Le trame dei film nelle sale di Torino
A cura di Elio Rabbione
Alla ricerca di Dory – Animazione. Regia di Andrew Stanton e Angus MacLean. Una festa per i piccoli, e non soltanto. A tredici anni dal successo planetario di “alla ricerca di Nemo”, ecco che oggi è la pesciolina Dory a prendere il sopravvento sulla terna dei protagonisti di un tempo, mentre nuovi caratteri marini s’aggiungono. In una lunga traversata tra Australia e California, Dory cercherà di accettare quella smemoratezza che la perseguita, anche con l’aiuto di vecchie conoscenze, dallo squalo balena Destiny che causa la miopia va a sbattere da ogni parte al polpo Hank, nervoso quanto basta, a Bailey, beluga migliore di tutti. Durata 97 minuti. (F.lli Marx sala Groucho e sala Chico, Greenwich V.O., Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Demolition – Amare e vivere – Drammatico. Regia di Jean-Marc Vallée, con Jake Gyllenhaal, Naomi Watts, Chris Cooper e Judah Lewis. Dal regista di “Dallas Buyers Club” e di “Wild”, la storia di Davis, broker di successo, che perde la moglie in un incidente d’auto. Si accanisce contro se stesso, contro quegli oggetti che le ricordano la defunta, contro la casa stessa, sino alla distruzione, avvilito, confuso, rabbioso; sino a quando, inaspettatamente, inizia a frequentare una sconosciuta, e suo figlio, cui attraverso lunghe lettere confessa tutto il proprio disagio di uomo solo. Forse con la presenza di un nuovo nucleo familiare qualcosa potrà cambiare. Durata 101 minuti. (Centrale V.O., Nazionale sala 1, Uci)
Il diritto di uccidere – Azione. Regia di Gavin Hood, con Helen Mirren, Aaron Paul e Alan Rickman. Il colonnello inglese Katherine Powell dirige a distanza un’operazione contro una cellula terroristica a Nairobi. Il suo “occhio” sul campo è un darne pilotato in Nevada dal giovane ufficiale Steve Watts: quando diventa inevitabile sferrare un attacco entrambi realizzano che anche una bambina cadrebbe tra le vittime. Nessuno nella stanza dei bottoni vuol prendersi la responsabilità di una decisione tanto drammatica. Ultima prova sullo schermo per il grande Alan Rickman. Durata 102 minuti. (Eliseo Blu)
L’effetto acquatico – Commedia. Regia di Solevi Ansbach, con Samir Guesmi e Florence Loiret-Caille. Samir, di professione gruista, si innamora di Agathe, istruttrice di nuoto a Montreuil, nella regione parigina. Pur di averla accanto e poterla frequentare, decide di prendere lezioni di nuoto nella piscina comunale, benché sia già un provetto nuotatore. Se la ragazza (del cuore) dovrà raggiungere l’Islanda per partecipare ad un congresso internazionale dei maestri di nuoto, Samir non esiterà a seguirla: non dovrà che spacciarsi per un istruttore israeliano. Più semplice di così… La rivista “Ciak” ha definito il film come “uno dei film più divertenti dell’anno, un gioioso inno alle infinite declinazioni dell’amore, in cui l’acqua svolge il ruolo di Cupido ed è più resistente di ogni scelta razionale”. Opera postuma della Anspach scomparsa un anno fa a 55 anni. Durata 85 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Romano sala 3)
El abrazo de la serpiente – Drammatico. Regia di Ciro Guerra, con Jan Bijovoet e Nilbio Torres. Karamakate, sciamano amazzonico, vive lontano dalla sua gente: un giorno arriverà Evan, etnobotanico americano, alla ricerca di una misteriosa pianta allucinogena. Insieme partiranno per una ricerca che li porterà sino al cuore della foresta. Splendido bianco e nero, premio alla Quinzaine des Réalisateurs dello scorso anno a Cannes. Durata 125 minuti. (Classico V.O.)
L’era glaciale: in rotta di collisione – Animazione. Regia di Mike Thurmeier e Galen T. Chu. Scordatevi la teoria del Big Bang. L’origine dell’universo è merito della ghianda dello scoiattolo-topo Scrat, causa di una cascata di meteoriti sul nostro pianeta. A salvare la situazione ci penseranno gli amici Sid, Manny, Diego e il resto del branco, tutti in fuga verso Geotopia. Durata 100 minuti. (Massaua, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)
Escobar – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Benicio del Toro e Josh Hutcherson. Niente di meglio che una vacanza in Colombia per il giovane surfista canadese Rick, in mezzo a onde mozzafiato, tra sabbia immacolata e lagune da favola. Ancor meglio se arriva l’amore con gli occhi della splendida Maria: finché un giorno la ragazza presenta il suo ragazzo allo zio, che di nome fa Pablo Escobar. Narcotrafficante, capace di far girare politica e economia del suo paese a proprio piacimento, ma anche padre premuroso nel raccontare favole ai figli, marito romantico verso una moglie cui dedica canzoni, cattolico oltre ogni dubbio che prega prima di una strage. La vita di Nick diverrà un incubo. Robusto film intorno alle contraddizioni di un uomo, una storia di formazione, un perfetto insieme di thriller e di inevitabile melò. Durata 120 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 1)
L’estate addosso – Commedia. Regia di Gabriele Muccino, con Brando Pacitto, Joseph Haro, Matilda Lutz e Taylor Frey. Anni Novanta. Con l’aiuto delle note e delle parole soprattutto di Jovanotti, all’indomani della maturità, i giovani Maria e Marco, antipaticissimi l’uno all’altra, si ritrovano a viaggiare insieme alla volta di San Francisco. Lì incontreranno ad attenderli Matt e Paul, coppia gay: con loro scopriranno la loro giovinezza, fatta di pregiudizi e di inaspettati innamoramenti, di fedeltà diverse e di scoperte che li cambieranno. Presentato a Venezia fuori concorso. Durata 103 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Massaia, Reposi, The Space, Uci)
La famiglia Fang – Commedia drammatica. Regia di Jason Bateman, Jason Bateman, Nicole Kidman e Christopher Walken. Tratto dal romanzo omonimo firmato da Kevin Wilson, edito in Italia da Fazi, è la storia di una coppia di genitori, due artisti di strada che nella loro vita hanno sempre avuto un debole per la provocazione a tutto tondo, e del risvolto che quella filosofia di vita, tra caos e una continua ricerca creativa sempre condotta oltre ogni convenzione sociale, ha prodotto sui figli (da sempre chiamati A e B), esseri al colmo della più ostile infelicità. Poi un giorno i vecchi genitori scompaiono. Ancora un “teatrino” preparato ad arte o una messinscena macabra quanto reale? Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo blu)
Indipendence Day: Rigenerazione – Fantascienza. Regia di Roland Emmerich, con Jeff Goldblum, Bill Pullman e Liam Hemsworth. A vent’anni dal precedente e originalissimo “Indipendence Day”, il regista votato anima e corpo ai disastri terrestri più spettacolari torna se non sul luogo del delitto dalle parti delle minestre piuttosto mal riscaldate: il tutto con la modica spesa di 160 milioni di dollari. Ritroviamo vecchie facce della puntata precedente, qualcuno ha lasciato come Will Smith, altri nuovi hanno nuovo peso nella catastrofica vicenda, compreso il nuovo presidente degli States, che guarda caso è una donna (come Hillary?). Per inguaribili nostalgici. Durata 120 minuti. (Greenwich sala 3, Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Io prima di te – Commedia (tra sospiri e lacrime). Regia di Thea Sharrock, con Sam Caflin e Emilia Clarke. Sospiri e lacrime, ovvero preparate i fazzoletti. Ovvero siamo di fronte a uno di quei soggetti che, senza tema di essere smentiti, scottano e molto. Alla radice il romanzo scritto (furbescamente?) da Jojo Moyes, bestseller per cuori d’antan o forse soltanto giustamente più sensibili. Lei, di famiglia modesta, carattere splendidamente esuberante, lui biondo ricco bellone manager, su sedia a rotelle a seguito di tragico incidente. Saprà lei ridargli un po’ di felicità e magari distoglierlo da pensieri che proprio non collimano con quelli di una vita normale? Una buona chiave per i giovani attori che aspirano al successo. E il pubblico, da che parte si schiererà? Apertissimo un dibattito mi piace/non mi piace. Durata 110 minuti. (Ideal, Lux sala 3, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Jason Bourne – Azione. Regia di Paul Greengrass, con Matt Damon, Alicia Vikander, Vincent Cassel, Tommy Lee Jones e Julia Stiles. A dirigere chi, per la “vicenda Bourne”, ideata da Robert Ludlum, ha già retto con la solida magistrale professionalità i precedenti “Supremacy” e “Ultimatum”: il che è una grande sicurezza. Poi il protagonista con un Damon sempre alla ricerca della propria memoria, con tra le mani questa volta dei file che potrebbero in qualche modo spiegargli la morte violenta di suo padre, tesissimo e di filtrate parole, gran maestro dell’azione, di granitica espressione dalla prima inquadratura all’ultima. Qui lo ritroviamo nel suo isolamento in Grecia, scovato dalla collega Nicky, con un nuovo e sempre più sconcertante “programma governativo”. Menzogne e mezze verità, perfidi dirigenti della CIA e immancabile killer che ha la feroce ruvidezza di Cassel, una ambigua agente dei Servizi Segreti in vena di far carriera, che ha i tratti un po’ spenti della nuova star Wikander, pronta a lasciare aperta quella porta che fa ben sperare in altra/e avventura/e. Ritmo da brivido, eccellente, come nei capitoli precedenti pezzi da antologia (vedi, per esempio, alla voce “inseguimenti”, ad Atene tra le strade coinvolte nei disordini più recenti come a Las Vegas, insuperabile, come i pedinamenti, come i corpo a corpo). Forse spiace, nel divertimento generale e anche nel caos che ne deriva, che Greengrass e sceneggiatori abbiano privilegiata la grancassa e abbiano messo la sordina al disordine mentale e interiore del protagonista. Durata 123 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)
Ma Loute – Commedia. Regia di Bruno Dumont, con Fabrice Luchini, Juliette Binoche e Valeria Bruni Tedeschi. Nell’estate del 1910, in un’Europa che sta scivolando verso una guerra di proporzioni terrificanti, l’ispettore Machin e il suo assistente si ritrovano a dover indagare, in un piccolo centro del nord della Francia, sulla sparizione di alcune persone. Si trovano di fronte la famiglia Brufort, di umili origini, e quella borghese, in piena decadenza, dei Van Peteghem. Entrambe hanno dei segreti, ben conservati tra le pareti di casa. Durata 122 minuti. (Classico)
Man in the dark – Horror. Regia di Fede Alvarez, con Dylan Minnette, Daniel Zovatto e Jane Levy. Un gruppo di ragazzi si introduce nella casa di un cieco per rapinarlo e ucciderlo, sicuri che tutto si compirà senza nessun problema. Ma si accorgeranno presto che non è come loro avevano pensato. Durata 88 minuti. (Ideal, Massaua, The Space, Uci)
Paradise Beach – Dentro l’incubo – Azione. Regia di Jaume Colle-Serra, con Blake Lively e Oscar Jaenada. Nancy è un’appassionata di surf, in vacanza a cavalcare quelle onde da capogiro dovrà affrontare una lotta impari e senza tregua contro uno squalo. Durata 85 minuti. (Uci)
Questi giorni – Drammatico. Regia di Giuseppe Piccioni, con Margherita Buy, Filippo Timi, Laura Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle e Marta Gastini. In una città di provincia, le sensazioni, l’amicizia, le abitudini, il quotidiano di quattro ragazze, universitarie. Una nuova occasione, ancora una volta il tema del viaggio, per stare insieme, una di loro deve andare a Belgrado per una proposta di lavoro come addetta alla reception in un albergo della città. Forse è il momento di lasciar affiorare quei segreti che sino ad ora sono rimasti nascosti. In concorso alla Mostra di Venezia. Durata 120 minuti. (Eliseo Grande, Romano sala 2)
Suicide Squad – Fantasy. Regia di David Ayer, con Will Smith, Jared Leto, Viola Davis e Cara Delevingne. Un ente governativo segreto, denominato Argus, assolda un gruppo di criminali: solo a loro potrà affidare missioni ad alto rischio con la promessa di clemenza nei confronti delle personali pene detentive. Durata 130 minuti. (Ideal, Massaua, The Space, Uci)
The Beatles – Eight days a week – Biografico. Regia di Ron Howard. In attesa di “Inferno” tra poco meno di un mese, il regista di “Rush” ricostruisce attraverso immagini, spezzoni di vita pubblica e privata, attraverso il dietro le quinte di tanti concerti e apparizioni, la storia del gruppo che all’inizio degli anni Sessanta cambiò il corso della musica. Per i fedelissimi e gli appassionati di ogni generazione. Durata 137 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., F.lli Marx sala Harpo V.O., Massimo sala 1, Reposi, The Space, Uci)
Tommaso – Commedia. Diretto e interpretato da Kim Rossi Stuart, con Camilla Diana, Cristiana Capotondi e Jasmine Trinca. A dieci anni da “Anche libero va bene”, il bel Kim torna dietro la macchinata presa, in un film in gran parte autobiografico per quanto vuole analizzare di sé, per l’altalenare dei suoi rapporti con il gentil sesso, per i rapporti che paiono duraturi ma che sono sempre pronti a sfasciarsi. Per fortuna, l’incontro con una donna (il regista ce la lascia vedere soltanto confusamente, è Ilaria Spada, la sua compagna nella vita) lascia sperare in un futuro più tranquillo. Risultato insicuro come il protagonista, sfilacciato, scritto e condotto con poca credibilità, un rifugiarsi in esempi del passato che lasciano trasparire una reale debolezza. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo rosso, Massimo 2, Uci)
Torno da mia madre – Regia di Eric Lavaine, con Josiane Balasko e Alexandra Lamy. La quarantenne Stephanie ha perso in un sol colpo marito e lavoro: non le rimane che ritornare a vivere in casa della madre. Si accorgerà immediatamente che la convivenza non sarà affatto facile. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 3, Due Giardini sala Ombrerosse)
Trafficanti – Commedia. Regia di Todd Philips, con Jonah Hill e Miles Teller. Il regista della fortunatissima terna di “Una notte da leoni” mantiene anche in quest’ultima opera tutto il divertimento di buone radici goliardiche che l’hanno reso celebre. Qui aggiunge inoltre una buona amarezza “seriosa”, facendo incontrare, durante un funerale, due vecchi amici. L’uno, dall’avvenire ottimamente avviato, spingerà l’altro ad entrare in quel mercato delle armi – con contratti a suon di svariatissimi dollari con il Pentagono – che si prospetta quantomai fortunato e che vede i propri redditizi panorami in Iraq, Albania e Afghanistan. Basato su una storia vera. Durata 114 minuti. (Reposi, The Space, Uci)
Un amore all’altezza – Commedia. Regia di Laurent Tirard, con Jean Dujardin e Virginie Efra. Già al telefono Alexandre riesce a provare una grande simpatia per Diane, bella donna, avvocato di successo e divorziata. Allora perché non vederci il giorno dopo, per un primo appuntamento? Sì, ma Diane scoprirà che chi ora le sta davanti non è alto più di un metro e 40. Ci sarà posto per una relazione? Durata 98 minuti. (Greenwich sala 2)
Un padre, una figlia – Drammatico. Regia di Cristian Mungiu, con Adrian Titieni e Maria-Victoria Dragus. Premio alla regia al Festival di Cannes nel maggio scorso per un regista che, sempre sulla Croisette, nel 2007 ha vinto la Palma d’oro con “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” e nel 2012 con “Oltre le colline” si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura nonché quello alle migliori attrici. Qui, nella Romania odierna, narra di Eliza, brillante negli studi, e di suo padre, medico di sanissimi principi in una piccola città, certo del successo di quella figlia sino a spingerla a frequentare una prestigiosa università inglese. Ma nelle ore che precedono l’esame di maturità la ragazza subisce un’aggressione che non solo mette in discussione il suo futuro ma anche quei sani principi dentro cui è stata allevata, l’onestà sino a quel momento cercata e messa in pratica lascia spazio al compromesso. Durata 128 minuti. (F.lli Marx sala Chico e sala Harpo, Nazionale sala 2)