Gianandrea Noseda dirigerà Aida a fianco del regista premio Oscar per “The Exorcist” e “The French Connection”
Aida di Verdi, terz’ultima opera del grande compositore, andata in scena per la prima volta nel 1871 al Teatro del Cairo. Nessun titolo poteva essere più adatto per celebrare sia la riapertura del Museo Egizio torinese sia l’inaugurazione della nuova stagione lirica 2015-16 del Teatro Regio di Torino. Insomma un modo sinergico di intendere la cultura, in cui le varie espressioni artistiche si fondono in una simbiosi perfetta. Mercoledì 14 ottobre prossimo, alle 20, il maestro Gianandrea Noseda, che ha già diretto l’Aida al teatro Marinskij e alla Scala di Milano, per la prima volta sarà sul podio dell’Orchestra e del Coro del teatro Regio a dirigere Aida, a fianco di un famoso regista, Premio Oscar, William Friedkin (nella foto). Per il terzo anno consecutivo il teatro Regio aprirà, così, la sua stagione con un capolavoro di Verdi, diventato il simbolo stesso dell’eccellenza dell’ente lirico torinese.
“Ciò che il viceré vuole è un’opera egiziana esclusivamente storica. Le scene saranno basate su descrizioni storiche, i costumi saranno disegnati avendo i bassorilievi dell’alto Egitto come modello”. Queste le parole che, nell’aprile del 1870 l’archeologo francese Auguste Mariette scriveva al direttore del Theatre de l’Opera Comique di Parigi, Camille du Locle. L’opera egiziana che così fermamente voleva Isma’il Pascia’, chedive’ d’Egitto, diventerà Aida. Nell’evocare un’epoca e un luogo lontani dalla propria cultura, Verdi si è basato sull’autorevolezza accademica e sulla concezione storica dell’egittologia, anche se quest’ultima, secondo alcuni critici, come il Said, autore di “Culture and Imperialism”, non è in effetti l’Egitto. Il tentativo di “Aida” di rappresentare l’identità di un popolo incarnarebbe, invece, la “versione ufficiale che, in quegli anni dell’Ottocento, l’Europa forniva dell’Egitto”. Verdi, figlio di una civiltà contadina, uomo concreto e conservatore, per quanto artista innovativo perfettamente inserito nel contesto europeo, crede, tuttavia, profondamente nella regola trinitaria Dio-Patria-Famiglia, dove il padre incarna la Legge che rappresenta Dio in terra. Non cerca una cultura dell’altrove o una fuga dalla cultura di appartenenza, e, per questo motivo, inventa il colore locale di sana pianta, senza ricorrere a temi etnici locali ricavati dalla musica egiziana o araba. Per creare un’atmosfera di lontananza, storica più che geografica, utilizza mezzi che sono interni all’orchestra classica e al bagaglio tonale tradizionale, quali un ampio uso dei semitoni e della salmodia chiesistica.
Firma la regia di questa Aida William Friedkin, cresciuto nei quartieri malfamati di Chicago e asceso al pieno successo con “The French Connection” (Il braccio violento della legge) nel 1971, ottenendo 5 premi Oscar e 3 Golden Globe. Analogo successo con The Exorcist, premiato con 2 Premi Oscar e 4 Golden Globe. Aida in questo allestimento sarà interpretata da un soprano originario dell’Arkansas, Kristin Lewis, al suo debutto al Regio, la cui prima interpretazione di questa opera verdiana risale al 2006, al Cairo. Anita Rachvelishvili interpreterà il ruolo di Amneris, segnando il ritorno della mezzosoprano al Regio dopo la indimenticabile Carmen del 2012. A interpretare Radames sarà il tenore Marco Berti, già conosciuto dal pubblico del Regio in una serie di ruoli, quali don José, Polline, Cavaradossi.
(Foto: il Torinese)
Mara Martellotta
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