“Sono trascorsi quarant’anni da quando Roberto Crescenzio, un giovane di appena 22 anni, fu ucciso, arso vivo dentro un bar nel quale aveva trovato rifugio per sottrarsi alla violenza che devastava le vie di Torino e di altre città italiane”.Con queste parole Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione, ha portato il saluto dell’Assemblea legislativa durante la cerimonia in memoria della vittima dell’Angelo Azzurro, locale di via Po 46, a Torino, al cui interno alcuni manifestanti lanciarono molotov provocando il rogo e la morte del ragazzo. “La manifestazione del 1° ottobre 1977 – ha proseguito Boeti – rappresentava una reazione all’uccisione, da parte di gruppi eversivi fascisti, di un militante di Lotta Continua, Walter Rossi, avvenuta il giorno prima a Roma. Alla violenza si rispose, dunque, con la violenza. Ma dentro questo variegato mondo, fatto di intolleranza e rabbia contro lo Stato e le Istituzioni democratiche, certamente erano presenti migliaia di giovani che trovarono nella protesta anche il sogno di un mondo migliore nel quale limitare le disuguaglianze e le povertà”.Nel corso della cerimonia Federica Marchioro, cugina di Crescenzio, ha ricordato “l’importanza di mantenere vivo il ricordo delle vittime di violenza e terrorismo, per accrescere nelle nuove generazioni i messaggi di pace e tolleranza”.Fabio Versaci e Roberto della Rocca, presidenti rispettivamente del Consiglio comunale e dell’Associazione italiana vittime del terrorismo (Aiviter) hanno poi evidenziato la condanna delle Istituzioni alla violenza, ripercorrendo la drammatica vicenda di Roberto Crescenzio.“Il Consiglio regionale in quegli anni di tumulti era guidato da Dino Sanlorenzo – ha concluso Boeti – e oggi ribadiamo con convinzione gli stessi ideali e le medesime convinzioni: il terrorismo va sconfitto anche sul piano morale, culturale e ideale, mobilitando le coscienze. Vorrei ricordare a tutti le parole del primo ministro della Repubblica Tina Anselmi, ‘per cambiare il mondo bisogna esserci’. E il Consiglio regionale ci fu allora come oggi, per mantenere viva la memoria di un ragazzo a cui non è stata data la possibilità di crescere, sognare e avere un futuro”.La cerimonia è terminata con l’apposizione di una targa, in memoria di Roberto Crescenzio, sulla facciata dello stabile in via Po 46.
Daniela Roselii – www.cr.piemonte.it
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