Fu così che Torino perse il titolo di capitale

“Fu inutile smentire, in modo chiaro e documentato, accuse e calunnie. I fatti furono ben presto circondati da una sorta di congiura del silenzio, anche se un dibattito e una polemica striscianti sopravvissero e sopravvivono a 150 anni di distanza”

 

CAPITALE2Organizzata dal Consiglio regionale del Piemonte e dal Centro Studi Piemontesi, si è tenuta il 22 settembre nell’Aula consiliare di Palazzo Lascaris a Torino, introdotta dal saluto del presidente dell’Assemblea regionale Mauro Laus, la giornata di studi sugli avvenimenti del settembre 1864 che seguirano alla decisione di spostare la capitale da Torino a Firenze. 

 

“La perdita dello status di capitale nell’autunno 1864 segnò una svolta fondamentale nella storia di Torino. Alla delocalizzazione istituzionale la classe dirigente torinese seppe rispondere reinventando il ruolo della città come capitale dell’industria – ha puntualizzato Laus -, così come in anni recenti si è risposto alla delocalizzazione industriale promuovendo l’immagine di Torino come città olimpica e capitale della cultura”.

 

palazzo carignano

Qualificata la partecipazione dei relatori, presentati da Giuseppe Pichetto, presidente del Centro Studi Piemontesi, che ha voluto sottolineare l’importanza di far “piena luce su un episodio ancora poco conosciuto”.

Gustavo Mola di Nomaglio si è soffermato sulla Convenzione del 15 settembre 1864 e sui suoi effetti, mentre Gian Savino Pene Vidari dell’Università di Torino ha portato all’attenzione le vicende torinesi descritte nel diario segreto di Federigo Sclopis.

 

La sessione mattutina, moderata da Domenico Tomatis, ha ancora compreso le relazioni di Pierangelo Gentile dell’Università di Torino sul ruolo del Re e di Casa Savoia, di Georges Virlogeux dell’Université de Provence che ha presentato il carteggio inedito tra Massimo D’Azeglio e Angelo Brofferio “il più gentile dei democratici”, e di Rosanna Roccia, direttore della rivista Studi Piemontesi, che ha tratteggiato la figura di Urbano Rattazzi, fedele al motto “star lontano da tutti per non entrare in discussioni”.

 

con reg lascarisI lavori pomeridiani, condotti da Albina Malerba direttore del Centro Studi Piemontesi, si sono concentrati sugli interventi di Aldo Alessandro Mola del Centro Europeo Giovanni Giolitti per lo Studio dello Stato (le ripercussioni del trasferimento della capitale da Torino a Firenze sulla rappresentanza del Piemonte in Parlamento tra il 1865e il 1870), di Pier Massimo Prosio del Centro Studi Piemontesi (settembre 1864: riflessi letterari di una tragedia), dell’architetto Elena Gianasso del Politecnico di Torino (Torino 1864. Città e architettura per una nuova identità urbana), di Giorgio Federico Siboni dell’Università di Milano (ragione e sentimento nella vicenda biografica di Fulvia Verri, 1793-1871) e di Eleonora Belloni e Giacomo Zanibelli dell’Università di Siena (economia e cultura nella Firenze Capitale del Regno d’Italia).

 

Sul trasferimento della capitale a Firenze, pesano ancora oggi le vittime degli scontri nelle piazze Castello e San Carlo a Torino. “Fu inutile smentire, in modo chiaro e documentato, accuse e calunnie. I fatti furono ben presto circondati da una sorta di congiura del silenzio, anche se un dibattito e una polemica striscianti sopravvissero e sopravvivono a 150 anni di distanza”, ha voluto sottolineare Aldo Alessandro Mola.

 

(mbocchio – fcalosso, cr.piemonte.it) Foto: il Torinese

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