narrante è quello del 30enne di origini greche Alexander Sarris, gay che fatica a dichiararsi pubblicamente, perché in qualche modo si sente in colpa per quella che suo padre definisce “condizione” e anche perché è un sopravvissuto all’HIV. Lavora per Boogie Man, come viene soprannominato l’orco Lee Atwater, uno dei più spietati e temuti strateghi dell’agone politico a stelle e strisce. La storia raccontata da Monda è vera, quasi una cronaca dei colpi bassi, personali e devastanti con cui Atwater abbatteva regolarmente i nemici. E’ stato lo spietato stratega che ha confezionato la vittoria di George Bush Senior alla Casa Bianca. Questo, dopo aver stracciato il governatore del Massachusetts Michael Dukakis, seminando un bel po’ di zizzania e notizie fasulle o gonfiate su di lui. Poi ad Atwater, appena 39enne, viene diagnosticato un cancro al cervello che non dà speranze (morirà a 40 anni nel 1991). E’ di fronte alla prospettiva della morte che Boogie Man sfronda il suo cinismo e sembra avviarsi ad una sorta di redenzione. Negli ultimi mesi che gli rimangono, sempre più indebolito dalle cure molto aggressive, scrive lettere alle persone che ha distrutto, incluso Dukakis. Ma c’è chi sostiene che anche in “articulo mortis” abbia giocato sporco…

 

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