Senzatetto: “La battaglia contro il freddo si combatte sempre”

neve1Le prime vittime dell’ondata di gelo, viene detto ogni giorno, sono i senzatetto. Le principali città, inclusa la nostra, hanno adottato misure straordinarie. “Ma quella con il freddo è una battaglia che si combatte la maggior parte dei giorni dell’anno per chi non ha un posto dove dormire.” denuncia Nicola Samana operatore di lunga data al servizio, in strada e nei dormitori, dei senzatetto torinesi e che ha da poco aperto un blog per raccontare le loro storie. “Talvolta le giacche e le coperte donate dai volontari non sono sufficienti. Se non trovano posto nei dormitori, queste persone possono recarsi alla Pellerina, dove sono allestiti container con stufa e letti. – continua Nicola – Ma sono molto spartani e i controlli scarsi: spesso si finisce per essere derubati o molestati tanto da preferire dormire in strada.” Il clochard imbruniredegrado delle strutture spiegherebbe, sentendo Nicola e le interviste televisive dei diretti interessati, anche i posti vuoti all’interno dei dormitori.

 

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Si può tentare di definire un profilo del senzadimora torinese? Nicola Samana risponde cosi: “Per quanto ho potuto verificare durante la mia clochard donnaesperienza in città, la quasi totalità è gente comune che ha subito un tracollo finanziario per la perdita del lavoro. Per questa ragione si è trovata dall’oggi al domani a vivere la strada, a mettersi in fila per i vari dormitori della città. Il senzatetto medio ha tra i 40 e i 50 anni, è spesso diplomato, e non viene chiaramente da famiglie agiate. Ultimamente sono sempre di più gli under 30.” A conferma di ciò che mostrano gli ultimi rilevamenti dell’Istat che stravolgono il vecchio “modello di povertà italiano” e per i quali oggi la povertà assoluta tosetto barbonirisulta inversamente proporzionale all’età, diminuisce all’aumentare di quest’ultima. La persistente crisi del lavoro ha infatti penalizzato (o meglio, sta ancora penalizzando) soprattutto giovani e giovanissimi in cerca di una prima/nuova occupazione e gli adulti rimasti senza un impiego.

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Non ha senso, invece, almeno secondo ciò che rivela Nicola, provare a tratteggiare una “giornata tipica” da senza dimora: “Le loro storie sono così differenti che è difficile trovare nella quotidianità dei tratti comuni. Per questo ho voluto scrivere le loro storie: per dare una clochard 63visione di questo panorama molto eterogeneo. Io scrivo di Giuseppe, maestro di karate che è stato nei boschi della Val di Susa per un anno, o di Antonio, ex imprenditore nei guai con la legge per colpe non sue. Quando si svegliano la mattina le loro strade si dividono, tutti inseguono la sopravvivenza. Inseguono i pasti caldi e i pochi visi amici che li sono rimasti.” Solitamente non si tratta, comunque, di persone che rifiutano le regole e le convenzioni sociali, che cercano sistemi di vita alternativi: “Io credo che il rifiuto delle convenzioni del nostro sistema sociale sia più una conseguenza. Vivendo in strada, cambiano i parametri di riferimento, molte persone hanno infatti radicalmente mutato il loro modo di essere.” spiega, come ultima annotazione, Nicola Samana.

 

Gaetano Farina

                                                                                                                                 (foto: il Torinese)

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