Nosiglia: "Patto sociale e rispetto della dignità, soprattutto delle persone deboli e indifese"

serena 1“Dare vita a un patto sociale e generazionale per una più stretta condivisione di intenti e di esperienza di fede tra giovani, adulti e anziani, disponibili a operare insieme per il bene comune e la collaborazione fraterna, sia nella Chiesa che nella società” Questo il messaggio di monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, in occasione dell’omelia di Pasqua, “E infine resta determinante nell’animo di ogni uomo la speranza di un mondo di giustizia e di pace verso tutti, di rispetto e promozione della dignità di ogni persona soprattutto dei più deboli, indifesi, discriminati ed emarginati. Sì, dobbiamo con forza testimoniare il sì di Dio che in Gesù Cristo risorto ha dato il via a una umanità nuova, meno egoista e protesa solo al proprio tornaconto sia personale che sociale e più disposta a costruire dei ponti e non dei muri tra le persone, le culture”, ha aggiunto l’arcivescovo

(foto: il Torinese)

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO, MONS. CESARE NOSIGLIA, ALLA S. MESSA DEL GIORNO DI PASQUA (Torino, Cattedrale, 27 marzo 2016)

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«Non avevano ancora compreso la Scrittura che egli cioè doveva risuscitare dai morti». Più volte nei racconti pasquali delle apparizioni di Gesù egli svolge una catechesi sulla Bibbia per svelare ai suoi apostoli, stupiti e increduli che quanto è accaduto era scritto e in Lui si attua il sì di Dio a tutte le promesse e le attese del suo popolo e dell’umanità intera. La Pasqua è l’annuncio di questo sì di Dio a quanto ogni uomo porta dentro il cuore: la ricerca di un senso della vita che vada oltre le miserie e le sofferenze che affliggono l’esistenza di tanti e si apra alla fede in Colui che ha detto: io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non morrà in eterno. Un’altra speranza umana profondissima che la Pasqua accoglie e rilancia con forza è quella di sperimentare l’amore nella sua pienezza di fedeltà e di relazione profonda con Dio e con le persone con cui ci si sente uniti da vincoli strettissimi di un progetto comune di vita come è il matrimonio nella famiglia, o l’amicizia o il comune impegno di servizio solidale. Cristo risorto ha vinto la morte con la forza dell’amore che lo ha sorretto sino alla fine, un amore di perdono, di dono di sé e di gratuità. La speranza in Lui è dunque fonte perenne di questo amore che lui ci offre e che malgrado le difficoltà e carenze proprie della nostra debolezza umana, possiamo gustare anche su questa terra in attesa della sua pienezza nella comunione con Dio. Fa parte delle attese e speranze che la Pasqua aiuta a realizzare anche il lavoro, che in questi tempi rappresenta un problema vitale per tante persone e famiglie. Cristo che ha lavorato con mani di uomo e ha sperimentato la fatica e l’importanza del lavoro accoglie e accompagna con la forza della sua risurrezione il cammino per uscire da questo tunnel che rende precaria la vita e il futuro. Anche qui il sì di Dio all’uomo mediante il suo Figlio si fa vicino e dà vigore alla fiducia di superare le presenti difficoltà e ritrovare coraggio e intraprendenza nell’impegno personale, ma anche nell’azione solidale degli altri. Penso anche ai giovani da un lato e adulti e anziani dall’altro, età che oggi sono spesso divaricate da valori, stili di vita, modelli di riferimento molto diversi e perfino contrapposti che accentuano la separatezza, la solitudine e le difficoltà di dialogo e incontro. Come ben ci descrive il Vangelo di oggi, Giovanni il giovane discepolo del Signore corre veloce verso il sepolcro, Pietro più avanti negli anni va più adagio… ma entrambi guardano alla stessa meta, vedono il sepolcro vuoto e credono, sono uniti dunque nella stessa esperienza del risorto. È questo l’impegno della  comunità cristiana del nostro tempo: dare vita a un patto sociale e generazionale per una più stretta condivisione di intenti e di esperienza di fede tra giovani, adulti e anziani, disponibili a operare insieme per il bene comune e la collaborazione fraterna, sia nella Chiesa che nella società. E infine resta determinante nell’animo di ogni uomo la speranza di un mondo di giustizia e di pace verso tutti, di rispetto e promozione della dignità di ogni persona soprattutto dei più deboli, indifesi, discriminati ed emarginati. Sì, dobbiamo con forza testimoniare il sì di Dio che in Gesù Cristo risorto ha dato il via a una umanità nuova, meno egoista e protesa solo al proprio tornaconto sia personale che sociale e più disposta a costruire dei ponti e non dei muri tra le persone, le culture, le religioni. Una umanità dove l’amore scaccia ogni paura e sa lottare insieme contro ogni forma di violenza e di morte con le forze positive della cultura e dell’ educazione, della giustizia e della fraternità, del rispetto e della promozione della dignità e dei diritti e doveri di ogni uomo, donna, bambino, malato, immigrato, povero. Tutto questo non è utopia o sogno irrealizzabile, ma concreta possibilità ed è fondato sulla fede e sulla comunione con Cristo. È la certezza che animava l’Apostolo Paolo quando afferma: tutto posso in Colui che mi dà forza. Perché sappiamo bene che senza Cristo le speranze umane pure belle e importanti, si infrangono contro gli scogli del peccato e dell’egoismo e da ultimo in quello definitivo della morte. Quante volte e questo avviene anche oggi nel nostro mondo, ci si è illusi che l’uomo moderno avesse in mano le chiavi del Paradiso su questa terra; la scienza, la tecnica, la finanza, la medicina più avanzata possibile, la libertà assoluta del proprio io non più condizionato da regole estrinseche a se stessi, il costante e irreversibile progresso economico e sociale… insomma l’illusione che il regno dell’uomo potesse scalzare quello di Dio. Ma ben presto ci si è resi conto che nessun regno terreno dura a lungo e si regge senza Dio e ogni progresso dell’umanità, ogni speranza, se sono privi di riferimento a Lui,conducono alla morte dell’uomo e a nuove più pesanti duomo1schiavitù. Solo la grande speranza, quella che è veramente affidabile e definitiva, non solo per se stessi ma per tutti, non solo per oggi o domani, ma per sempre, può rompere il cerchio dell’assolutezza che regola le speranze umane e di fatto le vanifica: è la speranza che la Pasqua del Signore rivela possibile e si radica nel cuore e nella vita di coloro che la credono realizzabile. Noi viviamo ogni giorno di piccole o più grandi speranze che ci sorreggono nell’affrontare il cammino della vita. Ma senza la grande speranza pasquale nel cuore, esse non bastano a dare serenità e gioia. 3 Dio è il fondamento di tale speranza, non un Dio qualunque però, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine ed è Padre e Salvatore di ogni uomo e di tutta l’umanità. Il suo regno non è qualcosa di immaginario e lontano in un futuro che non arriverà mai, ma è qui tra noi oggi nella presenza del suo Figlio risorto da morte e dunque vincitore dell’ultimo nemico dell’uomo, il più invincibile. È il suo amore ha vinto anche la morte ci dà la garanzia di poter essere vincitori insieme con lui; è la sua vita che dà la speranza della vita eterna; è la sua azione misteriosa, ma reale nel tempo e nelle vicende della storia che la conduce verso la sua realizzazione secondo il progetto di Dio. Per questo niente di ciò che è veramente umano è al di fuori di questo nuovo umanesimo che nasce dalla Pasqua e orienta ogni realtà della nostra vita al suo fine: il lavoro come la sofferenza, la famiglia, come la società, la cultura e l’educazione, la cittadinanza e i grandi valori della pace e della giustizia. Di questo nuovo umanesimo che è Cristo morto e risorto, noi credenti siamo testimoni e annunciatori e siamo chiamati a farci carico nel tessuto concreto dei comportamenti e delle scelte di ogni giorno. Cari fratelli e sorelle, Questa luce del Cero pasquale acceso durante la notte santa che è qui davanti a voi ricorda che Cristo è la luce che illumina le tenebre del peccato e della morte; egli è a luce di verità e di amore che rende luminosa la sua Chiesa e ogni suo discepolo perché siano portatori nel mondo di quella fede che hanno professato e che si sono impegnati a vivere nel Battesimo, nella Cresima e nelle diverse vocazioni che hanno scelto. È la stessa fede che da duemila anni ha aperto il cuore di tante persone alla speranza affidabile della risurrezione, li ha uniti a Cristo e alla sua Chiesa e li ha resi martiri, santi, confessori della fede e coraggiosi testimoni di fronte a tutti e in ogni ambiente di vita. Di questa schiera facciamo oggi parte anche noi, con tutte le nostre debolezze e peccati, ma anche con la coscienza di essere stati prescelti per grazia ad annunciare il Vangelo della Pasqua vivendolo con gioia in famiglia, come in ogni situazione. A tutti confessiamo con le labbra, crediamo con il cuore e testimoniamo con la carità la preghiera della sequenza pasquale:Cristo mia speranza è risorto.
Sì, ne siamo certi, Cristo è davvero risorto. Tu Re vittorioso portaci la tua salvezza.

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