Destinazione Corea del Sud, dove le immagini saranno esposte (fino al 19 ottobre) alla Mostra Biennale Daegu Photo, la più importante e prestigiosa vetrina della fotografia in Asia
Viaggiano e arrivano lontano le immagini dell’artista torinese Pierluigi Fresia. Destinazione Corea del Sud, dove saranno esposte (fino al 19 ottobre) alla Mostra Biennale Daegu Photo, la più importante e prestigiosa vetrina della fotografia in Asia. Daegu oltre ad essere la quarta città più importante del sud Corea è anche la sede di questo festival internazionale nato per promuovere l’arte ed offrire ai grandi fotografi un’opportunità oltremare, tenendo sempre la porta aperta alle innovazioni artistiche più interessanti.
Quest’anno l’Italia è il paese ospite, la Galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze, l’Istituto Italiano di Cultura di Seoul insieme al curatore Elio Grazioli hanno scelto 14 artisti italiani, tra i quali Pierluigi Fresia, per portare alto il nostro vessillo alla biennale più importante di quell’area di mondo nella sezione intitolata “An Italian Look”. Dunque un importante riconoscimento del suo lavoro e 5 bellissime immagini in mostra, che ben raccontano la sua arte e il suo sentire. Fresia è un artista poliedrico. Passa agevolmente dalla pittura alla fotografia, alle installazioni e le sue opere fanno parte di diverse collezioni di arte contemporanea, fondazioni e musei, tra i quali la GAM di Torino.
La sua inconfondibile cifra stilistica è il connubio di immagini e parole, su sfondi spesso spogli in cui l’essere umano è grande assente. Valli, campi immersi nella nebbia o ammantati di brina, fitte radure scure e cumuli di tronchi secchi sono abbinati a poche, incisive, parole (in inglese o italiano), con caratteri e dimensioni differenti per definire (o sfumare) concetti non necessariamente legati all’immagine che l’obiettivo coglie. Lui non spiega (le sue non sono didascalie) ma dà l’avvio a una narrazione che è nell’occhio e nella sensibilità di chi guarda; restare indifferenti è praticamente impossibile.
Aria da eterno ragazzino ma con uno sguardo lungimirante sulla vita e sul mondo, insegue libertà di pensiero e visioni, cavalcando l’amata moto mentre il resto del mondo ancora dorme, o in ore e con tagli di luce che solo lui sa intuire. E via, alla ricerca dell’attimo da fermare, mentre sul taccuino scorrono appunti, una parola, un pensiero, un riferimento che gli arrivano dal profondo.
«Non mi aspettavo di essere tra gli ambasciatori italiani in un altro continente. Certo per me è un grandissimo onore perché noi 14 rappresentiamo l’Italia nell’importante vetrina asiatica».
-La fotografia per te cosa rappresenta?
«Un mezzo per catturare ed esprimere qualcosa che è presente e corrisponde a quello che ho dentro, legato a sensazioni, emozioni. Lo riconosco e la fotografia ne è testimone. Ma non immortalo l’attualità o gli eventi».
-Artista a tutto campo, dalla pittura alla fotografia: come vivi i tuoi diversi lati artistici?
«Vengo dalla pittura e la foto è un altro modo di esprimere immagini che devono passare per l’anima. Basta guardarmi dentro: li vivo ma non ci faccio caso. Sono metodi e tecniche diversi, utili a costruire qualcosa».
-Perché nelle tue immagini non ci sono gli esseri umani?
«Semplicemente non mi sembrano necessari, a meno che non diventino simbolici, però è raro; mentre a volte ci sono degli animali».
-Come descriveresti le tue foto?
«Mi stupisce sempre che siano indicate come foto, io le considero opere d’arte che prescindono dalla tecnica usata. La vera fotografia è un’altra cosa; io uso la fotografia come mezzo».
-Come insegui le tue foto?
«Parto all’alba o in momenti particolari, perché mi sembra che quello sia l’attimo giusto per andare a catturare qualcosa; come se sapessi che c’è, anche se non è detto che poi avvenga».
–Come abbini parole e immagini?
«Le due cose non sono complementari, ognuna va per la sua strada; più sono distanti e più mi interessa la connessione paradossale. In certi momenti alcune parole assumono una loro forza che diventa così grande che non posso liberarmene, se non nelle foto, con poche, brevi frasi».
-I tuoi progetti futuri?
«In ottobre farò una mostra personale dal titolo “Questa reciproca ignoranza”, in Emilia a Fiorenzuola, in occasione di PHOTO 14 Rassegna di Cinema e Fotografia. Il titolo della mostra è nato da un dialogo con mio figlio adolescente. Mi sono reso conto di come il rapporto genitori-figli sia un guardarsi senza conoscersi; di ignoranza reciproca, ma colma di un amore immenso che sfida ogni cosa e assume grande significato».
Laura Goria
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