372 espositori per un complessivo di 505 opere esposte: queste le cifre che animano la 174a Esposizione di Arti Figurative, aperta sino alla fine di ottobre presso le sale della Promotrice delle Belle Arti al Valentino. Non soltanto, nel susseguirsi delle tante presenze debitamente ordinate dall’attenzione di Orietta Lorenzini, la presenza dei maestri, un omaggio ai cieli di Antonio Carena come alle ballerine o alle maternità di Sergio Unia, agli angoli parigini di Piero Solavaggione e al tratto arioso che ricorda le rive “lungo la Dora” di Pippo Bercetti, alle opere inquiete e inquietanti di Guido Bertello (l’immagine tragicamente fissa di “Tre palle un soldo”) e ai fiori rosati dell’acquerellista Luciana Bey scomparsa di recente, agli esercizi inconfondibili e spavaldi di Soffiantino e di Carol Rama, al “Nudo” di Spazzapan e alle spiagge abitate dalle barche di Enrico Paulucci, ai ritratti scolpiti di Nini Maccagno: quasi sempre in un buon livello di esposizione – anche se come in ogni mostra non mancano debolezze o forzature, artisti che aiutano numericamente la mostra ma qua e là la impoveriscono qualitativamente – trovano posto artisti giovani e meno giovani, che consolidano o portano avanti un preciso loro discorso artistico, nelle differenti forme di approccio, dagli oli agli acquerelli alle tecniche miste, dalla terracotta al legno al bronzo, attraversando intenzioni e risultati tra squarci di paesaggi e ritratti per la maggior parte, tra azzardi contemporanei, tra reminiscenze degli antichi maestri (anche certi collegamenti a Vermeer o a Leonardo o ad Antonello si fissano nella sicurezza dell’originale), tra fantasiose, moderne, composizioni.
Nel percorso artistico, trovano il proprio spazio d’attenzione i colori squillanti che Bruno Molinaro imprime impressionisticamente ai suoi “Papaveri e girasoli”, l’intreccio di tessuto riciclato e resina con cui Osvaldo Moi costruisce l’”Occhio di Giove”, le sculture di Marcello Giovannone che allineano legno e piombo, il nudo languido e perfetto di Renata Ferrari, la “maternità” inconfondibile, estremamente reale di Tatiana Veremejenko, i “Giochi nell’acqua” che Lidia Delloste ambienta con grazia in tranquille distese azzurre. Come tutta la maestria di Adelma Mapelli traspare dal raffinato lirismo di quell’”Attimo” che ferma con il suo acquerello in un perfetto gioco di luci e di ombre, incantano le “Rose” di Anna Cervellera, il viso scavato e bluastro che occupa le “Riflessioni” di Tiziana Inversi, il felino di Rinella Palaziol colto nella tranquillità di un personale relax o quelli di Luisa Conte – “The Felix Band” – simpaticamente legati alla loro musica, le geometrie dello “Scalo merci” di Andrea Tulliach e l’affettuoso omaggio a Ettore Scola firmato da Marisa Manis tra ritagli di giornale e esatte reinvenzioni, tra “C’eravamo tanto amati” e “Una giornata particolare”, il golfo napoletano raccontato da Anna Borgarelli, il metafisico “Incontro con gli autori” uscito dalla fantasia di Carlo Rivetti, il fotogramma di Anna Sciarrillo che regala ancora una volta l’erotismo della Antonelli e del suo “Malizia”, il favolismo che Natalia Alemanno sparge sul “Cairo”, il realismo succoso con cui Santina Barbera trasmette i colori italiani in un piatto, estremamente vivo e “verace”, di pomodori, mozzarella e basilico.
Elio Rabbione
(Ad incominciare dall’alto, nell’ordine, le opere di: Adelma Mapelli, Luisa Conte,
Renata Ferrari, Rinella Palaziol)
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