La quota di risparmiatori scende tra le famiglie piemontesi e per la prima volta la nostra regione è più vicino al livello dell’Italia. A rilevarlo è l’indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016, curata dal Centro Einaudi e da intesa Sanpaolo: ha coinvolto 90 famiglie piemontesi. La percentuale che dichiara di aver risparmiato è pari al 54,4% (si ferma al 40% in Italia e 48,9% nel Nord-Ovest), l’anno scorso i piemontesi erano 2 su 3. L’intenzione di risparmiare in caso di imprevisti è ancora la motivazione principale dei risparmiatori piemontesi (il 55,6%), segue la volontà di accantonare capitali per la pensione (22,2%). Una famiglia piemontese in media oggi risparmia il 10% del proprio reddito (il 4,2% in meno rispetto al 2015). Si rileva un taglio della spesa per il tempo libero (67,8%), per le vacanze (63,3%) e di quella giornaliera (63%). La casa risulta sempre l’investimento più sicuro per le famiglie della regione (41,1%).
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Ecco il Focus completo
Dove si colloca il Piemonte rispetto all’Italia?
INDAGINE SUL RISPARMIO E SULLE SCELTE FINANZIARIE DEGLI ITALIANI 2016
L’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016, curata dal Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo, ha coinvolto 1011 famiglie italiane, di cui 90 piemontesi. Risparmio: un passo indietro per il Piemonte Per alcuni anni le famiglie piemontesi si sono distinte in modo netto per la maggiore capacità di risparmio rispetto alla media nazionale. Si osserva oggi, per la prima volta, una diminuzione della quota di risparmiatori tale da portare il Piemonte più vicino al livello dell’Italia. In una fase di ripresa economica, seppure embrionale, la percentuale di piemontesi che dichiara di aver risparmiato è pari al 54,4% (40% in Italia e 48,9% nel Nord-Ovest) mentre l’anno passato erano 2 su 3. L’intenzione di risparmiare per far fronte a eventi imprevisti è ancor oggi la motivazione principale dei risparmiatori piemontesi (55,6% di coloro che risparmia intenzionalmente) a cui segue la volontà di accantonare capitali per la pensione (22,2%). Congiuntamente con la riduzione del numero di famiglie piemontesi che dichiarano di aver risparmiato nel 2015, si osserva una notevole contrazione del flusso di entrate annuali destinate al risparmio; mediamente una famiglia piemontese oggi risparmia il 10% del proprio reddito (ovvero il 4,2% in meno rispetto al 2015) riducendo, anche su questo fronte, il prestigioso divario che sino allo scorso anno si poteva osservare confrontando il campione piemontese con quello italiano. Sia le famiglie piemontesi sia quelle italiane dichiarano di aver attuato azioni di contenimento della spesa per il tempo libero (67,8%), della spesa per le vacanze (63,3%) e della spesa giornaliera (63%) per far fronte a una ridotta disponibilità economica. Ancora debole la fiducia nella ripresa economica sostenuta dall’inversione di tendenza registrata dal Pil nel 2015. Sebbene la maggior parte degli intervistati non creda di poter spendere nel 2016 molto di più rispetto all’anno passato, il capitolo di spesa sul quale confidano di poter puntare è proprio la spesa giornaliera (38,9%), oggetto di tagli consistenti negli ultimi anni. Si riduce del 10% il numero di famiglie piemontesi che dichiara di essere stata finanziariamente indipendente nel 2015, riduzione che ha colpito le famiglie italiane in generale. Il bilancio delle famiglie piemontesi però non sembra mutato dall’anno precedente: per il 61,1% degli intervistati gli effetti della crisi non lo aggraveranno ulteriormente nel prossimo futuro, percentuale analoga in Italia (60,2%) e nel Nord-Ovest (59,3%). Il 40% delle famiglie piemontesi ritiene che il proprio reddito sia sufficiente (e il 7,8% più che sufficiente), mentre il 17,7% afferma che il reddito percepito attualmente non sia neppure sufficiente. Guardando all’età della pensione (65-70 anni), rispetto al dato nazionale (31,1%), in Piemonte è il 40,3% a pensare che il reddito atteso sarà sufficiente. L’incertezza e il timore di non disporre in futuro di un reddito sufficiente accomuna invece poco meno di un terzo (30,6%) degli intervistati piemontesi, amara consapevolezza in particolare di coloro che a tale “traguardo” sono prossimi (la percentuale sale al 40% nella fascia di età 55-64 anni). Tuttavia, risulta in flessione la percentuale di piemontesi che nel corso del 2015 dichiara di aver aperto un fondo pensione (17,8% contro l’11% del campione italiano; l’anno scorso i valori erano rispettivamente pari al 25% e al 13%). Investimenti: risparmiatori votati alla cautela, alla liquidità e al rendimento a breve Resta invariato il profilo di rischio dell’investitore piemontese. Le priorità sono ben chiare e consolidate; per il 48,9% degli intervistati la sicurezza di non perdere il capitale investito è l’elemento che in prima istanza deve essere vagliato, per il 38,9% degli intervistati al secondo posto vi è la liquidità dell’investimento intesa come la possibilità di disinvestire in poco tempo, a costi ridotti e senza perdite di capitale. A fronte dell’esigenza di liquidità dichiarata, assume maggiore importanza rispetto al passato il rendimento che si ottiene nel breve periodo rispetto a quello di lungo periodo. Nonostante da un punto di vista razionale gli investitori piemontesi ritengano che l’orizzonte temporale adeguato per valutare il rendimento di un investimento finanziario sia compreso tra 1 e 3 anni (27,8% degli intervistati), se non addirittura tra 3 e 5 anni (20% degli intervistati), prevale la volontà di fare un bilancio dell’operazione di investimento al termine del primo anno. Banca: un primato scalfito? L’87,8% dei piemontesi deposita i propri risparmi esclusivamente in banca, mentre l’11,1% predilige la posta. Si osserva, in Piemonte, una sostanziale stabilità del numero di correntisti bancari in modo esclusivo; a livello nazionale invece anche quest’anno tale percentuale registra una flessione (78,4%). L’ulteriore diminuzione di correntisti che detengono sia un conto corrente in banca sia in posta (1,1% degli intervistati) è spiegata dall’incremento del numero di famiglie che detengono esclusivamente un conto corrente postale. I correntisti piemontesi si allineano alla media nazionale detenendo in forma liquida sul conto corrente percentuali decrescenti del proprio risparmio. Il 40,8% delle famiglie piemontesi detiene sul conto tra il 10 e il 30% dei propri risparmi. In miglioramento il grado di soddisfazione dell’intermediario bancario o postale di riferimento; persiste però la minore soddisfazione rispetto al Nord-Ovest e all’Italia (nel 13,2% dei casi l’italiano medio si dice molto soddisfatto contro il 14% nel Nord-Ovest e l’11,1% in Piemonte). La consulenza bancaria in materia di scelte di investimento, secondo l’opinione degli intervistati piemontesi, è meno adeguata rispetto al passato; il 17,8% ritiene inadeguato il servizio contro il 13% nel Nord-Ovest. Il 41,1% degli intervistati afferma di utilizzare almeno un servizio bancario a distanza, primo fra tutti l’internet banking il cui utilizzo è abituale nel 41% dei casi. La casa: il ritorno dell’investimento immobiliare Inversione di tendenza per il mercato immobiliare. Il 7,8% dei piemontesi afferma di aver acquistato casa nel corso del 2015, indirizzando tale spesa non solo all’acquisto dell’abitazione principale ma estendendola anche a seconde case, abitazioni per i figli e investimento finalizzato all’integrazione del reddito. La casa continua a essere l’investimento più sicuro per le famiglie piemontesi (41,1%) e nonostante sia difficile vendere un immobile in caso di necessità di liquidità (44,4%) si ritiene che sia il modo migliore per lasciare un’eredità ai propri figli (40%). Nel 20% dei casi la destinazione d’uso dell’unità abitativa, che gli intervistati piemontesi hanno in programma di acquistare nel 2016, è per un investimento finalizzato a mettere a reddito l’immobile
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