Torino tra le righe
Per questo appuntamento di Torino tra le righe voglio portarvi nel cuore gelido di una storia che sorprende, inquieta e si insinua lentamente nella mente del lettore. Morsi è la seconda prova narrativa di Marco Peano, autore torinese classe 1979, che dopo l’acclamato esordio con L’invenzione della madre (Minimum Fax, 2015), ha scelto di percorrere una strada nuova, più oscura e spiazzante, ma non per questo meno intensa.
Con Morsi – edito da Bompiani nel 2022 – Peano si cimenta con un romanzo che si muove tra il thriller psicologico, il racconto di formazione e la favola gotica. Il risultato è un’opera disturbante e coraggiosa, che rompe gli schemi del realismo italiano per affacciarsi su territori narrativi poco frequentati nel nostro panorama letterario. Una scelta rischiosa, che ho trovato profondamente affascinante: anche io, come molti lettori, mi sono sentita spiazzata dopo pochi capitoli, ma proprio questo spiazzamento è diventato parte integrante dell’esperienza.
Peano, oltre a essere scrittore, è editor per Einaudi e docente allo IED di Torino. Collabora con Tuttolibri de La Stampa, e la sua scrittura, anche in questo romanzo, riflette una profonda consapevolezza letteraria. Nonostante il cambio di registro rispetto al suo primo romanzo, l’attenzione per i dettagli psicologici, per i non detti e per i legami familiari rimane una costante.
La storia si apre con un’immagine apparentemente innocente: una ragazzina che gioca nella neve. È Sonia, ha undici anni, e quel Natale del 1996 lo passerà, controvoglia, a casa della nonna, nel paesino montano di Lanzo Torinese. La grande nevicata di quell’anno isola il borgo dal resto del mondo, creando una cornice ovattata e sospesa, perfetta per ciò che sta per accadere.
La casa in cui Sonia viene accolta è un luogo carico di silenzi e di segreti. La nonna Ada è una donna severa e schiva, conosciuta nella valle come guaritrice. Alcuni la chiamano masca, termine dialettale che evoca antichi saperi, riti dimenticati e superstizioni che resistono al tempo. La bambina osserva tutto con un misto di diffidenza e attrazione, trascorrendo le giornate tra stanze polverose e visite misteriose nello stanzino dove la nonna riceve pazienti e bisbiglia parole inascoltabili tra impacchi, erbe e gesti arcani.
Intorno, il paese si svuota per le vacanze, ma un’altra ombra grava sugli abitanti: la scuola è stata chiusa in anticipo per via di un evento sconvolgente, “l’incidente”. La professoressa Cardone, l’insegnante di italiano, durante una lezione ha fatto qualcosa di così agghiacciante che nessuno riesce nemmeno a raccontarlo. Un trauma collettivo che avvolge Lanzo in un silenzio ancora più inquietante del freddo e della neve.
Sonia trova un compagno di avventura in Teo, un coetaneo cresciuto in una famiglia contadina, abituato alla durezza della vita e a soddisfare i propri istinti con una fame quasi primitiva. Tra i due nasce un legame necessario, fatto di sfide, coraggio e incoscienza. Insieme si avventurano nel mistero, attraversano il gelo e l’oscurità con lo sguardo puro di chi non ha ancora appreso del tutto la paura.
Quello che sembra partire come un romanzo di formazione si trasforma gradualmente in un horror psicologico, dalle tinte gotiche, quasi splatter. Le atmosfere ricordano certi racconti di Stephen King, ma filtrati attraverso la lente della cultura piemontese: la neve che copre tutto, il silenzio dei paesi di montagna, il dialetto che ritorna come memoria e identità.
Morsi racconta, in fondo, la fine dell’infanzia. Lo fa esasperandone le conseguenze, ma toccando una verità universale: crescere significa quasi sempre passare attraverso una frattura, un trauma, qualcosa che ci costringe a lasciarci alle spalle l’ingenuità e la sicurezza dell’essere bambini. A volte, crescere è davvero un orrore.
La scrittura di Peano è densa, ipnotica, spesso poetica anche nelle descrizioni più cupe. L’autore dosa con abilità tensione narrativa e introspezione, creando un equilibrio sottile tra realtà e incubo, tra memoria e visione. Le immagini restano nella mente, così come i personaggi, pieni di ombre e ambiguità. La figura di Sonia, in particolare, è toccante nella sua fragilità combattiva, nella sua sete di comprensione e nella volontà di resistere.
Morsi è un romanzo che rompe con la tradizione, che osa, che lascia spaesati e affascinati. Un libro che va letto senza aspettative, lasciandosi trascinare nella sua atmosfera sospesa e allucinata. Marco Peano ci porta per mano sulla soglia dell’orrore, e lo fa con delicatezza, con grazia, con crudeltà.
E quando si arriva all’ultima pagina, ci si accorge che qualcosa, dentro, è cambiato.

MARZIA ESTINI
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