Anche questa settimana la situazione in casa FIAT Torino è un divenire complesso, composto da una situazione anomala legata ad una classica dicotomia amore – odio che lega ogni tifoso alla propria squadra: se vince tutti sono eroi se invece si perde la colpa è di uno solo
E’ evidente come sia questa una stagione molto difficile e travagliata sotto molteplici aspetti. Disquisire su ogni punto in questo momento non farebbe altro che ondivagare le emozioni di ciascuno sul proprio punto di vista che per alcuni è la verità narrata, per altri è la verità nascosta e per tutti è comunque la verità che vogliono vedere. La soluzione in tempi brevi non c’è e solo il tempo potrà narrare le gesta che furono e che saranno. L’unico comportamento deleterio è la volontà di distruggere che, pur se comprensibile come quella dell’innamorato deluso, non conduce ad altro che a perderci tutti. In ogni caso. Errori sono stati commessi, probabilmente, e sono frutto di dinamiche esasperate che si sono accumulate a causa di, purtroppo, componenti interne ed esterne alla squadra. Stabilire chi ha o avesse ragione ha un senso, se lo ha, solo dopo aver rimesso a posto “la casa”. Ed ora la casa dove il basket di Torino ha diritto di essere è la serie A impegnata come lo è stata nella storia a giocarsela con le grandi del basket nazionale.
Questo è il posto del basket a Torino. So che sembro di parte, in quello che sto per scrivere, ma credo sia giusto non dimenticare mai il motivo e le persone a cui dire grazie di aver potuto rivedere il basket di alto livello in città. Così come si danno i meriti, è sicuro che molte cose saranno migliorabili e che le esperienze, anche dure degli ultimi tempi, non potranno che essere di sprone al miglioramento effettivo. Ma ci vuole tempo e questa stagione è quasi giunta a metà, e il tempo è poco e poco si può ora fare. Lo strillo e lo strepito di rabbia è ovvia conseguenza dopo una serie di sconfitte, ma per poter tornare a gioire non basta godere delle sconfitte altrui, o meglio, di coloro per cui fino al giorno prima si era tifosi. Adesso, sarebbe finalmente ora di compattarsi tutti e non cercare ognuno la propria ragione per dire “io l’avevo detto”, ma cercare di tifare tutti insieme per quelle maglie che ci fanno sussultare ogni volta che segnano un canestro. I componenti di una squadra sono “uomini e persone” che sentono la “folla” e che possono vincere o perdere anche in funzione di questo. Sono professionisti, si dice, ma non possono eliminare il lato umano. Sentire “calore” addosso, sentire la voglia di continuare della gente tifosa di basket che tifa Torino, può fare la differenza. Mollare adesso non si può, non si deve. Tutti quelli che lavorano per la FIAT Torino basket danno l’anima perché lo spettacolo appaia. Lo devono sentire tutti, e tutti i giocatori devono sentire il peso e l’onore di vestire questa maglia. Perché si possa dire con orgoglio… questa è Torino!
Paolo Michieletto
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