Quando il silenzio fa parlare di sè

pissimigliaMOLETO2Editore, giornalista, uomo dai mille interessi e dalle tante passioni quest’anno si presenta anche nelle nuove vesti di artista e scrittore. Ha fatto suo l’argomento da sempre caro alle migliori menti  dell’umanità; è andato alla ricerca dei tanti modi in cui è stato declinato, ha raccolto aforismi, proverbi pensieri (e tanto altro), li ha ordinati e introdotti con commenti e pensieri personali

 

“Il silenzio è ricerca dell’inesplorato, incute rispetto, a volte ti lascia confuso, devi approfondirlo dentro di te e ti fa scoprire concetti mai banali”. Ecco il silenzio per Roberto Pissimiglia, che all’affascinante tema ha dedicato il saggio “Silenzio e Silenzi” (ed.ArtMoleto), presentato in occasione della recente mostra, proprio sul silenzio, tenutasi a Moleto.

 

Editore, giornalista, uomo dai mille interessi e dalle tante passioni quest’anno si presenta anche nelle nuove vesti di artista e scrittore. Ha fatto suo l’argomento da sempre caro alle migliori menti  dell’umanità; è andato alla ricerca dei tanti modi in cui è stato declinato, ha raccolto aforismi, proverbi pensieri (e tanto altro), li ha ordinati e introdotti con commenti e pensieri personali. E’ nata così una mappa in 19 capitoli, con oltre 300 silenzi su cui riflettere; ma da parte ne ha altri, per un possibile sequel.

 

La scelta del tema non è casuale perché lui da anni è una delle anime di ArtMoleto (associazione creata dalla pittrice Michelle Hold con un gruppo di artisti legati al piccolo borgo). Nel silenzio delle colline del Monferrato Casalese ha il suo angolo di pace ed un atelier di arte povera.

 

«Recupero vecchi utensili che hanno percorso generazioni di fatiche quotidiane dei contadini e sono ormai  abbandonati in angoli di cortili, soffitte e cantine. Li restauro, coloro ed assemblo in nuove installazioni e mi piace pensare che li trasformo in pensionati di lusso che assaporano il piacere di essere ammirati».

 

-Invece l’idea del libro come e quando è nata?

«Da qualche anno sono l’editore del catalogo di ArtMoleto, curo i profili degli artisti e introduco il tema guida. Quest’anno ho capito che sul silenzio c’era da dire molto di più; così ho iniziato a consultare libri e internet e a trovare un’infinità di materiale».

-Lo definisci un work in progress; perché secondo te il silenzio è un tema accarezzato da sempre?

«Perché non è banale, non è facile e un volta che lo inizi, difficilmente riesci a troncare: ecco perché non ho ancora finito di scriverne».

-Inviti i lettori a mandarti altri silenzi: cosa ti  aspetti?

«Non è detto che sull’argomento sia già stato scritto tutto. Sicuramente ci sono altri  pensieri ed è uno stimolo anche per autori anonimi che potrebbero dare ulteriori contributi».

-Tu di che silenzio sei fatto?

«Controverso. Lo amo, lo cerco. Ma quando ce l’ho, magari non riesco a tenermelo fino in fondo. Anche perché siamo tutti troppo sensibili a quello che ci circonda: rumori, suoni, musica e distrarsi è  facile».

-Perché nel libro sostieni che il silenzio può fagocitare e che a te è successo?

«Mi ha fatto lentamente e progressivamente perdere il controllo del mio solito ritmo. Quella che era  la mia vita normale un po’ è cambiata: se dovevo scrivere qualcosa, rinunciavo al cinema e altro».

-Come vedi il binomio solitudine-silenzio?

«E’ un gemellaggio che spesso si fa; ma sono due concetti assolutamente scissi. Nel silenzio puoi essere pieno di contatti, vivo, scoprire un mondo di cose. Invece la solitudine, a volte, ti svuota. Dal  silenzio puoi uscire facilmente, la solitudine non è altrettanto sviabile».

-Esistono un silenzio maschile ed uno femminile?

«Quello maschile è più un silenzio di ghiaccio: chiuso in se stesso, rigido. Quello femminile è un velo di silenzio: in punta di piedi, più aperto e morbido».

-Tra le tante definizioni che hai  trovato, le tue preferite?

« Le avevo raccolte in un capitolo, che poi non ho inserito. Sono circa una ventina, tra le quali: Valentino  Bompiani “Il silenzio è la voce di un altro alfabeto che ci parla dentro”, cosa che ho sentito molto mentre scrivevo; Charles Degaulle “Silenzio: splendore dei forti, rifugio dei deboli”; Tiziano Terzani “I libri parlano quando serve e tacciono quando si ha bisogno di silenzio; o ancora, Robert Walser “Scrivere significa accalorarsi in silenzio”».

-L’arte che esprime e rappresenta meglio il silenzio?

«Il cinema muto e la pittura. Il primo sembra facile ed ovvio; mentre è sorprendente come un concetto tanto difficile da trasferire su tela abbia invece prodotto quadri affascinanti».

-Nel libro racconti della camera Anecoica, ma allora il silenzio totale non è sopportabile?

«E’ dimostrato dai tecnici  della Nasa che addestrano gli astronauti. Gli amici che l’hanno provata mi hanno detto che si va completamente in tilt. Il silenzio è talmente assoluto che percepisci persino il battito del cuore e diventa un rumore insopportabile».

– Il tuo sogno di scrittore?

«Da tempo penso ad un libro legato al mio percorso di editore di periodici di bellezza. Una sorta di sintesi del settore che ripercorra le storie dei grandi coiffeur che, oltre ad essere stati punti di riferimento nel loro campo, hanno anche incarnato un’epoca, come Vidal  Sassoon e Coppola, che ho avuto la fortuna di conoscere. Ho già molto materiale, ma non ancora un libro vero e proprio».

 

Laura Goria

 

 

 

 

 

 

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