Cosa ci insegna la “marcia dei 40 mila”

Una volta nei cortei si gridava “Su, su, le lotte vanno su, governi cattivi non ne vogliamo più”.  In realtà l’aggettivo era più colorito ed abbastanza irripetibile. Saremmo volgari nel rivelarlo
Ma diciamocelo fino in fondo, mai e poi mai avremmo immaginato di assistere alla modifica di un altrettanto famoso slogan: “Padroni e operai uniti nella lotta”. Uniti nel chiedere il lavoro.  Altro che reddito di cittadinanza. Il lavoro è dignità. È esserci e dare un futuro ai propri figli. Non assistenza, con questa sub-cultura neoborbonica incline a offrire elemosina al popolo. Pensandoci bene e meglio qualcosa di simile era già avvenuto nell’ottobre 1980, la marcia dei 40mila alla Fiat.  Dirigenti e quadri intermedi esasperati dal blocco dei cancelli chiedevano e rivendicavano di poter tornare a lavorare. Era la prima volta che, manifestando,  altri si appropriavano degli strumenti classici della sinistra e del sindacato. Sono similitudini, non ricorsi storici. A quei tempi tra le parti c’era, nonostante il conflitto, reciproca dignità con al centro il lavoro.  Attualmente non ravviso questa dignità e questo porre al centro il lavoro, e anche le parti del conflitto sono cambiate. Industriali e operai in contrasto con chi non vuole e basta. Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti imbarazzato ricorda che la Lega è sempre stata  e sarà sempre a favore delle infrastrutture. Ma come? Come la mettiamo con il rapporto costi-benefici? Un modo di prendere tempo per far ragionare i pentastellati? Pentastellati che con Toninelli, Di Maio ed Appendino appaiono determinati nel non voler ragionare. E l’incredibile sta avvenendo: il PD rompe l’isolamento. Bye bye alla Cgil locale e gruppettara e avanti tutta per mandare a casa i pentastellati.  La nuova frontiera del sì Tav riguarda tutta l’ Italia. O almeno riguarda il Nord produttivo. Eccolo l’imbarazzo Leghista. Anche gli imprenditori della Brianza come le imprese del miracolo Veneto chiedono: che combinate?
Noi produciamo per esportare all’Est come all’Ovest. Sergio Chiamparino sornione e deciso continua nel dire: visto? Chi sta con gli inaffidabili diventa inaffidabile. Sullo sfondo le elezioni regionali, con prorompenti proposte. Il governo è contrario alla Tav? Non importa. Ci penserà la Regione Piemonte.  E per non avere sorprese bisogna avere un governo regionale che vuole la Tav. Chiampa ha il suo rilancio politico e dunque elettorale. Sicuramente ha sette vite politiche. Ma questi industriali sono proprio arrabbiati, sono arrabbiati in Piemonte come in Lombardia e in Veneto.  Non si aspettavano un simile  affronto da parte dell’Appendino, una di loro. Non faranno lo stesso errore che hanno fatto in passato: non l appoggeranno più.  Del resto i pentastellati alle elezioni regionali sono sempre stati fuori gioco. Non i leghisti che hanno il vento a favore, ma non devono esagerare. Il Piemonte ci tiene proprio alla Tav.  Ne va della sua sopravvivenza. La similitudine ritorna agli anni ’80. La marcia dei 40mila fu la svolta che portò all’ accordo tra sindacato e Fiat. Il prezzo pagato furono 24 mila in cassa integrazione, ma nessuno fu licenziato. I vertici sindacali nazionali capirono ciò che quelli locali non avevano capito. Salvare il salvabile era possibile mollando ciò che si poteva mollare. E forse queste manifestazioni contro i pentastellati saranno un punto di svolta positivo per la nostra regione e per il Paese. Chissà.
Patrizio Tosetto
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