Che Italia sarebbe senza le donne?

Il libro “Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia”, a cura delle volontarie della Fondazione Nilde Iotti, racconta del debito che l’Italia ha nei confronti delle donne, illustrando in modo rigoroso le tappe e i contenuti delle conquiste legislative dall’inizio della Repubblica alla conclusione dell’ultima legislatura

 

donne lascaris“Se non ci fossero state le donne, in questa nostra Repubblica, se non ci fossero state le loro tenaci battaglie di emancipazione e liberazione, l’Italia oggi sarebbe uno Stato molto più arretrato e molti articoli della Costituzione non sarebbero stati applicati. Le conquiste legislative delle donne italiane hanno cambiato la loro vita e l’assetto economico, sociale e culturale del nostro paese”.

 

Il libro “Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia”, a cura delle volontarie della Fondazione Nilde Iotti, presentato a Palazzo Lascaris il 13 marzo (nella foto), racconta del debito che l’Italia ha nei confronti delle donne, illustrando in modo rigoroso le tappe e i contenuti delle conquiste legislative dall’inizio della Repubblica alla conclusione dell’ultima legislatura. Nel volume si ritrovano la battaglia per il diritto di voto, sono citati gli articoli che più hanno favorito il cambiamento nella vita delle donne e sono elencate le “madri” della nostra Repubblica: le donne elette nell’Assemblea Costituente, che diedero un contributo rilevante alla stesura della Costituzione.

 

“Il testo è nato – racconta Livia Turco, presidente della Fondazione Iotti ed ex ministra e parlamentare – per fare memoria storica ma anche per indignazione perché si parla sempre di padri fondatori e mai delle 21 madri senza le quali la nostra Costituzione non sarebbe la più completa esistente al mondo. Questo libro vuole dimostrare che la Repubblica italiana è una Repubblica di donne e di uomini, un’idea semplice che vorremmo fosse ben impressa nelle menti dei nostri giovani”. Nell’incontro, organizzato da Cna Impresa Donna Piemonte, in collaborazione con Ismel (Istituto per la memoria e la cultura del lavoro dell’impresa e dei diritti sociali) e moderato dalla giornalista Milena Boccadoro, è stato analizzato la stato dell’arte della parità di genere anche a partire dalla bocciatura degli emendamenti di merito della nuova legge elettorale.

 

“È necessario un cambiamento culturale forte, se questo non avviene il processo va accelerato attraverso le leggi”, ha dichiarato a tal proposito la deputata Francesca Bonomo. “Fino a un po’ di tempo fa ritenevo – ha spiegato Dea Martinotti, presidente di Cna Impresa Donna – che le quote rosa non fossero importanti, ma alla luce della difesa a oltranza dei loro posti da parte degli uomini, non la penso più così”.
Durante il dibattito si è parlato anche di imprenditoria femminile. “A Biella, mia città d’origine – ha raccontato Martinotti – sono stati registrati diversi casi di suicidio a causa della crisi, le nuove famiglie sono ora rette dalle donne che si sono reinventate. Stanno nascendo una miriade di microimprese che portano avanti l’economia”.

 

L’assessore regionale al Lavoro Claudia Porchietto ha dichiarato, attraverso una lettera riportata durante la presentazione, che “il diritto di essere madri e lavoratrici è stato solo in parte conquistato, una vera parità non è ancora stata raggiunta”. Ha aggiunto: “Una donna che entra nel mondo del lavoro genera richiesta di servizi, creando una sorta di indotto”. Alida Vitale, consigliera regionale di Parità, ha ricordato la legge che tutela la maternità e la paternità e tutti i progetti messi in campo per far conoscere ai padri il loro diritto. Marcella Filippa, direttore Ismel, ha ricordato come le leggi non bastino da sole a sancire e tutelare i diritti e come il ‘900 sia stato un vero e proprio percorso ad ostacoli nella ricerca della parità. “Voglio invitare tutte le donne a coltivare la resilienza” – ha concluso, intendendo, con quel termine, la capacità di adattarsi e resistere all’usura del tempo. All’incontro erano presenti le consigliere Gianna Pentenero, Eleonora Artesio e Monica Cerutti.

 

rbertero – UfficIo Stampa Consiglio regionale

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