Garage rock, psychedelic rock e generi affini?
Gran parte della rock music frenzy era riconducibile a quella straordinaria linfa vitale che era la British invasion, spinta con ondate progressive ed incalzanti dai tours dei Beatles e dei Rolling Stones; questi giovincelli inglesi poco più che ventenni che, oltre a scatenare i sogni e le fantasie di schiere di ragazze teenagers delle famiglie americane, avrebbero aperto le paratie di una vera e propria cascata di musica a stelle e strisce, estesa dalla costa pacifica a quella atlantica, da San Francisco a Boston, da New York a Seattle. Tra il 1964 ed il
1965, grazie ai concerti di quei “Fab Four” e “Stones”, la strada era già chiaramente tracciata; l’area del Midwest americano (tra Ohio, Michigan, Minnesota, Iowa, Illinois, Indiana, fin quasi al Colorado e all’Oklahoma) divenne terreno fertile per la nascita di una nuova forma di rock dai toni più crudi, grezzi e “home made”: il garage rock. Prendeva le mosse dalla scia del rock & roll e inglobava
l’apporto del British Invasion rock, ma trasformandolo in un prodotto realizzabile da un vasto bacino di musicisti e fruibile da un variegato pubblico; le chitarre diventavano aggressive e distorte, la voce ringhiante, i testi più graffianti, sfacciati e diretti. La fiammata fu veloce ed improvvisa, l’ascesa travolgente; ma altrettanto rapido fu il declino, tanto che molte bands ebbero carattere di meteore ed entrarono nell’oblio già al giro di boa degli anni Settanta. In parallelo, la metà degli anni Sessanta vide l’affermarsi del movimento psichedelico, che impregnava il rock di particolari caratteristiche: la forma musicale ed il rapporto testo-musica assumevano fattezze fluide, venivano assorbiti suoni dell’area indiana e orientale, si sperimentavano novità pionieristiche nelle sale di registrazione, si ricorreva anche all’uso di chitarre “fuzz-toned” e alla stratificazione sonora con effetti di eco e di riverberi multipli. L’area californiana irradiò il verbo dello psychedelic rock in tutti gli Stati Uniti, tramite Doors, Jefferson Airplane, Grateful Dead, Big Brother and The Holding Company, Quicksilver Messenger
Service, Byrds, Love, Moby Grape, Electric Prunes e molti altri. L’onda raggiunse anche il terreno del garage rock e si fuse con esso, dando vita ad una forma ibrida di “garage rock psichedelico”, sfaccettato e borderline che agli esordi degli anni Settanta si trasformò ancora e, come il garage, lasciò dietro di sé una vasta realtà di bands dalla vita breve o che non ebbero la fortuna di incrociare produttori musicali di primo piano e finirono per essere ingiustamente dimenticate. Dei “grandi” hanno discusso, discutono e discuteranno in molti (forse anche in troppi). Ma chi parlerà delle seconde e terze linee? Chi toccherà quest’area quasi ignota delle bands che vennero travolte dal rapido trasformarsi degli eventi, in quel lustro che dal 1965 al 1970 fu contraddistinto da un furore ed una frenesia musicali che, a dire il vero, probabilmente non avranno più eguali nella storia? Magari noi in questo spazio, perché no…
JCM Randle
città di Torino, ma all’intero Piemonte di uno dei luoghi simbolo dell’archeologia industriale che ha acquisito una nuova dimensione e una nuova anima che sa di ricordi. Anzi agli stessi si lega e sposa e perpetua in un continuum che sa di passato e futuro nel quale si proietta alla grande. Ma le OGR non sono solo il luogo dell’arte e dei concerti, ma anche un Polo dell’eccellenza del “buon bere” e del “ben mangiare” e per stare in compagnia. Dopo una sorta di nuovo Big Bang, la città di Torino ha ripreso ufficialmente possesso delle nuove Officine Grandi Riparazioni: “dopo mille giornate lavorative e 100 milioni di euro di investimento da parte della Fondazione Crt”, come ricordava il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (Crt) Giovanni Quaglia all’inaugurazione del 29 settembre scorso. Con l’apertura della Corte Est, antistante all’ingresso, scaturisce invece,
come ha spiegato Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione Crt e direttore generale delle Ogr (forse) il compito più arduo: “diventare un simbolo della nuova città, anche al di là del loro valore estetico”. A BINARIO 1 Susan Hiller Social Facts a cura di Barbara Casavecchia è in corso dal 30 marzo – 24 giugno 2018 “Social Facts, mostra personale di Susan Hiller.
Learn & Play! teamLab Future Park, progetto multimediale a cura del collettivo teamLab”. Lo spazio prende in questa occasione la forma di una mostra e di uno show digitale, di un’esperienza di giornalismo narrativo e interattivo basato sull’approfondimento. Invece a BINARIO 3 c’è “Learn & Play! teamLab Future Park” Dove i bambini giocano nel futuro . Primo progetto permanente in Europa di teamLab, collettivo di sviluppatori giapponesi il cui successo è stato consacrato dal pubblico di Expo2015. Il progetto accoglierà in un ambiente digitale interattivo i bambini dai 3 ai 10 anni, invitandoli a esplorare il confine tra arte e tecnologia attraverso un insieme di installazioni e postazioni immersive
In Piemonte il turismo è in crescita continua, nel 2017, dati dell’Osservatorio regionale si sono registrati oltre 5 milioni di arrivi con pernottamenti a quota 15 milioni
meglio a Pasqua con occupazione delle camere e ricavi in crescita e per gli alberghi torinesi la situazione è più rosea di quelli milanesi, anche grazie alle partite della Juventus con Milan e Real Madrid. Però da settembre a marzo a Torino i dati sarebbero negativi: marzo ha registrato una diminuzione del 6% rispetto allo stesso mese del 2017, sostiene Alessandro Comoletti, presidente di Federalberghi Piemonte
Torino con il Parco del Valentino, Alessandria con l’Istituto Penitenziario San Michele, Biella con la Casa Circondariale e la mura del Ricetto di Candelo, Bra con Piazza Caduti della Libertà, Settimo Torinese con Piazza Campidoglio saranno i protagonisti della XXXV edizione di Vivicittà 2018
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