Il “Torinese” ha intervistato l’ Avv. Daniele Bocciolini, membro della Commissione famiglia e minori del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma
1) Avvocato, è di sempre maggiore attualità il fenomeno del cyberbullismo. Il fenomeno è responsabile di abbandoni scolastici, di malesseri fisici e psicologici, oltre che di difficoltà relazionali e sociali da parte di pre adolescenti e adolescenti che vengono a trovarsi in situazioni di dileggio da parte dei coetanei. Come può essere combattuto nella società e nella scuola?
Con la Commissione e con la Polizia Postale stiamo portando avanti un progetto per I licei della Capitale proprio per sensibilizzare i ragazzi a questo fenomeno molto diffuso. Nella maggior parte dei casi, riscontriamo la mancanza di consapevolezza: i ragazzi non si rendono conto che commettere atti di bullismo è un reato e che, una volta superati a 14 anni di età si è pienamente imputabili, rischiando così anche il carcere. I ragazzi sono molto curiosi, spesso ci spiazzano con le loro domande e ho la sensazione che non siano ascoltati: inizialmente fanno difficoltà a raccontare episodi che li riguardano, ma alla fine si aprono. Ho notato anche, con mio sommo dispiacere, una mancanza di interesse da parte dei genitori e degli insegnanti: come se a loro non riguardasse. Addirittura ricordo una preside che mi confidò di aver raccolto le prove di un gravissimo episodio di bullismo ai danni di un ragazzo con un ritardo cognitivo. Mi chiese cosa avrebbe dovuto fare con le registrazioni perché i genitori del “bullo”, pur essendo stati debitamente informati, non avevano preso alcun provvedimento.
2) Di chi è, secondo lei, la colpa?
Questo giustificare a tutti i costi le condotte dei propri figli è la prova che la famiglia ha oramai abdicato alla funzione normativa: non è più in grado di dare regole. E i professori si sentono lasciati soli e senza adeguati strumenti. I minori sembra che vivano in un mondo senza adulti, come ne “Il signore delle mosche”. Probabilmente la colpa è quella di averli “adultizzati” in maniera eccessiva. La situazione è preoccupante perché anche se il bullismo è sempre esistito, le conseguenze oggi, con la diffusione virale dei contenuti attraverso i social network, possono essere devastanti. Pensiamo anche ai recenti casi di cronaca. Prima del gesto estremo, i ragazzi inevitabilmente mandano dei segnali, attraverso i propri comportamenti: lo fanno in famiglia, in classe. Dobbiamo essere in grado di coglierli prima che sia troppo tardi.
3) Esistono disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto di questo fenomeno? Sono già in vigore e si stanno dimostrando efficaci?
A maggio è stato approvato con voto unanime in Senato, su iniziativa della sen. Elena Ferrara, un disegno di legge in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del cyberbullismo. Attualmente, però, è fermo, all’esame della Camera. Il decreto, tra le altre cose, regola la rimozione dei contenuti offensivi dalla rete, stabilisce quando debba intervenire il Garante della privacy e, soprattutto, introduce una misura di ammonimento nel caso di reati commessi da minorenni ma con età superiore ai 14 anni (il questore convoca il ragazzo insieme ai genitori e lo ammonisce sulla sua condotta). La finalità è quella di “responsabilizzare” tutti i soggetti coinvolti (minori, famiglie e scuola).
4) Sono in aumento i reati contro i minori?
Sono in aumento alcune tipologie di reati. Purtroppo sono in crescita i maltrattamenti e gli abusi di tipo sessuale. Sempre più frequenti sono poi i casi di adescamento on line (il cd. “grooming”) che consiste nel tentativo, da parte di una persona malintenzionata o di un pedofilo, di avvicinare un bambino o un adolescente per scopi sessuali, conquistandone la fiducia attraverso l’utilizzo della rete Internet, in particolare tramite chat, blog, forum e social networks. Il reato di adescamento di minorenni, recentemente introdotto nel nostro codice penale all’art. 609 undecies c.p. consiste nel compimento di qualsiasi atto volto a carpire la fiducia di un minore di età inferiore a sedici anni per scopi sessuali, attraverso artifici, lusinghe o minacce posti in essere anche mediante Internet o altre reti o mezzi di comunicazione. Nel nostro progetto per le scuole cerchiamo anche di informare i ragazzi proprio sui pericoli che si nascondono in rete.
5) Cosa ne pensa delle maestre recentemente arrestate a Pisa e a Pavullo, nel modenese, per maltrattamenti ?
C’è un inquietante tratto comune nelle indagini in qualche modo parallele delle maestre arrestate per aver picchiato i bimbi all’asilo: ovvero l’indifferenza, se non addirittura l’omertà, di alcune colleghe. E’ molto difficile che nessuno degli altri operatori si sia accorto di quello che realmente accadeva lì dentro. Le immagini riprese dalle telecamere che sono state sistemate successivamente dagli inquirenti sono agghiaccianti. Mi auguro che le pene siano esemplari. Un genitore, quando lascia un bambino a scuola, deve essere sicuro che sarà protetto e tutelato: non possiamo riempire gli istituti scolastici di telecamere perché vengono assunte persone totalmente incapaci e violente.
Mara Martellotta
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