L’angolo del Private Banker /
di Fabio Ferrarese
Perché siamo incapaci di prevedere cosa succederà in futuro? In primis dobbiamo prendere consapevolezza che in un mondo fatto di incertezze è inevitabile commettere errori quando si formulano previsioni. In secondo luogo, si deve pensare che ci sono altri elementi che condizionano il risultato finale
Cosa succederà all’economia mondiale nel 2016? I tassi d’interesse verranno mantenuti su livelli eccezionalmente bassi ed è possibile che vengano introdotte ulteriori misure di stimolo. Nelle banche centrali, infatti, è ormai insito il pensiero che il pericolo di fare troppo poco sia peggiore del danno che si potrebbe attuare nel fare troppo. In questo contesto occorrerà prestare molta attenzione ad uno dei rischi più difficili da valutare in ambito finanziario: quello valutario, con possibili tensioni nel corso dell’anno che verrà. Infine, molto probabilmente, dopo i tristi fatti di Parigi, assisteremo a una revisione della storia recente, sia da un punto di vista sociale, sia economico.
Riconoscere un problema, dunque, è il primo passo per risolverlo. Quali sono allora le supposizioni che questa consapevolezza ci consente di fare per il 2016? Non seguire le previsioni, ma cambiare il proprio modo di approcciare gli investimenti. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ci ricorda che esistiamo contro ogni probabilità e pertanto dobbiamo guardare al futuro con positività. Dobbiamo fare lo sforzo di correggere le distorsioni del nostro comune modo di pensare, o quanto meno provarci. Prendere in considerazione non soltanto le previsioni in sé e per sé, ma anche il corollario di rischi annessi.
Evitate dunque l’eccesso di fiducia che avete nelle vostre capacità previsionali, non minimizzate però la probabilità di alcuni eventi ed evitate di seguire il “gregge”. Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi al mondo, non investì nelle aziende della bolla dot.com perché non era in grado di capirne il modello di business e di conseguenza di valutarle. Fu aspramente criticato dalla stampa e da molti operatori del settore, ma il tempo gli ha poi dato ragione.
All’inizio del 2015 gli economisti hanno formulato le loro previsioni per l’anno che si sta concludendo. A quasi dodici mesi di distanza le stime riguardanti la crescita globale sono state riviste al ribasso ed il tasso di inflazione nelle economie avanzate risulta essere a livelli inferiori rispetto a quanto previsto.
A memoria non si ricorda che qualche economista il primo di gennaio del 2015 avesse preventivato un possibile ulteriore calo delle materie prime o l’aumento spropositato dei flussi migratori verso l’Europa: due temi che hanno impattato in modo significativo sull’anno che volge al termine.
Recentemente molti liberi pensatori hanno evidenziato come i pronostici degli economisti vengano ormai percepiti da molti alla stessa stregua delle previsioni messe in atto da astrologi o meteorologi. Senza voler assolutamente assimilare le tre categorie dobbiamo però tenere ben presente il monito lanciato dal FMI, il quale ha fatto notare che gli economisti, nonostante pratichino una scienza inesatta, tendono a essere eccessivamente ottimisti riguardo al futuro, tanto da aver sovrastimato in modo sistematico i tassi di crescita per tutto il periodo 1990-2007.
Perché siamo incapaci di prevedere cosa succederà in futuro? In primis dobbiamo prendere consapevolezza che in un mondo fatto di incertezze è inevitabile commettere errori quando si formulano previsioni. In secondo luogo, si deve pensare che ci sono altri elementi che condizionano il risultato finale: non considerare alcune variabili o anche solo il pesarle in maniera non corretta, quando si costruisce un modello previsionale, potrebbe portare a nuovi colpi di scena in ambito economico-finanziario che sono ben descritti da Nassim Nicholas Taleb nel suo libro il cigno nero.
Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese @yahoo.it
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