La Pinacoteca Agnelli: storia di uno «scrigno» ricco di tesori

La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino è uno di quei musei che almeno una volta nella vita bisogna visitare non solo perché custodisce una collezione di dipinti e sculture tanto piccola quanto preziosa, ma anche perché rispecchia alla perfezione la trasformazione da centro industriale a polo culturale che ha caratterizzato gli ultimi decenni di vita della città. Il museo, che il mese prossimo festeggerà il quindicesimo anno dall’apertura, rappresenta infatti l’ultimo tassello del processo di conversione del Lingotto da dismesso stabilimento della Fiat a spazio di vita culturale e sociale che, aprendosi alla collettività, ha comunque preservato l’identità storica, senza rinnegare le proprie origini di cui è volutamente testimone anche la Pinacoteca. Nello specifico, quest’ultima, che ha sede nello «scrigno» progettato da Renzo Piano sul tetto del Lingotto per stare in sospensione tra terra e cielo, è completamente circondata dalla pista lunga un chilometro, in passato impiegata per la prova e il collaudo delle automobili, che oggi permette ai visitatori di osservare la città dall’alto e a trecentosessanta gradi.

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Se gli esterni del museo consentono di godere di una vista mozzafiato su Torino, le opere d’arte conservate al suo interno ne costituiscono un inestimabile tesoro frutto dell’appassionato collezionismo dell’avvocato Agnelli e della moglie Marella e della loro volontà di condividere la gioia e il benessere derivanti dall’osservazione di dipinti e sculture con i concittadini torinesi e i turisti in visita in città.  Osservando i ventitré dipinti su tela e le due sculture della collezione permanente della Pinacoteca si compie un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte degli ultimi tre secoli. Il Settecento è rappresentato dall’Alabardiere in un paesaggio di Giambattista Tiepolo e dalle straordinarie vedute di Canaletto e Bernardo Bellotto, mentre a raccontare la pittura del Novecento sono le opere dei futuristi Giacomo Balla e Gino Severini, di Picasso, Amedeo Modigliani e soprattutto di Matisse, di cui il museo conserva sette tele che costituiscono una raccolta unica in Italia e che dimostrano la passione evidente degli Agnelli nei confronti del maestro del colore. L’Ottocento è infine rappresentato dai gessi bianchi delle due eleganti ed eteree Danzatrici di Antonio Canova e dalle due tele degli impressionisti Manet e Renoir, rispettivamente La Négresse La Baigneuse blonde. Quest’ultimo dipinto, oltre che per le dense pennellate di colore, colpisce per la straordinaria storia che porta con sé. La bagnante dai lunghi capelli biondi ritratta con alle spalle il Vesuvio fumante è la giovane Aline Charigot, promessa sposa di Renoir: «Siccome non aveva i soldi per acquistare un anello di fidanzamento, l’artista decide di realizzare il ritratto della donna rappresentatola con una fede all’anulare cosicché la tela diviene il suo pegno d’amore», spiega Ginevra Elkann, presidente della Pinacoteca Agnelli e nipote Giovanni e Marella, nel contributo dedicato al dipinto cui è possibile accedere durante la visita utilizzando la tecnologia dei QR code.  L’impiego di tale tecnologia è solo una delle prove evidenti del fatto che il museo si aggiorna e evolve continuamente con l’obiettivo di stare il più possibile al passo con i tempi.

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La partecipazione della Pinacoteca al progetto Google Art, la collaborazione con Eataly e con le altre realtà commerciali del Lingotto, le visite tematiche della domenica e quelle guidate all’ora della pausa pranzo, le attività dal dipartimento educazione destinate alle famiglie, alle scuole e ai centri estivi, le conversazioni sul collezionismo e le mostre temporanee curate nei minimi dettagli – come quella ora in corso, Il viaggio dell’eroe. Da Atene alla Magna Grecia, dal racconto all’immagine che propone una selezione di ceramiche provenienti dalla collezione Intesa Sanpaolo – raccontano di un museo che nei suoi primi quindici anni di vita ha saputo costruire un solido rapporto con il territorio e che si propone di offrire al pubblico, costituito da circa cinquantamila visitatori all’anno, stimoli sempre nuovi per non tradire la missione con cui è nato: dare l’opportunità di fare ogni volta dei viaggi diversi e entusiasmanti in mondi sconosciuti.

 

Giulia Amedeo
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