L’angolo del Private Banker /
di Fabio Ferrarese
Immaginate di poter trasformare la spesa che una coppia con figli compie in un anno solare. È quello che ogni anno, Il Sole 24 Ore fa, commissionando al Centro Studi Sintesi un’interessante elaborazione sulle modalità di utilizzo del reddito delle famiglie italiane
Immaginate di poter trasformare la spesa che una coppia con figli compie in un anno solare. È quello che ogni anno, Il Sole 24 Ore fa, commissionando al Centro Studi Sintesi un’interessante elaborazione sulle modalità di utilizzo del reddito delle famiglie italiane, che ci aiuta a comprendere meglio lo stato di salute dei nostri nuclei familiari. La ricerca, denominata “Consumer end day 2015”, prende in considerazione soltanto quei casi in cui entrambi i genitori lavorano ed il reddito dichiarato è superiore ai 26.000 euro, limite oltre il quale il bonus di ottanta euro, deliberato dal Governo Renzi, non è previsto e poi analizza distintamente i casi in cui sia presente soltanto un figlio da quelli con due.
Quello che balza immediatamente all’occhio dai dati del Consumer end day 2015 è la notevole discesa della spesa destinata ai consumi da parte delle famiglie. L’analisi esprime i propri risultati in giornate lavorative: la parte di reddito prodotta che è stata dedicata ai consumi nel 2015 per le coppie con un figlio è pari a 218 giorni (erano 247 nel 2008) mentre si sono attestati a 226 giorni quelli per le coppie con due figli (erano 248 nel 2008). E le giornate avanzate dove sono finite?
In primis sicuramente, questo campione di italiani ha visto crescere la quota di reddito destinata al pagamento di imposte e contributi anche a causa dell’aumento delle imposte locali. La nuova fotografia scattata ci dice che dal punto di vista dell’erario per la coppia con un figlio le giornate sono diventate 108 (erano 102 sette anni fa) e per la coppia con due figli sono diventate 106 (contro le 99 del 2015). Infine, il risultato finale di questi due aspetti, consumi ed imposte combinati tra loro, ha portato ad un aumento notevole della quota destinata al risparmio e probabilmente la motivazione di questa inversione di tendenza è da ricercarsi nell’incertezza per il futuro, di fronte alla quale le famiglie hanno preferito tutelarsi diminuendo le risorse destinate alla spesa.
Questa ricerca di sicurezza e stabilità ha dato nuova linfa ai depositi bancari ed alla previdenza integrativa: secondo quanto pubblicato da Banca d’Italia i depositi bancari sono cresciuti tra settembre 2011 e settembre 2015 del 18,2%, mentre secondo la Covip (Organismo di Vigilanza sui Fondi Pensione), negli ultimi sette anni il numero di iscritti alla previdenza complementare è aumentato del 39% con una crescita delle risorse per tali prestazioni del 121%
Il conto pagato per il 2015 si potrebbe simpaticamente sintetizzare in un mese di shopping in meno fatto ed una settimana in più lavorata per pagare imposte e contributi.
Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese@yahoo.it
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