Obla, la poesia diventa immagine e l’immagine poesia

“Obla”, versione femminile ed ingentilita di Oblo’, indica uno sguardo, un occhio rotondo aperto sul mare, cielo e terra da parte di un poeta-fotografo, Roberto Biscaretti di Ruffia, nella vita avvocato, con studi anche al Collegio Navale Morosini di Venezia, e discendente del fondatore del celebre Museo dell’Automobile di Torino, Carlo Biscaretti di Ruffia. Obla è il titolo del libro, edito da Allemandi, che verrà presentato venerdì 23 febbraio prossimo alle 21, al Circolo dei Lettori in via Bogino 9, nella Sala Grande, nel corso di una serata in cui si terrà una piacevole conversazione tra l’autore e la scrittrice Margherita Oggero. La lettura dei brani sarà affidata ad Eleni Molos. “Obla – afferma la scrittrice Margherita Oggero – accosta poesia e fotografia, contaminazione ed insieme esegesi del testo, grazie all’immagine, e viceversa. L’occhio svela la complessità volutamente ambigua del dettato e la parola decifra il senso dell’angolazione e del ritocco dell’immagine”. D’altronde la poesia, arte molto antica, deriva dal greco “poiesis”, a sua volta derivante dal verbo greco “poieo”, che significa invento, compongo. “Obla” può essere considerato una sorta di magnifici cahiers, alla guisa di quelli di poeti francesi come Verlaine, secondo un gusto per il quale i disegni di composizioni trovano esito nella fotografia e si specchiano in essi, che a loro volta si rispecchiano nelle immagini. Rispetto alla precedente opera di Biscaretti di Ruffia, dal titolo “Photolyricon”, Obla risulta più matura nelle concezioni delle immagini e dei versi. Struggente il dittico in morte di un padre e di un figlio, poesie che risultano senza parole, quasi sospese come una foglia che non toccherà mai terra, metafora del dolore più grande che un uomo possa soffrire, quello per la perdita del proprio figlio. Questa opera di immagini che si fanno poesie e poesie che si traducono in immagini contiene anagrammi, crittogrammi, calembour, rebus, a volte echi dai grandi del Novecento come Palazzeschi, anche innovazioni di provenienza dannunziana, come nella lirica- immagine dal titolo “Piombo fondente”, capace di suggerire riflessioni sui nembi oscuri ed incombenti. Si può guardare il mondo con gli occhi di un fanciullo, come fa l’autore di “Obla”, Roberto Biscaretti di Ruffia, con gli occhi del fanciullino pascoliano, servendosi dell’ausilio della fotografia, capace di raggiungere l’eternità fissando il singolo momento.

 

Mara Martellotta

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE
Articolo Precedente

Piazza San Carlo, proroga delle indagini. Prosegue l’iter per il risarcimento danni

Articolo Successivo

Frammenti di un bestiario amoroso

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta