di Pier Franco Quaglieni
Quando nacque la contestazione del 1967, Luigi Bobbio fu uno dei capi insieme a Rieser ,Viale, Donat Cattin. Ricordo che ebbe il coraggio di interrompere una lezione di Giovanni Getto, un episodio che fece epoca. Io scrissi la mia solidarietà a Getto che mi inviò una letterina di ringraziamento. Interrompere un pubblico servizio era reato,ma Bobbio vedeva le cose in termini rivoluzionari e quindi non poteva essere giudicato con criteri legalitari e borghesi come erano i miei. Veniva da una famiglia coltissima di sinistra e questo contava. Il padre Norberto era da sempre uno spirito problematico , aperto al confronto, ma la mamma Valeria Cova era molto determinata nelle sue idee di sinistra. Non era semplice essere figlio del prof. Bobbio e frequentare Legge ,la facoltà in cui insegnava cotanto padre anche se allora non godeva ancora della notorietà che ebbe dalla fine degli anni 70.I suoi due fratelli sceglieranno il Politecnico e Medicina per non inserirsi nella scia del padre. Ebbi qualche scontro non personale, ma politico con lui. Nei primi mesi del 1968 avevo creato Riforma democratica universitaria , un gruppo che si poneva in alternativa alla contestazione ,ma in una dimensione di rinnovamento dell’Universita’ . Esso piacque a Franco Venturi,ma non ad Allara,il Rettore fermo e coraggioso che cerco’ di arginare la contestazione,abbandonato da tutti o quasi,se si eccettua il preside di Lettere Gullini.
***
Non pensavo che si dovesse fare una battaglia di retroguardia ,ma si dovessero anche sollecitare riforme. In fondo anche Allara la pensava così ,ma la violenza nei suoi confronti lo fece irrigidire nel suo rigore formale di giurista. Allora ero iscritto alla Gli che simpatizzò , almeno all’inizio , per Marconi e Vaudagna che furono, ammesso che fosse possibile , l’anima liberale di una contestazione violenta e quindi illiberale. Il Pli non mi sostenne, neppure i miei amici democristiani e socialisti ebbero il sostegno del loro partito e RDU non riuscì ad incidere, malgrado il discreto consenso tra gli studenti moderati. Solo Fabrizio Chieli capi’ che i liberali non potevano sostenere i contestatori. Forse non cogliemmo che i contestatori condannavano insieme al Pci anche le mistificazioni ideologiche .Il loro guardare alla Cina e a Cuba ci impediva di cogliere aspetti positivi nelle loro posizioni. Luigi Bobbio era un ragazzo timido che prese il coraggio a quattro mani e diventò un leader. Era anche innamorato di una ragazza mingherlina ,ma affascinante come Laura Derossi che sposo ‘ già nel 1968. Non era un contestatore da ciclostile, ma da assemblea, da discorsi pacati ed anche entusiasmanti. Avrei voluto invitarlo in novembre a parlare in un convegno sul ‘67/68 a Palazzo Campana. Peccato che la morte improvvisa gli impedisca di esserci. Una morte crudele ed improvvisa a 73 anni. Poi fu tra i fondatori di “Lotta continua” di cui scrisse anche una storia, e i miei rapporti con lui si ruppero. “Lotta continua” era un gruppo eversivo responsabile dell’omicidio del commissario Calabresi.
***
Ho rotto anche un’amicizia importante con un mio coetaneo che scelse LC. Per un liberale pannunziano era impossibile intrattenere rapporti con dei fanatici, anche se sarebbe ingiusto definire Luigi così perché la sua viva intelligenza non andava confusa con il settarismo triviale di altri. Vedo che ho già troppo scritto degli anni che precedettero (e prepararono) quelli di piombo ed ho fatto un’ingiustizia nei confronti di Luigi di cui il padre non mi parlò mai, mentre amava dirmi di Marco il medico nella cui casa di Pino era solito, specie d’estate ,trascorrere i fine settimana. Sono stato ingiusto perché Luigi ha storicizzato quella vicenda senza indulgervi come fece Aldo Cazzullo nel suo libro. Essere storici di se’ stessi e’ sempre molto difficile. Ma soprattutto va detto che Luigi ha seguito una normale strada di professore senza carriere fulminanti, ma raggiungendo dei risultati scientifici importanti. I suoi allievi mi parlavano dell’umanità e del rigore scientifico del loro docente. Io purtroppo non ho la competenza per valutare i suoi studi, ma chi la possiede, mi disse spesso del suo valore di ricercatore e di docente. Una volta , qualche anno fa , mi incontro ‘ per strada e si complimentò con me per aver fatto apporre tra mille difficoltà una lapide a Palazzo Campana per ricordare il nome del partigiano Felice Campana, cioè il marchese Felice Cordero di Pamparato. Mi disse che non era giusto identificare quel palazzo solo con la contestazione. Un segno, un piccolo segno di chi e’ stato Luigi Bobbio che dal padre aveva acquisito l’onestà intellettuale che deve caratterizzare un uomo di cultura, al di là delle pur legittime scelte politiche.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE