Giornata mondiale contro l’AIDS. Le priorità

Rosina (Assistenti sociali del Piemonte): “Fare prevenzione primaria indirizzata ai giovani, senza dimenticarsi di adulti e anziani, e tutelare i diritti delle persone malate”

 

1 dicembre, Torino. La Giornata mondiale contro l’AIDS è dedicata ad accrescere la coscienza della epidemia mondiale di AIDS dovuta alla diffusione del virus HIV.  L’Ordine Assistenti sociali del Piemonte vuole in primis porre l’attenzione sui dati perché si abbia consapevolezza del fenomeno, non basandosi così su una percezione spesso ancora svincolata dalla realtà.

 

Gli ultimi dati resi noti dal Notiziario Istisan volume 31 – n. 9 supplemento 1 – 2018 dicono che, nel 2017, sono state riportate, entro il 31 maggio 2018, 3.443 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza italiana è simile all’incidenza media osservata tra le nazioni dell’Unione Europea (5,8 nuovi casi per 100.000). Nel 2017, i casi più numerosi sono attribuibili a trasmissione eterosessuale (46%, specificamente: 25% maschi e 21% femmine), seguiti dai casi relativi rapporti tra uomini (38%); le persone che usano sostanze rappresentano il 3% di tutte le segnalazioni.

 

Le più alte proporzioni di MSM si riscontrano nelle fasce di età 20-24 anni e 25-29 anni (rispettivamente 44,5% e 42,9%). Le più alte proporzioni di eterosessuali maschi si osservano nelle classi di età 60- 69 anni (35,1%) e ≥ 70 anni (46,4%). La classe con la più alta proporzione di eterosessuali femmine è 15-19 anni (37,7%) e 20-24 anni (30,0%). Le 14 diagnosi nella fascia di età 0-14 anni comprendono 12 casi di trasmissione verticale in bambini nati da madre straniera e 2 casi di trasmissione eterosessuale in quattordicenni. Questi ultimi includono un maschio di nazionalità italiana e una femmina di nazionalità straniera (Europa dell’Est).

 

«I numeri – dichiara Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte)evidenziano che le fasce dei giovani sono quelle maggiormente poste al rischio di contagio solo nel caso di femmine eterosessuali (il 21% casi del totale). Ma anche l’attenzione di adulti ed anziani non deve mai scendere, continuando ad investire sulla prevenzione primaria e facendo campagne di sensibilizzazione adeguate al target di riferimento».

 

Rosina pone l’accento sui diritti delle persone malate, affermando: «È innegabile che laddove la persona, cittadino o straniero, abbia maggiore consapevolezza dei propri diritti e degli strumenti che l’ordinamento ha approntato per proteggerli, anche il livello di salute pubblica e, in ultima analisi, di benessere collettivo è migliore. Il datore di lavoro, ad esempio, non può acquisire direttamente informazioni sullo stato di salute. Ed è la Circolare 12 aprile 2013, del Ministero della Salute e del Lavoro “Tutela della salute: sorveglianza sanitaria – Accertamenti preassuntivi e periodici sieropositività HIV – Condizioni esclusione divieto effettuazione” a costituire un valido strumento interpretativo nel definire la portata del divieto generale di effettuazione del test di sieropositività all’HIV in fase pre-assuntiva e durante lo svolgimento del rapporto di lavoro. È indispensabile che gli assistenti sociali, come tutti i professionisti della salute, orientino le persone perché sappiano innanzitutto quali siano i loro diritti e, in secondo luogo, come attivarsi a loro difesa».

 

«È importante – conclude Rosina – che vi sia consapevolezza della necessità di conoscenza: oggi sappiamo che una diagnosi tempestiva e le cure disponibili danno una prognosi migliore che in passato, ma rimangono alti i numeri di persone, anche in Italia, che non sanno di essere infette, non sono consapevoli del rischio che ancora oggi corrono di contrarre il virus e non conoscono le possibilità di accedere ai test».

 

Come evidenzia l’Anlaids (l’Associazione nazionale per la lotta all’Aids), alla luce di un’indagine nazionale nelle scuole, occorre ancora lavorare molto per la diffusione di una cultura della prevenzione e della responsabilità tra i ragazzi: migliorare la loro conoscenza, accompagnarli ad una gestione responsabile di sé stessi e della propria sessualità ed a proteggere se stessi e gli altri.

 

L’Ordine Assistenti sociali del Piemonte si associa a questo monito: investire sulla promozione anche attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e non abbassare la guardia in famiglia, nella scuola, nei luoghi di associazione giovanile.

 

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