In città il 19 e 20 ottobre si svolgerà il Turin Islamic Economic Forum per stimolare reciproche collaborazioni a livello bancario
Torino e la finanza islamica. Un connubio sempre più stretto, anche grazie alla presenza sempre più consistente sul territorio non solo nazionale, ma piemontese, di popolazione musulamana, e della conseguente esigenza di fornire risposte in materia economica e bancaria. La finanza islamica avrà un ruolo da protagonista in questo mese di ottobre a Torino grazie all’organizzazione, il 19 e 20 ottobre prossimi, della seconda edizione del TIEF, Turin Islamic Economic Forum, promosso dal Comune di Torino, in collaborazione con l’Università di Torino, la Camera di Commercio di Torino e l’Associazione Assaif, che attirerà la presenza di operatori del settore, per valutare e studiare le nuove opportunità di business e partnership da parte del mondo islamico con il nostro territorio, in particolare nei settori della moda, del cibo e della finanza. Il 21 e 22 ottobre sarà in programma il “Thematic Workshop on Islamic Financial Innovations 2015”, promosso dall’Osservatorio sulla Finanza Islamica, di cui è responsabile il prof. Paolo Pietro Biancone, (nella foto) anche Editor in Chief dell’European Journal of Islamic Finance.
“Sì tratta – spiega il professor Biancone – di due importanti eventi che richiameranno non soltanto studiosi e personalità di spicco da tutto il mondo, ma che saranno anche capaci di offrire preziose opportunità di sviluppo e ricerca sui temi della finanza islamica sul territorio italiano e piemontese. L’Osservatorio sulla Finanza Islamica è nato, infatti, alcuni anni fa con l’obiettivo di diventare un punto di convergenza per soddisfare il bisogno di conoscenza da parte di coloro che volevano attingere a fonti di ricerca e di aggiornamento sull’argomento, con lo scopo preciso di approfondire i principi contabili dei bilanci delle banche islamiche”.
“L’Osservatorio – aggiunge il professor Biancone – vuole così porsi come un centro di divulgazione a livello nazionale e internazionale, favorendo un’integrazione tra il nostro sistema e quello islamico. Nel 2013 l’allora governatore della Banca d’Italia, Visco, intervenuto nel corso dell’annuale Islamic Economic Forum, affermò che erano circa 1900 i miliardi di dollari investiti tramite banche e fondi di investimento islamici. Il ricorso alla finanza islamica è diffuso, oltre che nei Paesi musulmani, negli Usa, in Germania, in Inghilterra e in Francia, in quegli Stati in cui è più rilevante la presenza di cittadini di religione islamica che intendono investire con strumenti religiosamente leciti ( halal) e non blasfemici (haram). Tuttavia le stime sono destinate a una costante crescita, in quanto a ricorrere alla finanza islamica non sono più oggi soltanto i cittadini musulmani, ma anche cittadini e operatori occidentali”.
“Per Finanza Islamica- precisa il professor Biancone- si intende il sistema di banche commerciali e fondi di investimento che operano nel rispetto della Shari’a, la legge islamica, e che si differenziano da quelle occidentali per il divieto da parte delle banche di guadagnare sugli interessi (riba) e sulla speculazione (gharar). Gli interessi sono, infatti, considerati dal Corano una forma di usura; non è consentito, cioè, che il denaro possa generare altro denaro. Nel mondo islamico, infatti, anziché concedere un mutuo a una persona che voglia acquistare un immobile, riscuotendo un interesse sulla somma prestata, la banca islamica acquista direttamente l’immobile, per poi cederlo in affitto al cliente, che si impegna a versare la somma corrispondente in più rate. Una volta terminato il pagamento delle rate, il cliente diventerà proprietario della casa”.
“Inoltre – aggiunge Biancone – un carattere distintivo della finanza islamica quello sociale attribuito all’investimento. Sono proibiti, infatti, tutti quegli investimenti, non soltanto concernenti i settori della pornografia, droga e armi, ma anche bevande alcoliche, carne di maiale, riviste scandalistiche e quei settori vietati dalla legge coranica”. Oggi in Italia si sta lavorando per la creazione di un mutuo per la prima casa compatibile con i principi della Shari’a. L’Abi da anni ha istituito un comitato di studio sulla finanza islamica e dal 2006 esiste Assaif, l’associazione per lo Sviluppo degli strumenti alternativi di innovazione finanziaria.
“Il mondo islamico – conclude il professor Biancone – è anche interessato a grandi investimenti in Occidente. Nel Torinese sono stati investiti, per esempio, 50 milioni di euro nella Patronas Lubrificanti, con sede a Villastellone, e un fondo del Bahrein ha investito nell’acquisto dell’80% della Dainese, azienda di motociclismo. Sono in crescita anche gli investimenti in campo immobiliare”.
Mara Martellotta
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