È sempre difficile fare la stima del valore di un marchio. Nel caso di quello del Salone del Libro di Torino, in una conferenza stampa, ne avevamo sentita una molto alta, praticamente, pari al debito che vantano i creditori
Comunque sia, nello studio del notaio Caterima Bima, il 24 dicembre, per l’apertura dell’asta per l’acquisto del marchio, di offerta ce n’è stata solo una, quella presentata dall’Associazione Città del Libro – che raggruppa otto fornitori che vantano un credito di tre milioni di euro nei confronti della Fondazione per il Libro – mentre quella da parte del Comitato “Pazzi per Torino” è stata ritirata e preannunciato il rimborso dei fondi versati dai finanziatori. L’aggiudicazione è però provvisoria in quanto si aspetta la decisione finale del Ministero per i beni e le attività culturali (Mibact) che si esprimerà a marzo ma che aveva già anticipato di non voler entrare nell’acquisto del marchio come, del resto, si erano espressi Regione Piemonte e Città di Torino. Proposte di Urbano Cairo, patron di RCS, non ce ne sono state. Un respiro di sollievo per Torino, in quanto Silvio Viale e Lorenzo Loreti in rappresentanza degli acquirenti che hanno espresso la loro volontà di mantenere tutto in Piemonte. L’acquisto è avvenuto con il sostegno della Fondazione Crt e della Compagnia di San Paolo che hanno contributo rispettivamente con 200 mila euro e 400 mila euro che hanno dimostrato una lungimiranza notevole. L’organizzazione sarà tutta in mano ai privati mentre la parte culturale sarà appannaggio della parte pubblica, ma bisognerà correre perché il Salone del Libro è già programmato dal 9 al 13 maggio 2019. “Incontreremo al più presto il Circolo dei lettori per definire le attività da effettuare”, concludono i fornitori concludono i rappresentanti dell’Associazione Città del Libro (No Profift). Complimenti a chi ha tessuto sapientemente la tela per far rimanere il marchio del Salone a Torino in Piemonte. Auguri
Tommaso Lo Russo
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