Gli "ultimi" di Torino: in giro per i quartieri tra bisognosi veri e non

clochard 63

STORIE DI CITTA’ /

di Patrizio Tosetto

 

Un classico: “hai un euro per un panino?” Alcune volte entro in panetteria e l’affamato sparisce. Dalle 13 alle 17, tregua. Poi l’ aperitivo. Qui l’offerta è più raffinata. Giovani distinti raccontano storie di sfortune. Di voglia di  mettere insieme soldi per un  biglietto di treno e tornare a casa. Dai pantaloni spunta il cellulare ultimo modello

 

Torino è come una vecchia signora. Attempata, ogni tanto si rifà il trucco.  Perde sempre qualcosa,  cerca di rinascere dal ricordo di un radioso e forse irripetibile passato. Sospesa tra una forte identità e la ricerca di qualcosa di nuovo. Torino non si fa mai perdere qualcosa. Anni fa non si prendeva il treno, o perlomeno solo prima classe. Le prostitute nere si “riversavano” per le campagne vicine, spingendosi fino a Milano. Si trovava da affittare, costava meno ed i controlli erano minori. Insomma, per loro si stava bene. E il degrado avanzava. Oggi? Basta uscire di casa, passeggiando. A 50  metri il primo incrocio. L’inevitabile lavavetri. Reggono i gentili. Si avvicinano furtivi e riservati. Sorridenti chiedono il permesso. Direi su venti richieste una viene soddisfatta. 

 

Mattino presto, a piedi in piazza Vittorio. Appena inizia via Po due mendicanti claudicanti vogliono impietosirti.Probabilmente Rom (se non rischiamo di offenderli). I negozianti: “non si preoccupi fingono”. Fino a piazza Castello. Secondo le stagioni, dai tre ai cinque barboni. Qui la richiesta di soldi è discreta. Abbinata a cartelli d’aiuto. Invece, uno dei misteri di Porta Palazzo sono le ronde fatte da alpini, vigili e poliziotti. Passano incuranti di tossici bisticcianti. Capisci che non ci sono quando per più di cinque minuti, stazionano ragazzi che parlano incomprensibili idiomi.

 

Un mercato rionale che si rispetti ha mendicanti accovacciati. Il numero è proporzionale alla grandezza del mercato.Ora va di moda il rifugiato politico. Una sola domanda: se è appena arrivato come fa a conoscere bene la nostra lingua? Un classico: “hai un euro per un panino?” Alcune volte entro in panetteria e l’affamato sparisce. Dalle 13 alle 17, tregua. Poi l’ aperitivo. Qui l’offerta è più raffinata. Giovani distinti raccontano storie di sfortune. Di voglia di  mettere insieme soldi per un  biglietto di treno e tornare a casa. Dai pantaloni spunta il cellulare ultimo modello.

 

E per cena? Un classico: il venditore di fiori. secondo i ristoranti si possono contare dai tre passaggi in su. Erano quasi scomparsi, ma stanno ritornando. Venditori sordomuti ( dicono loro ) di accendini e gadget. Generalmente agiscono in due, lei e lui, sempre ben vestiti. Non hanno inventato il turno di notte. Anche se immagino, nella movida qualcosa si annida. Come fai mia vecchia e dolce Torino a rifarti il trucco? Altro che corte dei miracoli! Tieni duro. Ci hai insegnato, comunque, ad avere pazienza. La tolleranza ci aiuterà contro questo degrado. Altro non possiamo fare.

 

(Foto: il Torinese)

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