Aprile 2018- Pagina 29

Come comunicano i cani (parte III)

La comunicazione tattile, che è quella che insieme alla comunicazione chimica viene utilizzata per prima dai cuccioli, avviene attraverso il cuscinetto nasale, le vibrisse (che compensano la vista a distanze molto ravvicinate e che sono composte da baffi, ciuffi sopraciliari, guanciali e labiali), oltre a diversi recettori tattili dislocati lungo il corpo, recettori del caldo e del freddo e nocicettori (recettori per il dolore). Questo tipo di comunicazione inizia nei primi giorni di vita con la madre che lecca i neonati per liberarli dalla placenta e nelle successive settimane per pulirli. Un altro contatto molto rassicurante per loro, ancora incapaci di regolare la temperatura corporea, è lo stare addosso gli uni sugli altri. Tra conspecifici questo tipo di comunicazione può essere utilizzata a scopo sociale o gerarchico: appoggiare una zampa, il muso o l’intero corpo su quello di un altro cane indica dominanza, leccare le labbra e il muso è un segnale associato alla deferenza. Questa comunicazione inoltre può essere utilizzata a scopo sessuale, nel corteggiamento, con naso e lingua nell’area genitale. 

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Il nostro modo di toccare il cane è un chiaro segno di comunicazione e in base a quello capisce se siamo pacifici o meno e si relazionerò con noi di conseguenza. Accarezzarlo lungo la guancia, sotto il mento, sul petto e sul fianco è un segno di grande attenzione e rispetto che mantiene il cane sereno e tranquillo; toccarlo sulla testa, fra le orecchie, sul collo e sulla groppa comunica, invece, autorevolezza che non tutti i cani sono disposti ad accettare. Tocchi brevi e veloci tendono ad attivare il cane mentre tocchi lenti e prolungati hanno un effetto calmante. Il contatto fisico con il cane è fondamentale ma deve essere equilibrato, né scarso né eccessivo. E’ necessario porre molta attenzione ai nostri gesti, anche se involontari, perché anche la parte tattile fa parte della comunicazione i e il cane risponderà a seconda del segno ricevuto. Soprattutto con cani che non si conoscono, evitate di toccarli sulla testa: questo atteggiamento può provocare reazioni di paura e/o aggressività in quanto per loro è chiaro segno di minaccia. Se ci fate caso, ogni volta che lo fate, anche con il vostro cane, lui abbasserà un po’ la testa e socchiuderà gli occhi, perché non gli piace, anche se impara ad accettarlo, tanto più da persone che non conosce. Se volete interagire con un cane che non conoscete, prima di tutto cercate di capire se è disposto o meno a farlo con voi (ricordatevi della comunicazione visiva e olfattiva): se la sua risposta (verbale e/o non verbale) è equivalente a un “sì”, avvicinatevi con una traiettoria leggermente curva, oppure abbassatevi e aspettate che sia lui ad avvicinarsi ed eventualmente accarezzatelo sotto il muso. Anche l’abbraccio è un segnale che può portare a fraintendimenti: nel nostro linguaggio indica affetto, ma per loro ha un significato di sfida e di dominanza. Essendo degli ottimi “psicologi”, molti cani hanno imparato a capire che questo nostro modo di relazionarci è in realtà un segnale di affetto, ma soprattutto da persone sconosciute può non essere accettato e diventare molto, molto pericoloso. Molti incidenti, soprattutto con bambini, sono dovuti alla scarsa conoscenza di queste informazioni. Si tende ad attribuire la colpa al cane, anche con titoli giornalistici sensazionalistici, quando con tutta probabilità, aveva già fornito chiare indicazioni di non gradire quella situazione. Non essendo capito, per dileguarsi da una condizione evidentemente troppo stressante, può arrivare al morso. L’unico modo che abbiamo per prevenire incidenti è osservare attentamente i cani, imparando a riconoscere cosa comunicano, per assicurarci che non sia infastidito dai nostri atteggiamenti.

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Sarebbe opportuno manipolare correttamente i cani fin da cuccioli, comprese le orecchie, le zampe, la coda, il muso, la bocca per evitare che, nel caso in cui si dovesse rendere necessario, quando lo porterete ad esempio dal veterinario o dal toelettatore, sarà abituato a essere toccato in certe zone e non risponderà in modo pauroso o aggressivo.

 

Ogni cane, quindi, è diverso per genetica ed esperienze e ogni situazione deve essere valutata nel complesso della sua vita, dalla sua storia, dalle caratteristiche di razza e di carattere.

 

I cani sono comunicatori eccezionali, in grado di sviluppare segnali per ogni situazione; se il nostro obiettivo è quello di avere una relazione appagante, armiamoci di un po’ di impegno e buona volontà e impariamo il “canese”!

 

Francesca Mezzapesa

Educatrice cinofila – Istruttrice Rally Obedience

 

La piramide dei bisogni del cane

La comunicazione con il cane

Come comunicano i cani (parte I) – La comunicazione chimica e visiva

Come comunicano i cani (parte II) – La comunicazione olfattiva

 

 

Juventus eliminata, Buffon espulso

Juventus  eliminata ai quarti di finale di Champions League dal Real Madrid, nonostante la vittoria per 3-1. La squadra spagnola si qualifica in semifinale con il  rigore di Cristiano Ronaldo, al 96′.  Il Real Madrid aveva vinto 3-0 all’Allianz Stadium all’andata. Alla Juve è toccato un calcio di rigore al 93′ dopo il dubbio fallo di Benatia su Vazquez. Buffon è stato espulso per le proteste. Alla fine Ronaldo ha segnato consegnando la qualifica al Real Madrid.

 

(foto Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net)

La prima tappa del Giro Rosa

Due testimonial d’eccezione alla conferenza stampa di presentazione, martedì 10 aprile, della prima tappa del 29° GIRO ROSA 2018, che si svolgerà a Verbania, il prossimo 6 luglio; si inizia infatti con una cronometro a squadre, su un circuito di 15 chilometri e mezzo. L’incontro si è tenuto a Verbania, al Centro Eventi Il Maggiore. Chi poteva presenziare ad una simile presentazione se non Filippo Ganna, verbanese ventunenne due volte campione del mondo d’inseguimento su pista (Ganna corre e vince anche su strada) ed Elisa Longo Borghini (di Ornavasso), già medaglia di bronzo mondiale e olimpica, nonché quattro volte campionessa nazionale. Una differenza sostanziale tra i due campioni del VCO è questa: Mentre Elisa potrà partecipare alla corsa, Filippo non sarà autorizzato a farlo: ovvio, no? Era presente anche Giuseppe Rivolta, storico patron  del Giro D’Italia Femminile. “Da luglio saremo una vetrina per il ciclismo” ha dello il Sindaco Silvia Marchini in apertura, “sarà una di quelle manifestazioni con cui vogliamo proporre più turismo a Verbania e provincia. Ringraziamo anche Ganna perché partecipa oggi e perché ci fa onore nel mondo”. Sono state poi presentate le caratteristiche e le tappe del Giro Rosa. Al giornalista Gianluca Trentini, che le chiedeva un parere, Elisa Longo Borghini ha poi risposto: “Sono contenta che ci sia una manifestazione proprio qui nel mio territorio: sicuramente avrò anche più tifo!”

 

Elio Motella

Nella foto grande: Filippo Ganna, la  Sindaco, Giuseppe Rivolta, Elisa Longo Borghini, Luca Molino (Presidente Sommelier VCO).

 

Vince Foodora, respinto il ricorso dei sei riders lasciati a casa dopo avere protestato

Era il  primo ricorso del genere in Italia, ma è stato respinto dal tribunale del lavoro, quello dei sei rider di Foodora che avevano intentato una causa civile nei confronti dell’azienda  tedesca di food delivery. I riders contestavano l’interruzione improvvisa del rapporto di lavoro dopo le mobilitazioni di due anni fa per richiedere un giusto trattamento economico e normativo. A fare da sfondo alla vicenda, oltre ai numerosi messaggi di solidarietà per i sei ragazzi, che girano da giorni su tutti i canali social, si sono aggiunte anche diverse scritte di protesta comparse sulle pareti di una delle uscite del parcheggio sotterraneo che si trova di fronte al Palazzo di giustizia Bruno Caccia. “Foodora sfruttatori”, “No alla gig economy”, sono solo alcuni degli slogan che sono stati tracciati con vernice spray rossa e nera.

 

(foto: il Torinese)

Quattro continenti per il Museo Egizio: Europa, America, Asia e Africa

Con l’apertura della mostra “Regine d’Egitto” a Pointe-à-Callière, Cité d’archéologie et d’histoire de Montréal (Canada), il Museo Egizio – rappresentato dall’egittologa e curatrice Alessia Fassone, dal responsabile delle collezioni Marco Rossani e dalla restauratrice Sara Icardi – è presente contemporaneamente in quattro continenti.

Il tour in Cina, iniziato lo scorso dicembre, continua con l’inaugurazione della seconda tappa della mostra “Egypt. House of Eternity” presso lo Shanxi Museum a Taiyuan che verrà aperta al pubblico il 13 aprile alla presenza di Samanta Isaia, direttore esecutivo del Museo Egizio, Paolo Marini, egittologo coordinatore delle mostre itineranti e Giulia Gregori restauratrice che ha accompagnato la trasferta e l’allestimento dei reperti. La prima tappa ospitata all’ Henan Provincial Museum di Zhengzhou, si è chiusa con oltre 1.000.000 di visitatori che hanno confermato l’interesse per l’antico Egitto, una civiltà quasi del tutto sconosciuta al pubblico cinese. A Torino, “Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo”, nel primo mese di apertura ha già accolto più di 20.000 persone. Aperta lo scorso 8 marzo, la mostra è frutto della collaborazione dell’Egizio con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, i Musei Reali, e il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino, che insieme hanno dato vita ad un percorso diffuso per promuovere la riflessione su un tema di stringente attualità, quale la distruzione sistematica e consapevole del patrimonio culturale. Infine, a Saqqara, uno dei siti archeologici più importanti dell’Egitto, il Museo Egizio  ha ripreso le attività di scavo della missione italo-olandese a cui partecipa con il Museo di Antichità e l’Università di Leiden. Il Direttore Christian Greco, Paolo Del Vesco, Alice Salvador e Nicola Dell’Aquila  sono parte del team di ricerca internazionale impegnato nella necropoli del Nuovo Regno, a nord della tomba di  Maya e Merit, dove, nel 2017, sono state ritrovate due piccole cappelle di Età Ramesside.

 

 

 

“La proficua collaborazione con musei e istituzioni culturali di tutto il mondo conferma la vocazione internazionale dell’Egizio” ha dichiarato la Presidente Evelina Christillin. “Il confronto e l’approfondimento scientifico sono alla base dell’attività del Museo che ha posto la ricerca al centro della sua rinascita, per offrire sempre nuovi contenuti sulla collezione. Ancora una volta portiamo Torino nel mondo, non solo con mostre di grandissimo richiamo, ma anche con cicli di conferenze che diventano un’ottima occasione di promozione turistica per la città. Il tour in Cina sta favorendo contatti sempre più proficui con il grande Paese asiatico; ci auguriamo che con il Canada e successivamente con gli Stati Uniti (sono in via di definizione accordi con Washington e con Kansas City) possano svilupparsi analoghe opportunità, per la creazione di percorsi formativi, scientifici, e perché no, anche turistici”.

 

(foto: il Torinese)

Una convenzione per gli esami di colonscopia virtuale CAD

La Città della Salute di Torino, la Fondazione del Piemonte per l’Oncologia di Candiolo e la Società IM3D Clinic hanno appena firmato una convenzione della durata di due anni per gli esami di colonscopia virtuale CAD per la prevenzione del tumore al colon retto. E’ un grande passo avanti per la Sanità piemontese, all’insegna della collaborazione tra due tra le più importanti strutture del Piemonte ed all’insegna di una rete, di cui i pazienti potranno beneficiare affidandosi alle migliori professionalità. Ed è solo il primo passo verso nuove future collaborazioni anche in altre specialità della medicina. La FPO di Candiolo (Direttore Generale Antonino Sottile) collaborerà con il Centro dedicato di via Cherasco 23, presso la Radiologia 1 universitaria della Città della Salute (diretta dal professor Paolo Fonio). La Città della Salute (Commissario Gian Paolo Zanetta) si impegna a mettere a disposizione i medici radiologi qualificati per la refertazione delle suddette Colonscopie virtuali. La Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta si occuperà di attuare le modalità operative e la definizione dei criteri di arruolamento dei soggetti a cui proporre la colonscopia virtuale CAD e le altre valutazioni inerenti la gestione del percorso assistenziale dei medesimi. L’accordo è rinnovabile per un ulteriore triennio.

 

Arresti e sequestro di droga all’ex Moi

21 chili di marijuana sono stati posti sotto sequestro  e tre arresti sono stati effettuati  nel blitz della polizia all’ex Moi di Torino, i cui edifici sono occupati da profughi e da famiglie di migranti. Tre extracomunitari gli arrestati, di età compresa tra i 23 e i 46 anni, tra i quali un latitante condannato a 8 anni e dieci mesi per reati di droga. L’operazione rientra nelle iniziative di controllo delle zone calde della città avviate dalla questura.

Don Giovanni e la sfida al cielo, in un Seicento che riflette il mondo di oggi

Pur se chiuso dentro un cartellone che porta la firma, ormai scolorita in questo finale di stagione, di Mario Martone, questo Don Giovanni – in scena sul palcoscenico del Carignano sino al 22 aprile nella produzione del Teatro Stabile di Torino/Teatro Nazionale – suona come il biglietto da visita di Valerio Binasco ad introdurre un percorso che per quattro anni lo vedrà nuovo Direttore artistico dell’ente, con scelte e programmi in libertà che stabiliranno una cifra esatta di lavoro (quali siano le scelte e i programmi lo sapremo dal 7 maggio, con la presentazione della nuova stagione, sua a tutti gli effetti, all’insegna di quel divertimento promesso al tempo della sua elezione). Quel di-vertimento ha ben salde, già in sede etimologica, le radici nell’affrontare il personaggio del Seicento di Molière, non lontano da una luccicosa aureola che viene a onorare quella che è stata definita una “sciagurata grandezza”, spinto a farci dimenticare ogni esempio precedente, a cancellare ogni trionfalismo spagnoleggiante, inventato sulla scia della Commedia dell’Arte, ogni aura tardoromantica imbevuta nella malinconia, componenti tutte cui più o meno ci hanno abituato i passati metteurs en scène del secolo che ormai ci siamo messo alle spalle. È un invito a liberarci di ogni vecchia sovrapposizione, ai limiti della menzogna teatrale, e a considerare Molière nostro contemporaneo, a stendere su un tappeto il borioso e giovane burlador per metterlo alla berlina, a snocciolare senza se e senza ma ogni malefatta, i mariti i fratelli e i padri picchiati o uccisi, le donzelle sverginate e riempite di promesse che non avranno mai un lieto fine. Don Giovanni non è più il gentiluomo sfrontato, senza legami e senza morale, colui che rimorchia senza fatica e abbandona: è, nell’adattamento di Binasco, che ogni tanto sa sfacciatamente di riscrittura, “un delinquente, un autentico delinquente”, violento ma pur capace di giocare sulla simpatia, mentitore ma pur efficace nel trasmettere ogni parola come somma verità, odioso ma pur sorridente nel tentare senza successo il povero mendicante con un luigi d’oro purché bestemmi, salvo concederglielo non per quell’”amor del cielo” con cui era stato poco prima pregato ma con un ben diverso e soppesato “amore per l’umanità”. Don Giovanni, nella ricerca continua del suo libertinaggio, incessante e pieno di sfide, non è il gentiluomo altero e anche raffinato in cerca di gonnelle, è il miserabile che con il proprio servo si ritrova accucciato su un pulcioso pagliericcio, da ricovero per sbandati, che se la spassa in un bar di paese, lucine accese e tavolini pieghevoli sotto gli alberi, a strusciarsi con una donna Elvira che ancora reclama un futuro. È il campione della ribellione, l’inseguitore per eccellenza dell’affermazione della libertà, una ribellione che senza pudore arriva sino ad accettare la cena con il silenzioso convitato, sino a Dio: mentre Sganarello, finora improbabile raisonneur intorno ai principi della religione e delle verità della fede, privato del suo signore e del suo sostentamento, reclama il proprio guadagno (“Chi mi paga?”), forse tutto alla fine può acquietarsi nella morte, in una insperata “pietà” tutta al maschile. Binasco, e gliene rendiamo sinceramente doveroso atto, mentre corre con intelligenza lungo la propria lettura, non pone il dramma sotto le moderne forche caudine della burla a tutti i costi, non si piega a una certa aria di distruzione facilona che circola a volte sui palcoscenici. Nelle scene di Guido Fiorato, preparate a vista al di là di un velo, che guardano all’oggi senza cancellare del tutto il passato, il regista rimescola e attualizza, immiserisce e sfronda e stracciona, ma in ultimo lo sberleffo di oggi non arriva in platea, arriva tutta la serietà di quell’attualizzazione, ripensata, inviata allo spettatore con un nuovo, concreto messaggio. Nella nuova drammaturgia convergono tutti gli attori, da Giordana Faggiano a Elena Gigliotti a Fabrizio Contri agli altri; la sensualità e l’assoluzione del peccato, la sfida e le menzogne arrivano dall’ottimo protagonista che è Gianluca Gobbi, corporatura ragguardevole e magliette non proprio di bucato, polvere e sudore, lontano dall’immagine di tombeur de femme che ci aspetteremmo in scena, una prova convincente filtrata attraverso il tessuto delle parole di Molière, il ritratto comunque possente e prepotente, mentre Sergio Romano è un contraltare tempestoso e perfetto nel suo Sganarello, nel suo svilire una religione confondendola con superstiziose credenze e nei suoi eterni confronti con un padrone che ha fatto propria come bestemmia la sfida al cielo.

 

Elio Rabbione

 

foto: Donato Aquaro

Dopo Tokyo e Venezia “Il Cratere” al cinema Massimo

Esce nelle sale cinematografiche dal 12 Aprile il film di Silvia Luzi e Luca Bellino

Considerato tra i film più interessanti passati alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, Il Cratere ha poi trionfato nel principale festival asiatico, il Tokyo International Film Festival, vincendo lo Special Jury Prize, unico film italiano della storia ad aver conseguito questo risultato. Il film racconta il rapporto travagliato di un’adolescente e suo padre, un venditore di peluche che vede nel talento della figlia una speranza di riscatto sociale. Gli attori Sharon e Rosario Caroccia, padre e figlia anche nella realtà, non avevano mai recitato prima e sono stati acclamati dalla critica nazionale e internazionale per la loro performance ritenuta ”un’impresa tecnicamente impressionante”. A Torino il film sarà in programmazione al Cinema Massimo di Via Giuseppe Verdi, 18. Orari sul sito. Il 13 Aprile saranno presenti in sala i registi Silvia Luzi e Luca Bellino.

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Il Cratere è un film prodotto da TFILM con RAI CINEMA

con contributo economico del MINISTERO dei BENI e delle ATTIVITÀ CULTURALI e del TURISMO | DIREZIONE GENERALE CINEMA, in collaborazione con BRITDOC, PULSE FILMS, con il sostegno di FILTEX srl

 

Regia di Silvia Luzi e Luca Bellino.

Per la prima volta sullo schermo ROSARIO CAROCCIA e SHARON CAROCCIA.

 

Trailer:

https://youtu.be/NgLA9Jo5lf0

12 aprile, Alessandria sconfigge il Barbarossa… grazie alla mucca Rosina

Ricorre il 12 aprile l’anniversario della fine dell’assedio del Barbarossa alla città di Alessandria nel 1175. Dopo aver saccheggiato e distrutto Chieri, Asti e Tortona durante la prima discesa in Italia nel 1155, l’imperatore Federico I tornò nella penisola per la quinta volta nell’autunno del 1174. Giunto al Moncenisio, proveniente dalla Svevia e dalla Borgogna, il Barbarossa piombò su Susa devastandola. Dopo la resa di Asti si diresse verso Alessandria, che era stata fondata pochi anni prima diventando il simbolo della resistenza all’imperatore e il 29 ottobre 1174 iniziò ad assediarla. Fu tutt’altro che una passeggiata e quella nuova piccola città con povere case di legno e tetti di paglia, abitate, come affermava convinto il marchese del Monferrato, solo da briganti e servi e ormai prossima a finire nelle mani dei nemici, era invece pronta a sostenere il grande assedio. Fu un inverno lungo, piovoso e molto freddo. Le forze imperiali giunsero di fronte alla città sicure di occuparla in breve tempo ma rimasero presto bloccate da un lungo e profondo fossato che circondava Alessandria. Cominciò così un lungo accerchiamento che terminò il 12 aprile 1175 (un anno prima della famosa battaglia di Legnano) con la resa degli uomini del Barbarossa, attaccati dagli alessandrini mentre erano intenti a scavare una galleria per penetrare all’interno del centro abitato. La tradizione popolare vuole che a salvare la città fosse stato uno stratagemma escogitato da un tale Gagliaudo Aulari, oggi personaggio popolare e maschera carnevalesca di Alessandria. Costui era un pastore che decise di sfamare la sua vacca Rosina con il foraggio e gli ultimi viveri rimasti in città. Con grande coraggio uscì un giorno dalle mura assediate per portare la mucca a pascolare. I nemici lo catturarono, uccisero la bestia per nutrirsi e rimasero meravigliati da tutto ciò che riempiva il suo stomaco. Il Barbarossa interrogò subito il contadino Gagliaudo che gli rivelò che Alessandria era ben provvista di cibo ed era in grado di resistere all’assedio ancora per molto tempo. L’imperatore germanico decise allora di non perdere altro tempo. Tolto l’assedio ad Alessandria si mosse contro l’esercito della Lega Lombarda. Nell’Oltrepò pavese, a Montebello della Battaglia, sulle colline tra Voghera e Casteggio, un armistizio, noto come la pace di Montebello, evitò uno scontro campale tra i due eserciti. La leggenda della mucca Rosina, che ancora oggi si racconta ai bambini alessandrini, è stata ripresa da Umberto Eco nel romanzo “Baudolino”, santo patrono della località piemontese. Nel 1183 il comune di Alessandria fu riconosciuto da Federico I Barbarossa. In un monumento dedicato a Gagliaudo in piazza Duomo una frase di Umberto Eco recita così: “A Gagliaudo Aulari, che ci ha insegnato come si possa risolvere un conflitto senza uccidere alcun essere umano. Se il mondo lo ha dimenticato, ricordiamolo noi”.

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Filippo Re