“Quest’anno sono morti 35 sacerdoti e sono stati ordinati 3 giovani. Occorre dunque pregare e lavorare intensamente per le vocazioni sacerdotali”
Nell’ultimo giorno dell’anno l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia alla Consolata esorta i fedeli affinché la prima preoccupazione che dovremmo avere non sia ” tanto quella di guardare al mondo che cambia, quanto di verificare la qualità della nostra fede e la santità della nostra vita. È la Parola di Dio infatti che ci rimette sempre in piedi e ci dà calore e luce per camminare anche sulle acque agitate nella tempesta della storia che stiamo vivendo. Vogliamo poi, come Chiesa di Torino, abitare le debolezze, i timori e le insicurezze di tanta gente condividendone le sofferenze”. Secondo l’arcivescovo bisogna ” cercare, condividere, ascoltare, abitare le fatiche di ogni persona e di ogni famiglia. Sono le fatiche di quelle famiglie e giovani che quest’anno hanno vissuto e stanno ancora vivendo situazioni difficili per la perdita del posto di lavoro e che spesso si vedono soli a lottare contro l’indifferenza di tanti che non si mostrano solidali e si chiudono dentro il loro mondo sicuro e all’apparenza tranquillo. Richiamo questa emergenza, che sta diventando endemica e sistemica nella nostra società” Nosiglia esorta ancora: “Bisogna cominciare ad agire anche con piccoli segnali ma senza paura di sbagliare, dando comunque esempio di cose concrete che saranno sempre meno risolutive ma avranno il pregio di essere un passo per volta condiviso insieme. Nel secolo scorso i santi sociali di Torino hanno compiuto opere meravigliose venendo incontro a povertà di ogni genere e partendo dalla loro fiducia incrollabile nella Provvidenza di Dio. Oggi noi viviamo sulla loro scia e alla loro ombra… non sappiamo osare come loro cose nuove di fronte a povertà nuove e sfide nuove come è quella degli immigrati e ci arrabattiamo a rispondere alle emergenze senza slancio creativo. Siamo una Chiesa e una società che viaggiano col freno a mano tirato, per cui non riusciremo mai a prendere velocità come potremmo e dovremmo. Segni di speranza in questa direzione comunque ce ne sono stati, e molti, a cominciare dalla straordinaria raccolta di fondi per la tragedia del terremoto (oltre 800 mila euro). Crescono le povertà, ma cresce anche un esercito di pace e di amore, composto da tantissime persone volonterose che, gratuitamente e con coraggio, si fanno carico giorno dopo giorno di quanti soffrono per malattie e povertà”. Poi un appello ai giovani che “hanno risorse di creatività e coraggio che possono mettere a disposizione della Chiesa per aiutarla a diventare sempre più missionaria nel nostro tempo. Ai giovani chiedo di investirsi dunque sia di un impegno di formazione qualificato e permanente sulla fede in Gesù Cristo sia del compito di evangelizzare il mondo dei loro coetanei raggiungendoli nei luoghi dove vivono, studiano, lavorano e si incontrano”. Infine uno sguardo alla situazione del clero in Diocesi. “Quest’anno sono morti 35 sacerdoti e sono stati ordinati 3 giovani. Occorre dunque pregare e lavorare intensamente per le vocazioni sacerdotali e l’invito è rivolto a famiglie, comunità cristiane, sacerdoti, associazioni e movimenti, e all’intero popolo di Dio. Lavorare non solo per far crescere il loro numero, ma anche la qualità delle vocazioni (problema sempre più urgente e decisivo): per questo il Seminario deve essere sostenuto e circondato dalla massima cura e disponibilità da parte dell’intera Diocesi”.
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