LA NOTA DI COTA
Torino è una città in declino. Non lo dice solo chi è politicamente schierato contro l’attuale Giunta Appendino, ma è un tam tam che si avverte anche in quel milieu salottiero che aveva appoggiato l’ascesa dell’attuale sindaco. Si tratta di uno dei primi segnali di crisi del sistema di governo dei 5 Stelle e della loro politica fatta di molti slogan, di molta ideologia e di poca prospettiva? Certamente si. Ma l’analisi rischia di essere molto incompleta. Se Torino, oggi, è una città che si trova un po’ isolata e lontana dalle grandi partite ,la colpa non è solo dell’Appendino, ma di una tendenza isolazionista che si è sviluppata soprattutto negli anni in cui ad un certo sistema piaceva molto crogiolarsi nella costruzione dei falsi miti. Sono arrivate le olimpiadi, è arrivata l’alta velocità, è stata ristrutturata la Reggia di Venaria. Finite le novità, che cosa rimane? Perché Torino non si è veramente integrata nella grande area urbana ed industriale del nord? Ricordo lo slancio con il quale da Presidente della Regione avevo inaugurato la stazione di Porta Susa e varato i piani a sostegno delle nostre imprese e della loro innovazione. Era stata approvata anche la riforma sanitaria per modernizzare un sistema ospedaliero decisamente obsoleto. Dopo pochissimo tempo, sono cominciati gli attacchi ed è stata perpetrata una delle operazioni politicamente più vergognose che si possano immaginare. La verità è che molte cose si sono fermate, perché è più importante governare lo status quo. Cioè controllare il declino.
Roberto Cota
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