“Elvira”, l’apologia del mestiere dell’attore

Più di trent’anni dopo la direzione di Giorgio Strehler, nel 1986/87, la piece teatrale “Elvira” viene riproposta nella regia ed interpretazione di Toni Servillo, che lo sta portando in scena al teatro Carignano per la stagione del Teatro Stabile di Torino. Le riflessioni di Jouvet sul teatro e sul personaggio ritrovano la loro stringente attualità in questo apologo del teatro, della missione civile dell’attore e del suo mestiere, attraverso le sofferte meditazioni ed il rigore di un grande maestro del teatro medesimo. La piece consiste nella prova dell’incontro in cui donna Elvira comunica a don Giovanni il suo amore e la sua grande preoccupazione. Si tratta di una scena alla quale assistiamo e, da sempre, capace ogni volta di affascinarci come la prima volta. Il tessuto su cui Toni Servillo ha costruito il suo spettacolo è rappresentato da “Elvire Jouvet 40”, diario di lavoro in cui Brigitte Jacques trascrisse le “Sette lezioni sulla seconda scena di Elvira nel Don Giovanni di Moliere”, nella agile traduzione firmata da Giuseppe Montesano.

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Toni Servillo interpreta e dirige quello che si può considerare l’apologia del mestiere dell’attore, capace di svelare parole, tecnica e rigore di una pietra miliare del teatro come Louis Jouvet, che affermava che “una messinscena è una confessione “. “Elvira – spiega Toni Servillo – porta il pubblico all’interno di un teatro chiuso, quasi a spiare tra platea e palcoscenico, con un’allieva ed un maestro impegnati in un vero e proprio momento di fenomenologia della creazione del personaggio”. L’allieva di Jouvet si chiamava Paula Dehelly, una giovane interprete che, dopo il diploma, a causa delle sue origini ebraiche, fu costretta ad abbandonare le scene e lasciare Parigi, per tornare a lavorare in teatro ed al cinema solo nel dopoguerra. La stenografa Charlotte Delbo, poco dopo le trascrizioni, entrò nella Resistenza e sopravvisse ad Auschwitz, utilizzando poi l’esperienza con Jouvet ed il ricordo delle battute di Moliere quali risposte attive all’orrore. Toni Servillo, grande interprete, dirige tre giovani attori, Petra Valentini, Francesco Marino e Davide Cirri, in una grande celebrazione del teatro, capace di far conoscere al pubblico la fatica, il dolore e la tensione che si provano affrontando il palcoscenico, insomma la segreta realtà dell’attore, messaggero di poesia e verità.

Mara Martellotta

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