Il balletto, composto per ultimo, ma tra i più celebri, è il protagonista del Concerto di Natale
Sarà lo Schiaccianoci, uno dei balletti più celebri di Petr Il’ic Cajkovskij, il protagonista assoluto del concerto di Natale in programma quest’anno all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino venerdì 21 dicembre alle 20.30, per la direzione di James Conlon, con l’Orchestra Sinfonica della Rai. Dopo aver eseguito lo scorso anno la Suite op. 71 dello stesso compositore, che raccoglie i suoi brani più celebri, Conlon ha deciso quest’anno di proporre sotto forma di concerto la partitura integrale del balletto in due atti con cui il compositore russo prese congedo dal genere nel 1892, un anno prima della morte. “Lo Schiaccianoci, come “Il lago dei cigni” e “La bella addormentata nel bosco” – spiega James Conlon – costituisce un capolavoro coreografico a carattere sinfonico che ha rivoluzionato la concezione della musica per il balletto, una musica non soltanto di accompagnamento alla danza, ma capace di generarla ed ispirarla. A Cajkovskij si deve, infatti, la formalizzazione di uno stile che indurra’ quasi tutti i grandi compositori del Novecento a cimentarsi in questo genere almeno una volta nella loro produzione”. Lo Schiaccianoci, rappresentato per la prima volta al teatro Mariinskij di San Pietroburgo con le coreografie di Marius Petipa, fu suggerito al compositore da un’idea letteraria di Alexander Dumas padre intitolata l'”Histoire d’un casse-noisette”, che riprende a sua volta una fiaba di Hoffmann dal titolo “Schiaccianoci e il re dei topi” , pubblicata nel 1861, a metà tra la sfera onirica e quella del reale che caratterizza la favola. Si tratta di uno dei punti di arrivo del balletto romantico, che, a distanza di pochi anni, sarebbe entrato in crisi. Questo genere di balletto aveva trovato a Parigi ed a Milano i suoi centri più produttivi, ma fu poi proprio in Russia, a San Pietroburgo, dove lo Zar non era certo avaro con le arti, che i migliori coreografi parigini e le più amate ballerine italiane trovarono ospitalità al teatro Mariinskij e nelle altre scene russe, tra cui il Bolshoj. Ha a lungo pesato sulle fortune critiche di questo balletto il pregiudizio, soprattutto da parte della musicologia britannica, che dovesse costituire un fratello minore sia de “La bella addormentata nel bosco” sia de “Il lago cigni”, ma proprio nella vaghezza del suo procedere e nel suo rifuggire dal pathos sta la sua superiore attualità rispetto ai primi due. Il balletto, in due atti e tre quadri, si sviluppa attraverso tre motivi narrativi, in un crescendo spettacolare che culmina in un momento di supremo romanticismo, con l’apoteosi dell’amore e delle nozze.
Mara Martellotta
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