Uno dei tipi di comunicazione, oltre a quelli già descritti negli articoli precedenti, è la prossemica, studiata dall’antropologo Edward T. Hall nel 1963, che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione, sia verbale sia non verbale.
Avete mai fatto caso che quando scegliamo un posto a sedere, ad esempio in autobus, tendiamo a preferire quello libero più lontano dalle altre persone? O se mentre camminiamo qualcuno che non conosciamo ci chiede un’ informazione, avvicinandosi troppo e magari cercando un contatto, la nostra reazione è quella di allontanarci e di essere indispettiti da quel tipo di approccio? Non si tratta di maleducazione o di essere asociali, semplicemente viene espressa quella che si chiama “bolla prossemica”, ovvero la distanza interposta tra due individui, che funziona esattamente nello stesso modo anche tra cani e tra cani e umani. Se invece sullo stesso autobus o per strada troviamo persone che conosciamo ma con cui non siamo particolarmente in confidenza, magari gli rivolgiamo un saluto o diamo l’informazione ma in maniera piuttosto distaccata; se invece l’altro individuo è un amico, ci sediamo di fianco e ci avviciniamo, magari scambiandoci anche un gran saluto; in ultimo, se si tratta del partner o di un membro della famiglia o una persona a cui vogliamo particolarmente bene, le nostre distanze saranno ancor più ridotte, in quanto il grado di confidenza è maggiore. Succede esattamente così anche per i nostri amici a 4 zampe.
Nel dettaglio, dalla più esterna alla più interna, troviamo:
- la bolla della zona “pubblica” dove si raccolgono informazioni sull’altro individuo con il contatto visivo, senza che ci sia alcuna interazione diretta (oltre i 3 metri);
- la bolla della zona “sociale” al cui interno il cane accetta di relazionarsi avvicinandosi e entrando in comunicazione con gli altri attraverso l’annusarsi, senza che avvenga però alcun contatto fisico (da 1 a 3 metri);
- la bolla della zona “personale” riservata a soggetti amici e che corrisponde alla distanza mantenuta durante il gioco dove c’è interazione con un occhio di attenzione alle reazioni e ai segnali emessi dall’altro (da 50 cm a 1 metro);
- la bolla della zona “intima” riservata a chi si è guadagnato la fiducia da parte del cane, ove avviene il contatto vero e proprio (da 0 a 50 cm di distanza).
Se incontriamo un cane per strada e vogliamo accarezzarlo magari mettendogli anche la nostra mano sulla testa, siamo consapevoli che stiamo invadendo quella che è la sua zona intima e noi per lui siamo dei perfetti sconosciuti. Se il cane mostrasse segni di insofferenza, ringhiasse e arrivasse addirittura a mordere (cosa che purtroppo accade), è perché non avendo vie di fuga ed essendo molto probabilmente al guinzaglio, non ha altro modo per far capire che non stiamo rispettando i suoi spazi. E ha tutte le ragioni per farlo. Quando mangiate, riposate o siete impegnati a fare qualcosa, se qualcuno continuasse a disturbarvi o invadesse il vostro spazio, sareste così tolleranti? Questo è quello, che, purtroppo, succede anche tra cani e bambini, per questo è fondamentale non lasciarli mai soli ma sorvegliare sempre e soprattutto spiegare ai nostri piccoli il rispetto dello spazio del cane. Pertanto, è errata la convinzione di pretendere che per forza, quindi, il cane debba interagire con noi anche se non ne ha voglia o sta facendo altro.
Ogni cane ha la sua percezione delle distanze, ciò dipende dal livello di socializzazione, dalle esperienze vissute e dall’ampiezza degli spazi: un cane timoroso potrebbe trovarsi a disagio e sentirsi minacciato già da molto lontano, viceversa un cane sicuro di sé ha delle bolle prossemiche inferiori. Per quanto riguarda il fattore spazio, più questo è ampio, maggiore sarà la possibilità di fuga, il che determinerà in linea di massima, la propensione del cane a una relazione. La mancanza di una via di fuga e la costrizione a una distanza ravvicinata data dal guinzaglio, ad esempio l’area cani piccola o la passeggiata sul marciapiede, è il motivo per cui molti cani cambiano completamente atteggiamento: la possibilità di fuga, infatti, diventa nulla e in caso di disagio il cane, frustrato dall’impossibilità di spostarsi, avrà un comportamento per noi errato, ma che per lui è l’unico possibile per poter allontanare ciò che per lui è un pericolo, provando a scacciarlo – è proprio il caso di dirlo – con i denti. Osservando e imparando a conoscere il nostro cane, capiremo quali sono le distanze alle quali reagisce a determinati stimoli: se sapete che patisce gli incontri molto ravvicinati e siete, ad esempio, in passeggiata, quando vedete un altro binomio sulla vostra traiettoria possibilmente cambiate strada in modo più naturale possibile e prima che il vostro cane se ne accorga, in modo da non insediare in lui un comportamento viziato per quel tipo di situazione, evitando così inutile stress al cane. Tenete però conto dell’indicazione che il cane sta dando ovvero, che in quel tipo di situazione, ha delle difficoltà: prendete in considerazione di lavorare per aiutare il cane a gestire in maniera più serena alcune situazioni (con cani, persone, oggetti): la passeggiata, che è anche il riflesso della relazione tra noi e il nostro cane, dovrebbe sempre essere un momento bello e di condivisione e non di stress. Le classi di comunicazione, fatte in modo oculato, e le aree cani, sono una gran scuola per imparare a leggere le distanze: fateci caso!
Alla prossima!
Francesca Mezzapesa
Educatrice cinofila 3° livello FISC – Istruttrice Rally Obedience
- v La piramide dei bisogni del cane
- v La comunicazione con il cane
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- v Come comunicano cani (parte II) – La comunicazione olfattiva
- v Come comunicano i cani (parte III) – La comunicazione tattile
- v Area cani – Istruzioni per l’uso