Uno è un libro molto serio, “Un paese ci vuole” (Longanesi), l’altro decisamente più scanzonato “Vite segrete dei grandi scrittori italiani: tutto ciò che non vi hanno mai raccontato su di loro” (Electa); ma entrambi suggeriscono quanto l’odierna (tanto conclamata) rottamazione sia una pessima idea, perché l’esperienza ha sempre qualcosa da insegnare
Se non siete convinti, ma un dubbio comunque vi tange, una bella spinta nella giusta direzione ve la da “Un paese ci vuole” (Longanesi): pamphlet antirottamazione della giornalista del “Fatto Quotidiano” Silvia Truzzi che ha raccolto le sue interviste a 16 italiani importanti. E in epoca di roboanti (spesso vuoti) slogan sciorinati in 140 caratteri, questo libro scorre piacevolmente controtendenza. Qui si raccontano “i grandi vecchi” che (non solo per l’autrice) hanno reso l’Italia migliore e la rappresentano…e buttali via personaggi come Camilleri, Ceronetti, Magris, Citati, Dacia Maraini, Luciana Castellina e tutti gli altri. 16 personalità dai capelli bianchi che riannodano fili del passato, commentano il presente, azzardano pronostici sul futuro. Certo, si parla di politica ma, più di tutto, risalta lo spessore intellettuale e umano dei protagonisti. A partire dal grandissimo “cuntatore” Andrea Camilleri, voce arrochita dalle tante Multifilter, che ricorda gli anni in Rai, parla di mafia, Sciascia e Mattei; Claudio Magris che dalle finestre del Caffè S. Marco di Trieste vede un paese che va sempre peggio e constata amaramente che “il sapere non è più un valore”; Guido Ceronetti convinto che la politica sia una menzogna incarnata; il giornalista, scrittore e velista Piero Ottone che rinvanga quando licenziò (pentendosene) Montanelli; Giovanni Sartori ripercorre i suoi gloriosi anni a Stanford, alla Columbia University , la conoscenza di Ronald Reagan e ricorda che forse è l’unico con cui la Fallaci non litigò mai, (anzi a New York preparava per lui ottimi pranzetti); Pietro Citati che discetta amabilmente di Manzoni, Leopardi, letteratura russa e francese per arrivare all’amicizia con Calvino, Pasolini e Fruttero. Poi, Luciana Castellina e Dacia Maraini, fatte di antica tempra e che in un sol boccone potrebbero mangiarsi le rampanti ministre di oggi. La prima, dirigente e militante comunista tutta d’un pezzo; la seconda che ricorda i genitori Fosco e Topazia, l’infanzia a Kobe, l’amore e il legame indissolubile con Moravia. C’è un filo, neanche poi tanto sottile, che lega questi grandi saggi: l’analisi acuta e disincantata del rapporto tra passato e presente.
Di tutt’altro tenore è “Vite segrete dei grandi scrittori italiani” (Electa) di Lorenzo Di Giovanni e Tommaso Guaita. Dopo i volumi sulle vite di artisti e scrittori internazionali, qui a essere svelate sono le storie bizzarre e gli aneddoti più curiosi degli autori più celebrati sui banchi di scuola, spesso non amati, vissuti con noia e disinteresse. Ma scoprire che Macchiavelli sollazzava gli amici con storie sboccate e bazzicava i postriboli, o che il perfettino Dante, in gioventù, stilava elenchi delle fanciulle più procaci e scambiava insulti a suon di rime, sono soddisfazioni che alzano immediatamente l’asticella del gradimento. E’ insomma una visione più ampia delle personalità di 36 scrittori, e un modo divertente per apprendere, anche attraverso disegni (che sfiorano un po’ la caricatura) per es che: Pirandello aveva una moglie inquietante che di notte si aggirava brandendo un coltello, Boccaccio rubava manoscritti e preziosi codici dall’Abbazia di Montecassino, Manzoni invece era agorafobico e ossessionato dal cinguettio degli uccelli … e le altre chicche scopritele voi.
Laura Goria
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