STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
Una delle ultime “mode” della nostra città è il proliferare, non solo in centro, dell’accattonaggio selvaggio. Sta sostituendo quello tradizionale per numero e tipo di persone. Non bisogna essere sociologi per capirlo. Improbabili lavatori di vetri che egemonizzano gli incroci viari, composti dal popolo nomade. I portici, si proprio i nostri bellissimi ed originali portici, da ragazzi di colore. Equamente distribuiti ogni 30 -40 metri davanti ad esercizi commerciali. Diciamolo non è un bel “vedere” ed anche un po’ stressante. Non siamo certo xenofobi o intolleranti ma dopo la prima elemosina, gentilmente anteponiamo il necessario no. Ho fame, mi puoi aiutare? Viene anche la voglia, sempre gentilmente, di rispondere: ho già aiutato il tuo “fratello” con la relativa contro risposta : Ma sono io che ora ho fame! Mi scuserai, domani sarà il tuo turno.
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Sono infastidito? Sono preoccupato che la situazione, come molte altre degeneri producendo miscele sociali esplosive.In verità c’è stata una settimana di loro assenza. Poi il fenomeno è ripreso e si è rinvigorito. E ci risiamo con le domande. Da quali paesi arrivano? Come sono arrivati nel nostro paese? Sono regolari o irregolari? Una sola certezza: non si fa in questo modo solidarietà: la solidarietà vuole, esige organizzazione. Indispensabile anche per ottimizzare le nostre scarse risorse pubbliche. Indispensabile per fare chiarezza su abusi dettati anche dalla miseria. Organizzazione. Capisco…non molto congeniale per il nostro popolo storicamente carente per senso e cultura dello Stato. Ma ci tocca se no verremo quotidianamente travolti. Speriamo nell’applicazione e realizzazione dei provvedimenti del Ministro Minniti, che puntano a far lavorare anche i clandestini. Il non lavoro porta all’inedia. Ed una situazione già di per se sé difficile viene ulteriormente complicata.Insisto: non abbiamo più tempo. Dico tutto da uomo della strada che vuole essere ed è solidale almeno una volta al giorno. Ma non bastiamo. Stato .. se ci sei batti un colpo. Lo ripeto, non possiamo andare avanti cosi.
Patrizio Tosetto