UNA MOSTRA A VENEZIA

“GLI ULTIMI GIORNI DI BISANZIO, SPLENDORE E DECLINO DI UN IMPERO”

Alla fine del Trecento Bisanzio è accerchiata, sta per cadere nelle mani dei turchi. I crociati europei cadono rovinosamente sotto i colpi degli Ottomani. In terra bulgara, prima a Nicopoli nel 1396 e poi a Varna sul Mar Nero nel 1444 si spengono le ultime speranze dei cavalieri cristiani di respingere gli Ottomani che avanzavano nei Balcani senza incontrare resistenza. La situazione è drammatica e l’Europa sembra sul punto di rispondere alla minaccia che arriva da Oriente. L’ombra dei sultani comincia a riflettersi sulle acque dorate del Corno d’Oro nella capitale bizantina sul Bosforo. Tocca a Manuele II Paleologo, imperatore di Bisanzio, giocare l’ultima disperata carta e chiedere l’aiuto dell’Europa. Si imbarca su una galea veneziana e parte con l’obiettivo di convincere i sovrani europei a coalizzarsi e aiutare militarmente Costantinopoli prima che sia troppo tardi. Accolto dal doge, Venezia è la prima tappa e, dopo la regina dei mari, raggiunge Milano, Parigi e Londra in un lungo viaggio compiuto tra il 1399 e il 1403 portando con sé rari e pregiati doni diplomatici e religiosi destinati ai sovrani europei e ai due Papi residenti a quel tempo a Roma e ad Avignone. Tra questi importanti regali spicca “l’icona di San Luca” di Freising (città presso Monaco di Baviera), opera bizantina che

raffigura la Madonna con il capo reclinato e le braccia protese in avanti nell’atto di pregare, dal titolo “La speranza dei disperati”, un simbolo del tragico momento in cui si trovava Costantinopoli tra la fine del Trecento e il Quattrocento, con i turchi alle porte. Ebbene, per la prima volta dopo oltre sei secoli l’icona di San Luca, custodita da sempre in Germania, è tornata a Venezia, la città della sua prima destinazione in Europa. È esposta nei saloni della Biblioteca Marciana della città lagunare nella mostra “Gli ultimi giorni di Bisanzio. Splendore e declino di un Impero”. Il prezioso oggetto, che risale al X secolo e, secondo l’antica tradizione cristiana, sarebbe stato dipinto dallo stesso apostolo Luca, è l’anima della mostra alla Biblioteca Marciana suddivisa in otto sezioni che illustrano il contesto storico e politico che portò alla caduta di Costantinopoli, il significato del viaggio di Manuele II in Europa e le testimonianze dell’intenso scambio culturale e commerciale tra Venezia e Bisanzio all’inizio dell’Umanesimo. Quando, nel 1402, il sultano Bayezid I, detto la Folgore, fu sconfitto ad Ankara da Tamerlano, il terribile condottiero dei Mongoli e l’incubo ottomano fu improvvisamente scacciato da Bisanzio, Manuele II interpretò l’inaspettata vittoria come un dono della Madonna “dei senza speranza”. Un breve documentario presenta la drammatica situazione di Bisanzio negli ultimi decenni prima della caduta di Costantinopoli. Nonostante l’acuirsi del conflitto bizantino-ottomano non mancarono tentativi di incontro pacifico tra le due culture e religioni, come dimostra il famoso manoscritto dei “Dialoghi con un musulmano” di Manuele II. Nella mostra si possono vedere le carte geografiche dell’epoca che presentano Costantinopoli e Venezia, luoghi di partenza e di approdo dell’imperatore nel suo tour in Europa. Tra i doni visibili nell’esposizione ci sono il reliquiario con una bolla imperiale donato all’antipapa Benedetto XIII e il reliquiario delle Spine della corona di Cristo dal Duomo di Pavia. L’icona di San Luca fu donata a uno degli uomini più potenti del tempo, Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano. Entrò poi in possesso dei veronesi della Scala e nel 1440 Nicodemo della Scala, vescovo di Freising, la regalò al Duomo della città. Le ultime sezioni della mostra illustrano la lunga tradizione di stretti rapporti tra Bisanzio e Venezia, già provincia dell’Impero romano d’Oriente, attraverso pezzi di grande valore realizzati a Bisanzio e giunti in laguna in epoche diverse come le cinque legature per libri liturgici della Biblioteca Marciana, la stauroteca (il reliquiario con frammenti di legno della croce di Cristo) del cardinale Basilio Bessarione proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e il cofanetto per reliquie di Trebisonda conservato nel Tesoro di San Marco. Venezia si conferma città “bizantina” per eccellenza. Non solo per i legami storici ma anche per ciò che conserva da secoli, come l’icona della Madonna Nikopeia (portatrice di vittoria), conservata nella Basilica di San Marco, che gli imperatori portavano in battaglia come amuleto o come l’icona di San Luca che a Venezia non poteva mancare, almeno per qualche mese. L’esposizione, nata da una cooperazione tra il Museo diocesano di Freising e la Biblioteca Marciana di Venezia, è aperta al pubblico nelle sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana fino al 5 marzo 2019, tutti i giorni, 10.00-17.00, con ingresso dal Museo Correr.

Filippo Re

 

 

 

 

"GLI ULTIMI GIORNI DI BISANZIO, SPLENDORE E DECLINO DI UN IMPERO"

Alla fine del Trecento Bisanzio è accerchiata, sta per cadere nelle mani dei turchi. I crociati europei cadono rovinosamente sotto i colpi degli Ottomani. In terra bulgara, prima a Nicopoli nel 1396 e poi a Varna sul Mar Nero nel 1444 si spengono le ultime speranze dei cavalieri cristiani di respingere gli Ottomani che avanzavano nei Balcani senza incontrare resistenza. La situazione è drammatica e l’Europa sembra sul punto di rispondere alla minaccia che arriva da Oriente. L’ombra dei sultani comincia a riflettersi sulle acque dorate del Corno d’Oro nella capitale bizantina sul Bosforo. Tocca a Manuele II Paleologo, imperatore di Bisanzio, giocare l’ultima disperata carta e chiedere l’aiuto dell’Europa. Si imbarca su una galea veneziana e parte con l’obiettivo di convincere i sovrani europei a coalizzarsi e aiutare militarmente Costantinopoli prima che sia troppo tardi. Accolto dal doge, Venezia è la prima tappa e, dopo la regina dei mari, raggiunge Milano, Parigi e Londra in un lungo viaggio compiuto tra il 1399 e il 1403 portando con sé rari e pregiati doni diplomatici e religiosi destinati ai sovrani europei e ai due Papi residenti a quel tempo a Roma e ad Avignone. Tra questi importanti regali spicca “l’icona di San Luca” di Freising (città presso Monaco di Baviera), opera bizantina che

raffigura la Madonna con il capo reclinato e le braccia protese in avanti nell’atto di pregare, dal titolo “La speranza dei disperati”, un simbolo del tragico momento in cui si trovava Costantinopoli tra la fine del Trecento e il Quattrocento, con i turchi alle porte. Ebbene, per la prima volta dopo oltre sei secoli l’icona di San Luca, custodita da sempre in Germania, è tornata a Venezia, la città della sua prima destinazione in Europa. È esposta nei saloni della Biblioteca Marciana della città lagunare nella mostra “Gli ultimi giorni di Bisanzio. Splendore e declino di un Impero”. Il prezioso oggetto, che risale al X secolo e, secondo l’antica tradizione cristiana, sarebbe stato dipinto dallo stesso apostolo Luca, è l’anima della mostra alla Biblioteca Marciana suddivisa in otto sezioni che illustrano il contesto storico e politico che portò alla caduta di Costantinopoli, il significato del viaggio di Manuele II in Europa e le testimonianze dell’intenso scambio culturale e commerciale tra Venezia e Bisanzio all’inizio dell’Umanesimo. Quando, nel 1402, il sultano Bayezid I, detto la Folgore, fu sconfitto ad Ankara da Tamerlano, il terribile condottiero dei Mongoli e l’incubo ottomano fu improvvisamente scacciato da Bisanzio, Manuele II interpretò l’inaspettata vittoria come un dono della Madonna “dei senza speranza”. Un breve documentario presenta la drammatica situazione di Bisanzio negli ultimi decenni prima della caduta di Costantinopoli. Nonostante l’acuirsi del conflitto bizantino-ottomano non mancarono tentativi di incontro pacifico tra le due culture e religioni, come dimostra il famoso manoscritto dei “Dialoghi con un musulmano” di Manuele II. Nella mostra si possono vedere le carte geografiche dell’epoca che presentano Costantinopoli e Venezia, luoghi di partenza e di approdo dell’imperatore nel suo tour in Europa. Tra i doni visibili nell’esposizione ci sono il reliquiario con una bolla imperiale donato all’antipapa Benedetto XIII e il reliquiario delle Spine della corona di Cristo dal Duomo di Pavia. L’icona di San Luca fu donata a uno degli uomini più potenti del tempo, Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano. Entrò poi in possesso dei veronesi della Scala e nel 1440 Nicodemo della Scala, vescovo di Freising, la regalò al Duomo della città. Le ultime sezioni della mostra illustrano la lunga tradizione di stretti rapporti tra Bisanzio e Venezia, già provincia dell’Impero romano d’Oriente, attraverso pezzi di grande valore realizzati a Bisanzio e giunti in laguna in epoche diverse come le cinque legature per libri liturgici della Biblioteca Marciana, la stauroteca (il reliquiario con frammenti di legno della croce di Cristo) del cardinale Basilio Bessarione proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e il cofanetto per reliquie di Trebisonda conservato nel Tesoro di San Marco. Venezia si conferma città “bizantina” per eccellenza. Non solo per i legami storici ma anche per ciò che conserva da secoli, come l’icona della Madonna Nikopeia (portatrice di vittoria), conservata nella Basilica di San Marco, che gli imperatori portavano in battaglia come amuleto o come l’icona di San Luca che a Venezia non poteva mancare, almeno per qualche mese. L’esposizione, nata da una cooperazione tra il Museo diocesano di Freising e la Biblioteca Marciana di Venezia, è aperta al pubblico nelle sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana fino al 5 marzo 2019, tutti i giorni, 10.00-17.00, con ingresso dal Museo Correr.

Filippo Re