Alcuni giorni fa un uomo, 69 anni, giunge al Pronto soccorso dell’ospedale Mauriziano di Torino, proveniente dall’ospedale San Luigi di Orbassano, con una terribile diagnosi: “ematoma di parete dell’aorta ascendente”, con elevatissime probabilità di rottura e pochissime chances di sopravvivenza se il cardiochirurgo non arriva in tempo a sostituire il vaso incriminato
È una lotta contro il tempo … tempo che sembra essere finito quando improvvisamente il cuore dell’uomo smette di battere. Immediata la reazione di tutto il personale medico ed infermieristico del Pronto Soccorso diretto dal dottor Domenico Vallino. Il medico di guardia, dottor Andrea Landi, coadiuvato dalla sua équipe, comincia le manovre cardio-rianimatorie secondo protocollo. Il dottor Edoardo Zingarelli, della Cardiochirurgia diretta dal dottor Paolo Centofanti, consapevole che il sangue fuoriuscito dall’aorta ha riempito il pericardio ed impedisce al cuore di contrarsi, esegue immediatamente una pericardiocentesi (aspirazione del sangue dal pericardio con un lungo ago), aspirando mezzo litro di versamento. Nonostante l’ecocardiogramma dimostri la scomparsa della parte liquida del versamento, il cuore non vuole saperne di ripartire. A questo punto, appare evidente, che il paziente non ha alcuna possibilità di arrivare vivo nella sala operatoria di cardiochirurgia, dove il personale é già pronto ad accoglierlo. I cardiochirurghi, Zingarelli e Roberto Flocco, non si perdono d’animo e decidono di non mollare nonostante siano già trascorsi 30 minuti dall’inizio delle manovre rianimatorie ed il paziente non dia ancora segni di ripresa. Se il paziente non può andare in sala operatoria, la sala operatoria può andare dal paziente. Vengono avvertiti i cardioanestesisti Arianna Abascià e Luca Amendolia della Anestesia e Rianimazione Cardiovascolare diretta dalla dr.ssa Gabriella Buono, che si precipitano nella “shock room” dell’Area rossa, contemporaneamente viene detto all’équipe infermieristica ed alla tecnica di perfusione di andare in PS. Si procede alla sternotomia in emergenza, tra un massaggio cardiaco e l’altro, si rimuovono i coaguli dal pericardio ed il cuore ricomincia a battere. Solo a quel punto, dopo aver messo il paziente in sicurezza, viene portato nelle sale operatorie del blocco cardiovascolare per completare il lavoro cominciato. Il paziente esce dalla sala operatoria in buone condizioni emodinamiche, ma con il grosso dubbio sulle funzioni neurologiche per il prolungato arresto cardiaco. Il giorno dopo si sveglia senza alcun deficit e dopo 3 giorni di cure presso la cardiorianimazione viene trasferito presso il reparto di Cardiochirurgia ed attualmente è, in buone condizioni generali, presso il reparto di Medicina Interna diretta dal dottor Claudio Norbiato per completare l’iter diagnostico-terapeutico. Una storia complicata a lieto fine.
Pierpaolo Berra
(foto: il Torinese)