Ottobre 2017- Pagina 29

Caso Kurdistan, un altro referendum e le frontiere tremano

FOCUS  di Filippo Re

Traballano di nuovo le frontiere del Medio Oriente e rischiano di saltare per l’ennesima volta a causa di un referendum. Ora che i curdi iracheni hanno detto “si” in massa all’indipendenza della loro regione il 25 settembre scorso con un referendum consultivo ma dotato di una forte valenza politica, si aprirà una nuova crisi nella regione? Scoppierà un altro conflitto armato o le armi taceranno per lasciare spazio alla diplomazia? Le potenze regionali, fermamente contrarie alla secessione, hanno sigillato le frontiere, chiuso gli aeroporti e ammassato truppe ai confini minacciando un intervento armato. Il Kurdistan è isolato dal mondo o quasi. I curdi sono abituati a essere imbrogliati e raggirati. Cent’anni fa, il sogno di far rivivere il “Grande Kurdistan” storico sulle ceneri dell’Impero ottomano fu cancellato con un tratto di penna a Losanna nel 1923. Forse non accadrà nulla di grave ma ben sappiamo che ogni scintilla in Medio Oriente rischia di incendiare interi territori. Un referendum fa sempre paura per i contraccolpi che potrebbe provocare. Nella pacifica Europa il voto catalano ha provocato un piccolo incendio tra Madrid e Barcellona, in Medio Oriente divamperebbe subito una guerra. E c’è l’annuncio sinistro del “fantasma” Al Baghdadi, morto e risorto più volte nei deserti mediorientali, che in un recente e misterioso audio parla di guerra inevitabile tra i turchi e i curdi proprio mentre la tensione tra Ankara ed Erbil sale alle stelle. Massoud Barzani, presidente del Kurdistan autonomo, ha ottenuto facilmente ciò che voleva, un plebiscito a favore dell’indipendenza del Kurdistan che in realtà non significa separazione dal governo centrale di Baghdad ma piuttosto un passo avanti verso un’autonomia sempre più ampia della regione curda.

 

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Una chiara vittoria che lo rafforza al vertice politico dell’entità curda ma che lo costringe ora a trovare un “modus vivendi” con i Paesi confinanti che, schierati ai confini, minacciano ferro e fuoco contro la sua regione. E non scherzano perchè tutti paventano che il contagio secessionista si estenda dal Kurdistan alle loro terre dove vivono milioni di curdi. Il più rabbioso è, come sempre, Erdogan che vede già la febbre indipendentista diffondersi nelle aree curde, nel sud est della Turchia. “Se chiudiamo i rubinetti, per loro è finita”, minaccia il sultano, riferendosi alla valvola dell’oleodotto, vitale per l’economia curda, che porta il petrolio da Kirkuk al terminale turco nel Mediterraneo. Erdogan, che non riconosce neppure l’esistenza del Kurdistan autonomo, chiamandolo governo dell’Iraq del nord, ha già portato al confine soldati e armamenti, minacciando di invadere la regione in qualsiasi momento. In realtà il rubinetto è ancora aperto, nonostante le promesse di Erdogan di “affamare i curdi” definiti “ i turchi delle montagne” così come il valico di frontiera dove si sono formate lunghe di file di camion turchi carichi di greggio prelevato dai pozzi curdi. L’Iran, che ha vietato alle sue società di recarsi nel Kurdistan ad acquistare petrolio, teme le ambizioni secessioniste dei curdi iraniani (7-8 milioni) e vede con preoccupazione l’alleanza, anche militare, tra Erbil e gli israeliani, gli unici ad aver appoggiato il referendum tra i Paesi della regione. Mentre il premier iracheno al-Abadi esclude qualsiasi trattativa con Barzani ritenendo “incostituzionale” il referendum e ribadisce che le leggi irachene saranno applicate in tutto il Kurdistan, gli sciiti iracheni accompagnano le loro feste religiose con canti e slogan contro i “cospiratori separatisti” del nord. Ma l’entusiasmo per l’indipendenza si è esteso a tutte le regioni curde del Medio Oriente. In diverse città iraniane molta gente è scesa nelle strade per festeggiare il voto e il governo di Damasco ha fatto sapere che discuterà per la prima volta di autonomia con i curdi siriani (circa il 10% della popolazione) che dall’inizio della guerra amministrano i territori che controllano ma nessun referendum stile Erbil sarà consentito dal regime di Bashar al Assad. Le manovre dei curdi siriani (almeno 2 milioni) verso la conquista di una larga autonomia sono fonte di preccupazione anche per gli stessi turchi che stanno ultimando la costruzione di un muro al confine con la Siria. Si tratta di una barriera di blocchi di cemento lunga 700 chilometri e già realizzata per seicento chilometri.

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Ankara non vuole che i curdi siriani, vicini al Pkk curdo che lotta in Turchia contro i militari di Ankara, puntino, come i loro fratelli iracheni, alla nascita di uno Stato curdo ai suoi confini meridionali. C’è poi il nodo di Kirkuk, città contesa e ricchissima di petrolio, controllata in parte da Baghdad e in parte dai combattenti peshmerga, dove i curdi sono la maggioranza e vivono a fianco di arabi sunniti e turkmeni che non sono d’accordo con i piani di Barzani e non vogliono Kirkuk nel Kurdistan. Il 25 settembre si è votato anche qui nonostante la città non faccia parte della regione autonoma e il governatore locale è stato costretto a imporre il coprifuoco dopo i violenti scontri scoppiati tra curdi e turkmeni. Kirkuk resterà nel Kurdistan, afferma invece il leader dei separatisti curdi, ma non tutti ne sono convinti. Forse non soffieranno venti di guerra e non scoppierà un altro conflitto in un’area già segnata da troppe tragedie ma il futuro politico ed economico del Kurdistan resta incerto. Passata l’euforia, per Barzani arriva il momento più difficile, quello di gestire il dopo referendum e fare i conti anche con le altre formazioni curde che non lo amano. Per sopravvivere il Kurdistan dovrà continuare a vendere il suo petrolio e dovrà trattare proprio con i Paesi che oggi lo minacciano. Timori e sospetti crescono anche nelle comunità cristiane. Sono decine di migliaia i cristiani rifugiati nel Kurdistan dopo l’arrivo dell’Isis in Iraq. In questa fase delicata la Chiesa caldea esprime preoccupazione per il futuro e invita tutte le parti interessate a un “dialogo coraggioso”. Per ottenere l’appoggio delle minoranze le autorità curde hanno presentato, alla vigilia del referendum, un documento politico in cui si assicura la tutela dei diritti di tutte le minoranze etniche e religiose e si garantisce democrazia e decentramento amministrativo nelle zone in cui abitano cristiani caldei, assiri, siri, armeni, turkmeni e yazidi. Tuttavia la partita intorno alla Piana di Ninive, l’area dove da secoli vivono le comunità cristiane, è ancora tutta da giocare e c’è chi non vede l’ora di mettere le mani sopra villaggi e città dell’area in cui stanno tornando i primi gruppi di cristiani cacciati dall’Isis alcuni anni fa.

( “La Voce e Il Tempo” )

Il contestatore pacato che diventò leader

di Pier Franco Quaglieni

Quando nacque la contestazione del 1967, Luigi Bobbio fu uno dei capi insieme a Rieser ,Viale, Donat Cattin. Ricordo  che ebbe il coraggio di interrompere una lezione di Giovanni Getto, un episodio che fece epoca. Io scrissi la mia solidarietà a Getto che mi inviò  una letterina di ringraziamento. Interrompere un pubblico servizio era reato,ma Bobbio vedeva le cose in termini rivoluzionari e quindi non poteva essere giudicato con criteri legalitari e borghesi come erano i miei. Veniva da una famiglia coltissima di sinistra e questo contava. Il padre Norberto era da sempre uno spirito problematico , aperto al confronto, ma la mamma  Valeria Cova era molto determinata nelle sue idee di sinistra. Non era semplice essere figlio del prof. Bobbio e frequentare Legge ,la facoltà in cui insegnava cotanto padre anche se allora non godeva ancora della notorietà che ebbe dalla fine degli anni 70.I suoi due fratelli sceglieranno il Politecnico e Medicina per non inserirsi nella scia del padre. Ebbi qualche scontro non personale, ma politico con lui. Nei primi mesi del 1968 avevo creato Riforma  democratica universitaria , un gruppo che si poneva in alternativa alla contestazione ,ma in una dimensione di rinnovamento dell’Universita’ . Esso piacque a Franco Venturi,ma non ad Allara,il Rettore fermo e coraggioso che cerco’ di arginare  la contestazione,abbandonato da tutti o quasi,se si eccettua il preside di Lettere Gullini.

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Non pensavo che si dovesse fare una battaglia di retroguardia ,ma si dovessero anche sollecitare riforme.  In fondo anche Allara la pensava così ,ma la violenza nei suoi confronti lo fece irrigidire nel suo rigore formale di giurista. Allora  ero iscritto alla Gli che simpatizzò , almeno all’inizio , per Marconi e Vaudagna che furono, ammesso che fosse possibile , l’anima liberale  di una contestazione violenta e quindi illiberale. Il Pli non mi sostenne, neppure i miei amici democristiani e socialisti  ebbero il sostegno del loro partito e RDU non riuscì ad incidere, malgrado il discreto consenso tra gli studenti moderati. Solo Fabrizio Chieli capi’ che i liberali non potevano sostenere i contestatori. Forse non cogliemmo che i contestatori condannavano insieme al Pci anche le mistificazioni ideologiche .Il loro guardare alla Cina e a Cuba ci impediva di cogliere aspetti positivi nelle loro posizioni.  Luigi Bobbio era un ragazzo timido che prese il coraggio a quattro mani e diventò un leader. Era anche innamorato di una ragazza  mingherlina ,ma affascinante come Laura Derossi che sposo ‘ già nel 1968. Non era un contestatore da ciclostile, ma da assemblea, da discorsi pacati ed anche entusiasmanti. Avrei voluto invitarlo in novembre a parlare in un convegno sul ‘67/68 a Palazzo Campana. Peccato che la morte improvvisa gli impedisca di esserci. Una morte crudele ed improvvisa a 73 anni. Poi fu tra i fondatori di “Lotta continua” di cui  scrisse anche una storia, e i miei rapporti con lui si ruppero. “Lotta continua” era un gruppo eversivo  responsabile dell’omicidio del commissario Calabresi.

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Ho rotto anche un’amicizia importante con un mio coetaneo che scelse LC. Per un liberale pannunziano era impossibile intrattenere rapporti con dei fanatici, anche se sarebbe ingiusto definire Luigi così perché la sua viva intelligenza non andava confusa con il settarismo triviale di altri. Vedo che ho già troppo scritto degli anni che precedettero (e prepararono) quelli di piombo ed ho fatto un’ingiustizia nei confronti di Luigi di cui il padre non mi parlò mai, mentre amava dirmi di Marco il medico nella cui casa di Pino era solito, specie d’estate ,trascorrere i fine settimana.  Sono stato ingiusto perché Luigi ha storicizzato quella vicenda senza  indulgervi come fece Aldo Cazzullo nel suo libro. Essere storici di se’ stessi e’ sempre molto difficile. Ma soprattutto va detto che  Luigi  ha  seguito una normale strada di professore senza carriere fulminanti, ma raggiungendo dei risultati scientifici importanti. I suoi allievi mi parlavano dell’umanità e del rigore scientifico del loro docente. Io purtroppo non ho la competenza per valutare i suoi studi, ma chi la possiede, mi disse spesso del suo valore di ricercatore e di docente. Una volta , qualche anno fa , mi incontro ‘ per strada e si complimentò con me per aver fatto apporre  tra mille difficoltà una lapide a Palazzo Campana per ricordare il nome del partigiano Felice Campana, cioè il  marchese Felice Cordero di Pamparato. Mi disse che non era giusto identificare quel palazzo solo con la contestazione. Un segno, un piccolo segno di chi e’ stato Luigi Bobbio che dal padre aveva acquisito l’onestà intellettuale che deve caratterizzare un uomo di cultura, al di là delle pur legittime scelte politiche.

Il 900 in Piemonte

A Palazzo Lascaris menzioni speciali a quattro progetti presentati nell’ambito del concorso Piemonte Visual Contest 2017
Lunedì 23 ottobre 2017, alle ore 16.30, nella Sala Viglione di Palazzo Lascaris, il Consiglio regionale del Piemonte promuoverà un incontro sul tema “Il ‘900 in Piemonte” dove verranno consegnate le menzioni speciali del Comitato Resistenza e Costituzione  nell’ambito del “Piemonte Visual Contest 2017”. Il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti, delegato al Comitato Resistenza e Costituzione, consegnerà gli attestati conferiti ai progetti distintisi nell’ambito dell’ultima edizione del concorso ideato dal Consiglio regionale del Piemonte al fine di promuovere la cultura open e il coinvolgimento dei cittadini nell’elaborazione di migliori politiche pubbliche. Il tema dell’edizione 2017 è stato, appunto, il secolo breve” nella nostra regione.Nel corso dell’incontro in programma saranno illustrati dai proponenti i quattro progetti presentati nell’ambito del concorso Piemonte Visual Contest 2017 la cui tematica è attinente alle finalità e agli obiettivi del Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana.

Bambino di 12 anni muore per un forte mal di testa. Ancora sconosciute le cause

A nulla è servito l’intervento chirurgico al cervello a cui i medici lo hanno sottoposto. Sarà l’autopsia, programmata per domani, a fare luce sull’accaduto.

E’ morto nelle prime ore di questa mattina il ragazzino di 12 anni che, nel fine settimana, era stato trasportato d’urgenza all’ospedale Regina Margherita di Torino a causa di un forte e violento mal di testa manifestatosi improvvisamente. Il bambino, residente con la famiglia a Vigliano Biellese, era stato inizialmente ricoverato all’ospedale di Biella ma poche ore dopo, intuita la gravità della situazione clinica, era stato trasferito in elicottero nell’ospedale torinese. Una volta arrivato al Regina Margherita il dodicenne era stato immediatamente sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al cervello che però, purtroppo, non è servito a salvargli la vita. Per il momento sono ancora sconosciute le cause del decesso; sarà l’autopsia – che si terrà nella giornata di domani – a fare luce sulla precoce e improvvisa morte del ragazzino.

Simona Pili Stella

Il giro del mondo con Cookin’ Tour

Un viaggio nei sapori lungo un anno   

E se partissimo per il giro del mondo? Non occorrono aerei, né treni, né altri mezzi di trasporto. Sarà un viaggio attraverso i sapori, le culture e le tradizioni “altre”. Un appuntamento al mese, un anno intero dedicato a conoscere nuovi piatti e nuove persone. Pronti a partire per i Cookin’ Tour? Insieme a Cookin’ Factory andremo a zonzo nelle cucine di 12 Paesi sparsi nei 5 continenti. Si parte dalla Spagna, giovedì 12 ottobre. Tra le performance di artisti di strada e ritrattisti, Cookin’ Factory si trasforma: piccoli angoli bar e corner di specialità provenienti da tutta la Spagna e saremo trasportati in un attimo sulle Ramblas di Barcellona. Una sera che, in concomitanza con la Festa nazionale spagnola della Madonna del Pilar, vuole anche essere un modo per celebrare la vita e dire no a violenza e paura. Il viaggio proseguirà, mese dopo mese, per raggiungere i quattro angoli della terra. In ciascuna tappa, Cookin’ Factory cambierà pelle trasformandosi fisicamente in un piccolo angolo di mondo. Visiteremo l’Europa: dopo la Spagna, con la Chef Claudia Fraschini, partiremo per la Danimarca, poi una tappa in Italia del Sud e poi ancora Francia, Grecia, Germania, Romania e Russia. Attraverseremo la Turchia per arrivare in Asia: saremo in Birmania, in Vietnam e in Cina; attraversando l’Oceano Pacifico arriveremo in Perù, in Argentina e negli Stati Uniti. Un appuntamento al mese per i prossimi dodici mesi, in un giro del mondo goloso nello spazio unico di Cookin’ Factory.

 

12 OTTOBRE dalle 19.00 alle 21.30 COOKIN’ RAMBLA Un aperitivo nella Rambla di Barcellona.

10 NOVEMBRE dalle 19.00 alle 21.30 COOKIN’ DANSKE Un giro in Danimarca a degustare aringhe, salmone …

24 NOVEMBRE dalle 19.00 alle 21.30 COOKIN’ TRULLO Caciocavallo, orecchiette, burrate e trionfi di Puglia!

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COOKIN’ FACTORY Via Savonarola 2/M Tel. 011 5683242- 392 8393090 info@cookinfactory.com – www.cookinfactory.com

La Macchina del Silenzio

Sarà presentato il prossimo sabato 14 ottobre presso la Libreria Fenice (in via Porta Palatina, 2) di Torino, il nuovo romanzo di Daniele Mosca dal titolo “La Macchina del Silenzio” (Les Flaneurs Edizioni) in contemporanea al suo giorno di pubblicazione. A dialogare con l’autore sarà Simona Vaglio. Letture a cura di Anna Serra. Inizio ore 18.30.

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Un virus sconosciuto ha colpito il pianeta e minaccia di rendere gli esseri umani dei contenitori vuoti, privi di emozioni e raziocinio. Uccide senza uccidere, mentre forze misteriose lavorano nell’ombra per portare a pieno regime la peggior arma mai conosciuta e cambiare per sempre le sorti del mondo. Una sola persona possiede la chiave per fermare la follia, ma potrà farlo solo se sarà in grado di cogliere e decifrare gli indizi disseminati per lui nella storia, nell’arte, nelle sue visioni.  Cosa si nasconde realmente nei dipinti di Gustav Klimt? Qual è il vero compito della Secessione Viennese? Che cos’è l’archivio? Da Washington alla Siria, da Berlino al mare del Nord, un intricato tessuto di ramificazioni nasconde la verità; e se spazio e tempo collidono, se reale e virtuale si confondono, i protagonisti dovranno scoprirla orientandosi nel labirinto, in una lotta contro il tempo per salvare l’umanità dal silenzio.

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Daniele Mosca vive a Torino. È ingegnere per l’ambiente e il territorio. Blogger e cantautore, scrive racconti e testi poetici. Questo è il suo secondo romanzo, dopo il thriller “L’Equazione”, sempre pubblicato da Les Flaneurs Edizioni.

Ian McEwan al “Bottari Lattes Grinzane”

SETTIMA EDIZIONE 

Ospite d’onore, Esposito La Rossa lo “spacciatore di cultura” a Scampia

 

Con l’inglese Ian McEwan (vincitore per la sezione “La Quercia”) e i finalisti Gianfranco Calligarich (nato ad Asmara da genitori triestini e oggi attivo a Roma), Laurent Mauvignier (Francia), Olivier Rolin (Francia) e Juan Gabriel Vásquez (Colombia), in gara per la sezione “Il Germoglio”, il Premio Bottari Lattes Grinzane entra nel vivo della sua VII edizione. E propone due giornate, tra lectio magistralis, incontri e cerimonia di premiazione, per venerdì 13 sabato 14 ottobre nelle Langhe patrimonio Unesco, ad AlbaMonforte d’Alba e Grinzane Cavour.

 

Venerdì 13 ottobre, Ian McEwan, tra i più famosi scrittori di narrativa contemporanea e autore di romanzi da cui sono stati tratti celebri film, quale vincitore del Premio Bottari Lattes Grinzane 2017 per la sezione “La Quercia”, intitolata a Mario Lattes (editore, pittore, scrittore, scomparso nel 2001), alle ore 18 al Teatro Sociale Busca di Alba (Piazza Vittorio Veneto, 3) terrà una lectio magistralis, su un tema a sua scelta, e riceverà il riconoscimento. L’incontro, a ingresso libero fino a esaurimento posti, è condotto dallo scrittore Alessandro Mari, autore del recente “Cronaca di lei”, edito da Feltrinelli. Per info e prenotazioni: 0173.789282, eventi@fondazionebottarilattes.it.

 

Doppio appuntamento, invece, sabato 14 ottobre per gli autori finalisti della sezione “Il Germoglio”, dedicata ai migliori libri di narrativa italiana e straniera pubblicati nell’ultimo anno.

Alle ore 10.30 alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba (via Marconi 16) Gianfranco Calligarich con La malinconia dei Crusich” (Bompiani), Laurent Mauvignier con Intorno al mondo” (Feltrinelli), Olivier Rolin con Il meteorologo” (Bompiani) e Juan Gabriel Vásquez con La forma delle rovine” (Feltrinelli) raccontano i loro romanzi a studenti e pubblico. L’incontro, a ingresso libero fino a esaurimento posti, è condotto dalla giornalista e critica letteraria Leonetta Bentivoglio.

 

Sempre sabato 14 ottobre alle ore 16.30 al Castello di Grinzane Cavour il Premio entra nel suo momento clou con la cerimonia di premiazione del vincitore, alla presenza degli autori finalisti. Quasi 400 studenti delle giurie scolastiche, che tra aprile e settembre hanno letto e discusso i libri in gara, esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore 2017.

Ospite d’onore alla cerimonia sarà Rosario Esposito La Rossa. Nato a Napoli nel 1988 e cresciuto a Scampia, Rosario (noto come lo “spacciatore di cultura” a Scampia) è libraio, editore, scrittore e organizzatore teatrale. Da poco ha aperto, proprio a Scampia e Melito (Napoli), dove da quarant’anni mancava uno spazio dedicato ai libri,  la libreria Scugnizzeria” . Da sempre attivo in un territorio segnato da gravi problemi di criminalità e disagio, Esposito La Rossa racconterà i suoi tanti progetti per bambini, giovani e adulti, tra libri, scrittura, teatro e originali iniziative culturali che con la sua “Scugnizzeria” porterà avanti.

 

Gianni Milani

 

Per info e prenotazioni: 0173.789282 | eventi@fondazionebottarilattes.it

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Foto:
– Ian McEwan – Credit foto: Annalena McAfee
– Rosario Esposito La Rossa

 

Successo per “Miró! Sogno e colore”

Un inizio da record. A meno di una settimana dal suo inizio, un grandissimo successo ha accompagnato i primi giorni di apertura della mostra Miró! Sogno e colore che ha registrato un pubblico di oltre 5.200 presenze.

Molto alto l’apprezzamento del pubblico che, in un clima di entusiasmante fermento, si riflette a oggi anche nelle 25.903 persone prenotate.

 

Una grande soddisfazione per i Musei Reali di Torino e il Gruppo Arthemisia che ancora una volta – dopo le seguitissime esposizioni su Tamara de Lempicka, Matisse e Toulouse-Lautrec – portano a Torino un grande risultato a conferma di un rinnovato interesse artistico del pubblico torinese.

 

Miró! Sogno e colore è una mostra organizzata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del TurismoMusei Reali di Torino e Gruppo Arthemisia, con il patrocinio e il supporto di Regione Piemonte e Città di Torino, in collaborazione con Fundació Pilar i Joan Miró a Maiorca e vede come curatore scientifico Pilar Baos Rodríguez.

 

Miró! Sogno e colore presenta la produzione degli ultimi trent’anni della vita di Miró: 130 opere, quasi tutti olii di grande formato, sono esposte nelle sale espositive di Palazzo Chiablese – fino al 14 gennaio 2018 – grazie al generosissimo prestito della Fundació Pilar i Joan Miró a Maiorca, che conserva la maggior parte delle opere dell’artista catalano create nei 30 anni della sua vita sull’isola.

Tra i capolavori in mostra, Femme au clair de lune (1966), Oiseaux (1973), Femme dans la rue (1973).

 

Rapinava i supermarket e fuggiva in taxi

Scappava in taxi dopo aver rapinato i supermercati, ma i carabinieri del Comando provinciale di Torino lo hanno scoperto e gli  hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E’ Giuseppe Cannavale, di 38 anni, incensurato, abitante a Torino. Mentre compiva le rapine indossava sempre  un paio di bermuda di colore giallo. I carabinieri di Torino Oltre Dora lo considerano responsabile di almeno cinque rapine armato di coltello, a partire dallo scorso agosto, una rapina alla settimana. Lui dice di essere un camionista che ha perso il lavoro e che  i debiti accumulati lo hanno costretto a diventare rapinatore.
   

Ringiovanimento dello sguardo: chirurgia estetica e arte

Il giudizio estetico risiede nella mente di ognuno di noi oltre che in quella di chi ci osserva. Raramente ci si scruta attentamente con se stessi nei propri occhi, ma questo esercizio vale tantissimo perché ci sussurra la verità e l’aspetto che ci appartiene, che in qualche modo vorremmo variasse senza però alterare la nostra essenza

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Amedeo Modigliani diceva: “Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhiAnche a questo si ispira il Dott. Luca Spaziante, identificando nell’arte quel senso di armonia estetica, fortemente tramandatogli dal suo maestro, l’illustre Prof. Stefano Bruschi, Direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica di Torino. E’ proprio questo concetto di armonia che cerca di trasmettere ai suoi pazienti; egli si sofferma a parlare attentamente con ognuno di loro, condividendo sfaccettature psicologiche, intenzioni e desideri. Il Dott. Spaziante non punta a modificare lo sguardo dei suoi pazienti, ma a rivisitarlo e rinfrescarlo in modo del tutto naturale. Il concetto degli occhi nell’arte, diviene quindi una vera e propria ispirazione, quella che trasmette di gran lunga la filosofia e la riuscita eccellente del suo operato.  Il giudizio estetico risiede nella mente di ognuno di noi oltre che in quella di chi ci osserva. Raramente ci si scruta attentamente con se stessi nei propri occhi, ma questo esercizio vale tantissimo perché ci sussurra la verità e l’aspetto che ci appartiene, che in qualche modo vorremmo variasse senza però alterare la nostra essenza . Ognuno di noi dovrebbe quindi possedere uno specchio magico, capace di non farci paura; senza il timore di guardarci negli occhi dovremmo essere capaci di ammettere che ringiovanire uno sguardo rappresenta una carezza al proprio viso senza nessuno stravolgimento.

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Gli occhi sono i protagonisti importantissimi di noi stessi, perché rispecchiano la nostra essenza e non solo. Come diceva William Shakespeare: “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Come insegnatogli dal Prof. Bruschi, chirurgo molto esperto e attento alla naturalezza del risultato finale, la palpebra superiore per essere “bella” deve essere piena e allungata, imitando il trucco degli antichi Egizi. Proprio come nell’antico Egitto per Cleopatra la cosmesi dedicata agli occhi fu cosa essenziale, per esaltare l’importanza della sua anima e del suo involucro anche oggi, ovviamente in epoca totalmente diversa, le donne fanno largo impiego di make-up sugli occhi, cercando di valorizzare alcune peculiari caratteristiche…ma a volte tutto questo non basta! La moderna Chirurgia e Medicina Estetica permettono oggigiorno – spiega il Dott. Spaziante – di correggere inestetismi congeniti o acquisiti a livello della zona perioculare; il fine ovviamente deve essere quello di donare luminosità ed armonia allo sguardo che purtroppo col passare degli anni e non solo viene disturbato e modificato a causa di svariati inestetismi. Essendo gli occhi una parte estremamente delicata, sia dal punto di vista anatomico che funzionale, solo un chirurgo davvero esperto e abile potrà intervenire con grande maestria e precisione, ottenendo quindi risultati eccellenti e naturali, ridonando freschezza allo sguardo senza stravolgerlo.

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L’unità estetica del terzo superiore del volto, insieme a fronte e zigomi, ha per protagonisti gli occhi che definiscono il contenuto emozionale dell’individuo e persino la sua gradevolezza agli altri: spesso si ricorda una persona per l’intensità empatica del suo sguardo, spesso il sorriso più bello è sostenuto non solo dalla bocca ma dalla sinergia di occhi luminosi, liberi da ombre. La zona occhi – sottolinea il Dott. Spaziante – è una tra le prime a pagare il prezzo del trascorrere del tempo per diversi motivi oltre a quello genetico: abitudini di vita (poco sonno, alimentazione povera di vitamine ed antiradicali liberi, fumo ecc.), esposizione eccessiva e non protetta ai raggi solari, ecc. Tutto questo ci spiega il perché la regione perioculare, cosi’ attiva in multiple funzioni della vita quotidiana, sia portata a produrre precocemente un rilassamento cutaneo da usura, presentando rughe più o meno sottili secondo l’età chiamate comunemente “rughe perioculari” o “zampe di gallina”. Accanto a queste rughe posizionate lateralmente agli occhi può verificarsi, magari in un secondo tempo, un rilasciamento con conseguente discesa (ptosi) delle palpebre: ne consegue uno sguardo più spento e meno espressivo, con occhi più piccoli e con queste inestetiche “tendine eccedenti di pelle” che rubano luce allo sguardo. Infine si può anche riscontrare la presenza di “borse adipose” (antiestetici accumuli di grasso che il muscolo orbicolare non riesce più a contenere) a livello della palpebra superiore e/o della regione inferiore dell’occhio che non potranno mai regredire senza ricorrere ad un intervento correttivo. Non tutti gli occhi invecchiano in modo uguale e dunque presenteranno criticità specifiche da valutare caso per caso; vi sono infatti diversi livelli di problematica estetica degli occhi secondo l’età, il tipo di cute e le abitudini di vita. Dal punto di vista chirurgico – aggiunge il Dott. Spaziante – , qualora la situazione lo richieda, l’intervento più vantaggioso per rinfrescare lo sguardo è la blefaroplastica, uno dei trattamenti più richiesti e praticati in chirurgia estetica che riscontra un’altissima gratificazione del paziente una volta eseguito. Questo intervento, come suggeritogli tante volte dal suo maestro, richiede grande senso estetico, esperienza dell’operatore e soprattutto precisione nella quantità di cute da asportare per ringiovanire lo sguardo senza stravolgerlo.  

 

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Spesso però la responsabile dell’invecchiamento dello sguardo non è la semplice eccedenza di cute a livello della palpebra superiore, ma la vera e propria perdita di volume del grasso nella regione perioculare; in questo caso il grasso può diventare il miglior alleato per avere uno sguardo giovane e fresco ed essere un ottimo sostituto dei fillers. Negli ultimi anni infatti si è diffuso molto – spiega il Dott. Spaziante – l’intervento di lipofilling anche a livello di quest’area. L’intervento prevede l’estrazione del tessuto adiposo da un’altra regione corporea con sottilissime cannule; questo tessuto prelevato sarà poi trattato delicatamente per estrarre le cellule adipose e le cellule staminali (favorenti la rigenerazione dei tessuti) che verranno reiniettate a livello delle regioni palpebrali. È una procedura delicatissima, che deve essere fatta da mani molto esperte. Per quanto riguarda invece la medicina estetica – aggiunge il Dott. Spaziante – la tossina botulinica, se eseguita correttamente, rappresenta sicuramente la nostra migliore alleata per ridonare freschezza a livello di quest’area. Non sono da escludere tutti gli altri trattamenti medico-estetici come fillers, peeling e biorivitalizzazione che possono aiutarci a migliorare questa zona in modo naturale anche e soprattutto in sinergia con gli interventi chirurgici. La cosa importante – conclude il Dott. Spaziante – è sempre pero’ eseguire un’accurata visita preliminare, durante la quale formulare una corretta diagnosi e valutare, insieme al paziente, il trattamento più indicato per il raggiungimento dell’ottimale estetico.