Spese pazze, Murazzi, firme false e Renzi-vampiro: se Chiamparino vive sotto una buona stella, beh stavolta ha l’occasione per dimostrarlo davvero, perché la dea bendata non si lascia intimorire dalla minaccia di dimissioni
Pare che Napoleone Bonaparte, a chi gli magnificava la bravura e le capacità strategiche di un generale, chiedesse: “Ma è anche fortunato?”. E’ questa la domanda che verrebbe da porre oggi, riguardo alle più recenti vicende che toccano da vicino il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino. Infatti, fino a poco tempo fa, erano in molti a scommettere, oltre che sulla sua bravura, soprattutto sulla sua fortuna, fin da quell’occasione antica in cui si trovò, lui deputato di terza fila, a dover sostituire nell’arco di pochi giorni il povero Carpanini, quale candidato sindaco di Torino, ponendo le basi della sua irresistibile ascesa nei salotti e nella politica piemontese.
E anche la nuova avventura in Regione sembrava cominciata sotto la stessa buona stella. Presidente della Compagnia di S. Paolo, seduto sulla più grande cassaforte del Piemonte, era tuttavia scontento per quello che gli pareva un pensionamento anticipato, e inoltre infastidito dalla curiosità della magistratura sui rapporti tra il Comune da lui diretto e i gestori dei locali ai Murazzi. Ma ecco che, quasi con un colpo di bacchetta magica, in pochi giorni i giudici mandano a casa anticipatamente la Giunta Cota, decretando – dopo 4 anni – che non aveva diritto a governare e contemporaneamente la questione Murazzi viene scaricata sulle spalle dell’ex- assessore Altamura e dei funzionari. Chiamparino trova praterie di consensi disponibili in ogni angolo del Piemonte, anche per le divisioni suicide del centrodestra, vince a mani basse e si insedia trionfalmente in piazza Castello. Passa poco tempo e il presidente dell’Emilia Errani si dimette per una inaspettata sentenza a lui sfavorevole, ed ecco che il nostro Sergio diventa addirittura presidente dei presidenti di Regione, emulando Ghigo e affiancando Fassino al vertice dell’Anci, predisponendosi a dominare incontrastato la scena nazionale e locale.
Ma ecco che qualcosa si inceppa nell’ingranaggio di fortunate coincidenze, beninteso abilmente sfruttate dall’interessato. A Torino un Gip decide che pranzi, cene e regali pagati con i soldi pubblici sono da sanzionare a destra come a sinistra, e due assessori, oltre al capogruppo-segretario del Pd, vedono la loro archiviazione messa in discussione. Mentre procede senza soste l’azione degli inquirenti di verifica sulla regolarità delle firme a sostegno della lista Chiamparino, e pare che anche su questo terreno la maggioranza abbia motivo di preoccuparsi (del resto si sa, chi di ricorsi ferisce…). Intanto a Roma l’amico Matteo, da Chiampa sostenuto fin dalla prima ora, gli tira un bidone, imponendo alle Regioni 4 miliardi di tagli nella legge di stabilità, costringendo il presidente ad attaccarlo frontalmente e a studiare un fantomatico “lodo” per ridurre i danni (ma a saldi invariati).
Il tutto mentre aleggia sulla stessa Regione Piemonte lo spettro del default, a causa di 14 miliardi di debiti (mutui più fornitori) cumulati da tutti, ma di cui gli ultimi arrivati devono farsi carico, con un programma “lacrime e sangue”, di tagli, dismissioni e praticamente certo aumento delle tasse, che non sembra potrà migliorare il consenso verso l’attuale maggioranza. Insomma un 4-0 a fronte del quale verrebbe da esclamare: esageruma nen! Questo è il quadro che qualcuno ha definito da “tempesta perfetta”, e se Chiamparino vive sotto una buona stella, beh stavolta ha l’occasione per dimostrarlo davvero, perché la dea bendata non si lascia intimorire dalla minaccia di dimissioni.
Ghinotto
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