I poeti non muoiono mai

FINO ALL’11 NOVEMBRE

La città di Chieri aspettava, e meritava, da tempo questa mostra: la prima congiunta delle opere di Cesare e Luigi “Vigin” Roccati, un figlio e un padre, entrambi chieresi doc. Entrambi legati a doppio filo all’amore intenso per la gente e per il Paese dell’anima – quello delle radici, che per una vita ti porti addosso e ti nutre mente e cuore, ovunque tu sia in giro per il mondo – insieme a un talento e a una passione per l’arte, così forti da trasformarti in funambolico giocoliere di quotidiane realtà che, nel segno e nel colore, trovano voci di pura autentica poesia. Promossa, a dieci anni dalla morte di Cesare (2008) e a cinquanta da quella del padre Luigi (1967), dall’Associazione Cesare e Luigi “Vigin” Roccati, in collaborazione con il Comune di Chieri e la curatela di Olga Gambari, la rassegna è ospitata fino all’11 novembre all’Imbiancheria del Vajro e ha un titolo bellissimo, di quelli che più veri non si può: “I poeti non muoiono mai”. Essi, infatti, lasciano sempre intorno a noi un paio d’ali di scorta (la parola, il gesto, il colore) per insegnarci a seguirne in volo il cammino e le suggestioni infinite della creatività. Come ci conferma la rassegna dedicata a Cesare e a “Vigin”, in quelle oltre sessanta opere di pittura e scultura (alcune inedite appartenenti a collezionisti privati, insieme a documenti storici e a fotografie) che rappresentano un significativo percorso narrativo fra temi, poetiche e atmosfere assolutamente impermeabili allo scorrere tempo. Classe ’42, giornalista “di razza”, fondatore giovanissimo di “Cronache Chieresi”, in redazione dal ’68 a “La Gazzetta del Popolo” (dove guida l’esperienza unica dell’autogestione) e dal ’76 al 2001 caporedattore Economia a “La Stampa” (dove insegna a trasformare “i numeri– parole dell’amico don Ciotti – nella carne delle persone”), Cesare Roccati ritorna da pensionato alle sue antiche colline di Castelnuovo Don Bosco, per modellare legno da dipingere, assemblato in geometriche, essenziali e coloratissime strutture in cui fantasia, spirito intuitivo ed egregia giocosa manualità danno il via ad un’avventura artistica presa al volo e non più abbandonata, dedicandosi ad essa con la stessa dedizione profusa nell’attività giornalistica. Instancabile nell’inventarsi improbabili soggetti pescati in altrettanto improbabili cilindri magici che, alla fin fine, non escludono mai riferimenti oggettivi alla realtà quotidiana. Ai temi, ai suoni, ai contorni paesistici e alla pacata lievità delle sue colline modellate in ere remote da infiniti straordinari oceani d’acqua. Soggetti e cifre stilistiche che sono ben altro dal più “tradizionale” impianto figurativo espresso dai dipinti del padre Luigi, classe 1906, pittore, archeologo, poeta e “ristoratore” di quel famoso “Caffè della Stazione”, crocevia di personalità e storie di varia umanità nella Chieri degli Anni ’40 e ’50, dove diventa amico e frequenta giornalisti, intellettuali, imprenditori e artisti che non poco ne segnano il cammino culturale e artistico. Giorgio Bocca scrive su di lui ne “Il Provinciale”; suoi primi mentori in pittura sono padre Angelico Pistarino, frate domenicano, pittore ancor prima di prendere i voti e amico di Felice Casorati, e Lidio Ajmone, biellese ma operante per anni ad Andezeno e allievo all’Accademia Albertina di Vittorio Cavalleri. Da quest’ultimo, e indirettamente da Cavalleri, Luigi apprende in particolare il gusto del “ritratto” di disinvolta scioltezza cromatica pur nella rigorosa e morbida compostezza dei tratti che assumono contorni di più marcata e composita strutturazione nei soggetti e nelle architetture di paesaggio. Prima mostra nel ’44 in Palazzo Balbiano a Chieri; ne seguono altre, soprattutto a Torino (“La Bussola” e “Circolo degli Artisti”), fino alla partecipazione alle Quadriennali romane e alla personale nel ‘60 al torinese Piemonte Artistico e Culturale. I poeti non muoiono mai” è anche il titolo di un più vasto progetto promosso dall’Associazione Cesare e Luigi “Vigin” Roccati, che prevede una ricca serie di eventi culturali dedicati a Cesare e a Luigi. Il prossimo appuntamento, lunedì 22 ottobre: alle 21 in Palazzo Ceriana Mayneri (sede del Circolo della Stampa di Torino), si terrà la presentazione del libro “L’uomo che coltivava le conchiglie”, memoir inedito di Cesare Roccati, pubblicato da ADD Editore e già portato nel maggio scorso al Salone del Libro. Venerdì 26 ottobre, alle 17,30, sempre a Cesare Roccati sarà titolata la “Sala Studio” della Biblioteca Civica di Chieri. A seguire altri appuntamenti che culmineranno nel marzo 2019 con una mostra-omaggio a Luigi Roccati nelle sale della Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino.

 

Gianni Milani

“I poeti non muoiono mai”

Imbiancheria del Vajro, via Imbiancheria 12, Chieri (To); www.associazioneroccati.blog

Fino all’11 novembre – Orari: ven. sab. e dom. 16/19

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Foto

– Cesare Roccati: “Paesi miei”, legno-tecnica mista, 2004
– Cesare roccati: “Donna di fiori”, legno-tecnica mista, 2005
– Luigi Roccati: “Il cappotto giallo”, olio su tela, 1958
– Luigi Roccati: “Veduta di Chieri”, olio su tela, 1958

 

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