Anche il cinema, quasi inevitabilmente, s’interessò al divertimento della commedia di Claude Magnier (qualcuno ricorda ancora “Che cosa hai fatto quando siamo rimasti al buio?”, ultimo titolo – era il 1968 – della “fidanzata d’America” Doris Day prima che si ritirasse dallo schermo, forse offesa che qualcuno, togliendole il ruolo eterno della ragazza della porta accanto, tutta sorrisi e innocue passioni e con il sesso tenuto fuori della porta di casa, le proponesse il ruolo di Mrs. Robinson nel “Laureato” di Nichols?). Tipico esempio di teatro boulevardier, comparve sui palcoscenici parigini nel ’56 e fu subito un successo assicurato. Che dura ancora, un ingranaggio e un dialogo senza ombre, che in queste sere (repliche fino a domenica) coinvolge il pubblico del Gioiello, tra risate e applausi, immancabili. Che cosa hai fatto quando eravamo al buio (questo il titolo oggi scelto) è la storia della giovane Jacqueline, moglie trascurata di Robert e amante sempre in attesa di Jean, che da qualche tempo non si fa vedere troppo dalle sue parti. Nervosa, annoiata, del tutto sconsolata, cerca rifugio nelle chiacchierate con l’amica del cuore e soprattutto nei sonniferi, che una notte le fanno un brutto scherzo se non s’accorge che in quattro e quattr’otto uno sconosciuto le piomba in casa, e la macchina in panne può sempre essere un motivo più che valido, fa un paio di telefonate, manda giù quel che resta di quel beveraggio soporifero e s’accomoda senza esitazioni nel suo letto. L’arrivo di Robert dovrebbe far precipitare la situazione, se l’ospite Monsieur Masure non sapesse rigirarla a proprio vantaggio, stringendo amicizia con il cornuto di turno e sbandierando una nuova passione per la bionda padrona di casa. Ma non è il caso di andare oltre e lasciare la conclusione a chi vorrà (dovrà? un consiglio, sì, se cercate una serata all’insegna della risata) vedere lo spettacolo. Una scrittura essenziale, dialoghi spudoratamente congegnati, battute e piccoli colpi di scena a raffica, entrate e uscite perfettamente calibrate, intromissioni ad effetto, caratteri delineati come si deve, una regia – di Giorgio Caprile, che si ritaglia anche quel marito troppo preso dai propri affari e non soltanto – che dà libero sfogo ai tanti suggerimenti dell’autore e condisce di suo. A guidare la cordata un Alessandro Marrapodi da fuochi d’artificio, con un certo fascino da spendere ma seduttore inaspettatamente sedotto, latin lover fino a un certo punto ma dai ritmi teatrali davvero ineccepibili sempre. Al centro dei sogni proibiti di entrambi la Jacqueline di Miriam Mesturino, brava nel giocarsi il ruolo buttato su differenti binari, credibile nelle battaglie come nelle rappacificazioni, disinvoltamente pronta a far breccia dall’una come dall’altra parte.
Elio Rabbione
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