La storica liaison di Fiat con i governi

Anche il celebre e tostissimo predecessore dell’Avvocato, Vittorio  Valletta  sosteneva che l’azienda torinese non è né di destra né di sinistra. GIà negli Anni ’30 il senatore Agnelli senior, seppur tiepido nei confronti del fascismo, nel corso della visita di Benito Mussolini agli stabilimenti torinesi espresse gratitudine per l’opera di governo

 

fiat mussoliniEmme come Matteo, non più come Mussolini . Sergio Marchionne lo ha detto apertamente, senza ombra di equivoco: “Renzi mi piace. E’ l’unica agenda che l’Italia abbia. Lo aspetto negli Usa”.  E gli ha risposto  Renzi: “Arrivo a settembre”. Buon viaggio. Del resto fu lo stesso Marchionne, in tempi non ancora renzianamente sospetti, un paio di anni fa, a dichiarare apertis verbis che “La Fiat e’ filogovernativa”, quando i giornalisti gli chiesero le sue preferenze su un esecutivo presieduto da Mario Monti o da Pier Luigi Bersani. Ma a  riportare di attualità quello che la vulgata ha sempre considerato naturale, ovvero la tradizionale liaison tra la Grande Fabbrica e (tutti) i governi di turno da un secolo e oltre ad oggi, sono state le parole di ieri dell’ad di Fiat- Chrysler.fiat cancello logo

 

Nulla di nuovo, si dirà. Anche il celebre e tostissimo predecessore dell’Avvocato, Vittorio  Valletta  sosteneva che l’azienda torinese non è né di destra né di sinistra. GIà negli Anni ’30 il senatore Agnelli senior, seppur tiepido nei confronti del fascismo, nel corso della visita di Benito Mussolini (che, invece, come presidente del Consiglio era predecessore di Renzi)  agli stabilimenti torinesi  espresse ” gratitudine per l’opera di governo con la quale avete  migliorato in ogni campo della vita nazionale e internazionale il posto e il destino del Paese”. Che cosa avrebbe potuto dire, d’altra parte, al capo del governo che gli assicurava:  “Io mi preoccupo tutti i giorni, dalla mattina alla sera, lavorando senza contare le ore di lavoro, mi preoccupo di dare il massimo lavoro possibile a tutti gli  italiani. E sono felice quando so che una  fabbrica, che un’industria, che una maestranza ha garantito il lavoro  per un lungo periodo di tempo”. Altri tempi, certo.fiat fca

 

Nel suo fondo sul Giornale, il direttore Alessandro Sallusti bolla come opportunistiche le parole di Marchionne a favore prima di Monti, poi di Letta e ora di Renzi, lasciando intendere, non citando Berlusconi, che solo con l’uomo di Arcore (che venne fischiato ai funerali di Agnelli), il rapporto tra Palazzo Chigi e l’allora Corso Marconi non fosse proprio idilliaco. Forse ha proprio ragione Enrico Deaglio che, in un suo articolo apparso tempo fa sul Secolo XIX sostiene la tesi secondo la quale la Fiat e Gianni Agnelli in particolare “tendeva a considerare i governi romani come una buffa e folkloristica appendice del potere Fiat, che si potevano manovrare con abbastanza facilità”, ricordando una celebre frase dell’Avvocato:  “Torino propone e Roma dispone; quello che va bene per Fiat va bene per l’Italia, la Fiat è per vocazione filogovernativa”.fiat lingotto

 

fiat arancioUna considerazione, però, va fatta. Non cambieranno forse  i rapporti tra potere politico ed economico ma cambiano i tempi. Se, fino a pochi anni fa l’asse era Torino-Roma, oggi lo scenario è globale. Marchionne  lo dimostra ogni giorno con le sue azioni di “politica estera” a favore di FCA. I conti del gruppo industriale stanno andando bene e, fino a prova contraria – Renzi o non Renzi – la linea intrapresa in questi primi dieci anni di Era Marchionne pare essere quella giusta. Teniamo sempre Torino nel cuore ma dobbiamo cercare di guardare al di là della Mole.

 

Cristiano Bussola

 

 

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