Storia della città in divisa

Il fascino del volume è dato soprattutto dallo spirito di cultura umanistica di cui è permeato, dalla carica di filantropia di chi contempla non l’ars belli ma l’ars pacis, dalla sincerità nel riconoscere la grandezza dei soldati che onorano la Patria e l’altruismo delle associazioni d’arma e dei volontari

 

soldati

Il libro di Franco Cravarezza e del figlio Tomaso “150° – Soldati a Torino”, edito dal Centro Studi Piemontesi,  è frutto di una attenta ed instancabile ricerca. Delinea in circa cinquecento pagine la storia di ogni arma dal 1861 al 2011 con particolare risalto ai raduni di Torino.

 

Non semplice libro di storia, è rappresentazione di uno spaccato d’epoca in ogni suo aspetto non solo militare ma anche specchio di ogni disciplina culturale a trecentosessanta gradi di “Torino Capitale 2011” che per ben nove mesi ha ospitato mostre d’arte, concerti, manifestazioni sportive, conferenze. Ai contenuti di grande interesse si affiancano fotografie dei festosi raduni all’insegna dell’amicizia e solidarietà, di sfilate in piazze e vie imbandierate, riproduzioni di cartoline, giornali d’epoca e medaglie commemorative.  Sono fotografati i monumenti eretti in ogni angolo della città a perenne ricordo di personaggi eroici che hanno fatto la storia piemontese a simbolo dei più alti valori.

 

 Tra questi il monumento a Carlo Alberto che presenta scene militari della prima guerra d’Indipendenza e le statue del bersagliere, artigliere, granatiere, dragone; il monumento al fante eroe di trincea; la statua equestre di Lamarmora. Viene dato risalto ad una delle opere più riuscite artisticamente, il bronzo di Emanuele Filiberto di Carlo Marochetti, considerato dal grande Leonardo Bistolfi il più bel monumento equestre dell’800, talmente entrato nell’immaginario collettivo da esser chiamato affettuosamente “caval d’brons” come simbolo di Torino Capitale.

 

 Il fascino del volume, al di là dell’intento documentaristico è dato soprattutto dallo spirito di cultura umanistica di cui è permeato, dalla carica di filantropia di chi contempla non l’ars belli ma l’ars pacis, dalla sincerità nel riconoscere la grandezza dei soldati che onorano la Patria e l’altruismo delle associazioni d’arma e dei volontari.

 

 (Foto: Museo Nazionale del Risorgimento – Torino)

Giuliana Romano

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