E’ stata inaugurata la nuova TAC portatile intraoperatoria della Neurochirurgia universitaria (diretta dal professor Alessandro Ducati), uno strumento estremamente efficace nel trattamento delle patologie neurochirurgiche. Le possibilità fornite dalla presenza di una TAC in sala operatoria sono molteplici e tutte contraddistinte dalla possibilità di migliorare la sicurezza del gesto chirurgico, i risultati post-operatori e, di conseguenza, la riduzione della degenza sia nella patologia cranica sia in quella spinale. L’apparecchiatura è costata circa un milione e duecentomila euro ed è stata acquistata grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo.
In generale si tratta di un ausilio che aggiunge agli occhi dei chirurghi quelli complementari dei raggi X, permettendo di ridurre ulteriormente il margine dell’errore e della complicanza, aumentando l’accuratezza e la precisione delle procedure. La Tac intraoperatoria, come in un concerto di musica classica, si comporta come l’accordatore degli strumenti, unendo ed armonizzando le strumentazioni di ultima generazione già in uso nel reparto, quali l’endoscopio 3D per le patologie della base del cranio e dell’ipofisi; l’ecografia intra-operatoria e la fluorescenza per i gliomi cerebrali; il laser, l’aspiratore ad ultrasuoni o i neuromonitoraggi, utili e talvolta necessari, per tutte le altre patologie neurochirurgiche.
Tutte queste tecnologie e strumentazioni, a volte con nomi altisonanti, potevano essere slegate l’una dalle altre senza una perfetta integrazione. Per meglio capire l’importanza di questa integrazione, si può portare ad esempio il neuronavigatore (una sorta di GPS che fornisce in tempo reale al chirurgo la posizione esatta in cui si trova la patologia da trattare), che poteva subire una importante “distorsione” legata al fatto che le immagini radiologiche non erano appena state acquisite e quindi perfettamente “aggiornate”. In questo senso la TAC intra-operatoria ha lo scopo, fondamentale soprattutto nelle patologie oncologiche, di acquisire i dati radiologici in tempo reale, aggiornando ed accordando i vari strumenti.
Inoltre, avere la TAC direttamente a disposizione nella sala operatoria, permette di riconoscere possibili complicanze acute in atto e di verificare in corso d’opera l’entità di resezione di un tumore o di una malformazione vascolare. Nei tumori, in particolare, verificare l’entità della resezione aiuta a migliorare la prognosi massimizzando la rimozione.
Nella patologia spinale permette di utilizzare la neuro-navigazione per il posizionamento dei mezzi di sintesi nei casi più ostici e complessi, e di farlo a paziente già in posizione sul lettino operatorio, pertanto annullando l’errore legato all’utilizzo di una precedente TAC effettuata in sala radiologica. Quindi permette di guidare la resezione di neoplasie – ossee in particolare – con il massimo grado di accuratezza e anche qui di monitorare eventuali complicanze a procedura ancora in atto.
Una sicurezza in più per i pazienti, in un’era in cui l’avanzamento tecnologico deve andare di pari passo con la formazione del chirurgo.
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