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STORIA- Pagina 32

Giornata Internazionale dei Musei, iniziative a Torino

Sabato 18 maggio 2024 i Musei Reali di Torino e la Fondazione Torino Musei propongono una varietà d’iniziative studiate per una larga fascia di pubblico. Il programma di Gallerie d’Italia.

 

Si parte alle ore 11.00, nella Corte d’Onore di Palazzo Reale, con l’apertura dell’esposizione dei lavori finalisti di The sharing table, il concorso artistico per le scuole secondarie del Piemonte, ideato dai Musei Reali in occasione della mostra Africa. Le collezioni dimenticate e ispirato all’installazione site-specific The smoking table dell’artista etiope Bekele Mekonnen, che ha visto la partecipazione di oltre 250 studenti e studentesse in un percorso che li ha impegnati per oltre quattro mesi.

Le opere finaliste sono state selezionate dalla giuria tecnica composta da Mario Turetta, Segretario generale del Ministero della Cultura e Direttore avocante dei Musei Reali, Lucrezia Cippitelli, curatrice e docente di estetica presso l’Accademia di Brera, Erika Grasso, curatrice del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università degli Studi di Torino, Paola Zanini, Responsabile Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, con la partecipazione dell’artista Bekele Mekonnen.

I lavori saranno anche pubblicati sul sito dei Musei Reali (https://museireali.beniculturali.it). Sarà il pubblico a decretare le classi vincitrici mediante una votazione – in modalità online – che si aprirà proprio sabato 18 maggio, secondo le regole che verranno pubblicate sul sito del museo.

 

Alle ore 16.00, nella Sala da ballo al secondo piano di Palazzo Reale, si tiene la presentazione del saggio dell’archeologo e divulgatore storico Giorgio Franchetti, dal titolo A TAVOLA CON GLI ETRUSCHI. Viaggio alla scoperta dei Rasenna attraverso il loro rapporto con il cibo.

L’appuntamento, che si svolge nell’ambito delle iniziative per i festeggiamenti dei 300 anni del Museo di Antichità di Torino, è introdotto da Elisa Panerochief curator delle collezioni archeologiche e numismatiche dei Musei Reali, ed è arricchito dalle performance dal vivo del gruppo dei musici antichi Phonomachoi – Musica e danza dall’antichità, e dalla presenza dei rievocatori storici in abiti etruschi dell’Associazione Antichi Popoli di Firenze.

Segue una degustazione di pietanze “all’etrusca” elaborate dall’archeocuoca Cristina Conte, e una di vino invecchiato in anfora sotterrata a cura del viticoltore Francesco Mondini.

Ingresso con biglietto speciale a 1 euro fino a esaurimento dei posti disponibili (per prenotazioni:
mr-to.edu@cultura.gov.it).

 

Dalle 19.30 alle 22.30 è in programma la Notte Europea dei Musei, evento promosso dal Ministero della Cultura che prevede l’apertura serale dei musei e dei luoghi della cultura statali con ingresso speciale a 1 euro.

I Musei Reali aderiscono all’iniziativa nazionale e, con il biglietto speciale, alle 21.30 si può assistere anche allo spettacolo di arte performativa a cura della Fondazione Cirko Vertigo, con numeri di bal di corda, tessuti aerei, cinghie aeree e cerchio aereo.

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GAMMAO e Palazzo Madama aderiscono come di consueto alla Notte Europea dei Musei organizzata dal Ministero della Cultura francese e patrocinata dall’UNESCO, dal Consiglio d’Europa e dall’ICOM.

La storica manifestazione è nata con l’intento di valorizzare l’identità culturale europea e coinvolge i musei di tutta Europa.

Sabato 18 maggio i musei saranno straordinariamente aperti fino alle ore 22 (ultimo ingresso ore 21) e, a partire dalle 18, si potranno visitare le collezioni permanenti e le mostre in corso con tariffe speciali.

La tariffa speciale di 1€ sarà applicata anche ai possessori di Abbonamento Musei.

La Fondazione Torino Musei e Theatrum Sabaudiae propongono inoltre in ogni museo una serie di visite guidate alle collezioni e alle mostre temporanee, oltre a workshop serali.

Cosa si può visitare

 

Alla GAM | Collezioni Permanenti: 1€; Mostra Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte: 1 €;

Mostra Expanded – I paesaggi dell’arte: 1 €

Al MAO | Collezioni Permanenti: 1€; Mostra Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded: 1€

A PALAZZO MADAMA | Collezioni Permanenti: 1 €; Mostra Max Pinckers. State of Emergency: 1 €;

Mostra Liberty. Torino Capitale: 5 €

Dalle 18:00 alle 21:00 le tessere di Abbonamento Musei saranno valide solo per la mostra Liberty. Torino Capitale a Palazzo Madama, mentre le tessere Torino+Piemonte Card sono valide su tutte le mostre in tutti i musei.

Le visite guidate e workshop serali

GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea

ore 18:00
VISITA GUIDATA alla mostra EXPANDED – I paesaggi dell’arte
Costo della visita guidata:  7 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)
Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

dalle 19:00 alle 20:00 – dalle 20:30 alle 21:30

LETTERE DALLA NOTTE. Workshop

In occasione della Notte Europea dei Musei la GAM propone un workshop in orario serale. L’attività si svolge a flusso continuo, dando la possibilità di sperimentare la tecnica del collage. A partire da diverse immagini che riproducono opere della GAM esposte in museo e visitabili durante la serata, il pubblico è invitato a ritagliare, comporre e ibridare le diverse parti delle opere per creare una personale cartolina da portare via. Questa potrà essere spedita, conservata o donata, come testimonianza della creazione di un messaggio “proibito”, da custodire o donare. Il tema sarà quello della notte: da intendere in maniera figurata, ma anche simbolica. Le opere scelte rimandano infatti a un immaginario di divertimento, di libertà e di mistero, di oscuro e inconscio, realizzate da artisti attratti da tematiche spigolose, misteriose… notturne.

Costo del workshop: 5 € (+ biglietto di ingresso 1 €)

Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

MAO Museo d’Arte Orientale

ore 18:00
VISITA GUIDATA alla mostra TRAD U/I ZIONI D’EURASIA RELOADED
Costo della visita guidata:  6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)
Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

ore 19:30

TRA ANTICHI RACCONTI E PREZIOSI MANOSCRITTI. Suggestioni letterarie nelle collezioni del MAO

MAO – visita guidata a cura di Theatrum Sabaudiae

I visitatori verranno guidati in un itinerario dedicato all’ambito letterario, ai libri e alla scrittura attraverso alcune testimonianze presenti in museo, a partire dai miti e racconti evocati dalla statuaria che si incontra nella collezione dell’Asia Meridionale e Sud-est Asiatico, passando per i riferimenti letterari legati alla collezione cinese, curiosando tra le colorate xilografie nella galleria dedicata al Giappone, fino alle raffinate pagine di manoscritti finemente decorati della Regione Himalayana e dei Paesi Islamici dell’Asia. Il percorso propone ai partecipanti una particolare chiave di lettura delle collezioni permanenti del MAO raccontando le opere che meglio esemplificano la relazione tra i mondi dell’immagine e della parola nelle diverse culture dell’Asia rappresentate in museo.

Costo della visita guidata: 6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

ore 18:00
APPUNTAMENTO IN MUSEO – DA PORTA ROMANA A CASTELLO A MUSEO

Visita guidata al Palazzo

Costo della visita guidata: 6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

ore 19:30

VISITA GUIDATA alla mostra LIBERTY. TORINO CAPITALE

Costo della visita guidata: 8 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 5 €)

Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

Tutte le info: https://www.fondazionetorinomusei.it/it/evento/notte-eureopea-dei-musei-2024/

 

Le Gallerie d’Italia – Torino, museo di Intesa Sanpaolo, aderiscono sabato 18 maggio alla Giornata Internazionale dei Musei e, in occasione della Notte Europea dei musei, la sede di Piazza San Carlo sarà straordinariamente aperta dalle 20 alle 24 (ultimo accesso ore 23:00) con ingresso ridotto a 1 euro per tutti i visitatori.

Sarà possibile visitare la mostra Cristina Mittermeier. La Grande Saggezza a cura di Lauren Johnston e in collaborazione con National Geographic. La mostra, prima retrospettiva in Europa dedicata alla fotografa, espone circa 90 fotografie e offre una panoramica sull’importante lavoro di ricerca di Cristina Mittermeier, fotografa, biologa marina e attivista che, nel corso degli anni, ha documentato la bellezza del nostro pianeta, dai paesaggi alla fauna selvatica in continua evoluzione, alle diverse culture e tradizioni delle popolazioni che vivono in simbiosi con la natura.

Dalle 20:00 alle 21:00, viene proposta una visita guidata della mostra. La visita è gratuita, escluso il biglietto d’ingresso, e sarà avviata al raggiungimento di un numero minimo di iscritti. La prenotazione è necessaria scrivendo a torino@gallerieditalia.com.

 

 

Le quattro donne del primo Consiglio regionale del Piemonte

STORIA

Furono quattro le donne che condivisero la comune esperienza nel primo Consiglio regionale del Piemonte, negli anni “fondativi” che segnarono l’avvio dell’esperienza regionalista della regione subalpina. Due democristiane e due comuniste che seppero, pur nella distinzione dei ruoli e delle fedi politiche, contribuire ai primi passi del nuovo ente nella prima metà degli anni ‘70. La più anziana tra loro fu Albertina Soldano che, all’epoca, aveva cinquant’anni essendo nata a Torino il 19 settembre del 1920. Eletta nella circoscrizione di Cuneo per la Democrazia Cristiana, restò in Consiglio per dieci anni, dal 1970 al 1980, ricoprendo diversi incarichi istituzionali. La Soldano, scomparsa il 6 gennaio del 2020 a 93 anni dopo aver passato gli ultimi anni ospite delle suore missionarie di Villavecchia, fu la prima e unica donna monregalese a ricoprire il prestigioso incarico regionale. Militante nelle file dello scudocrociato fin da giovanissima, venne eletta nel Consiglio comunale di Mondovì e in quello di Frabosa Sottana, località della quale fu sindaca per 14 anni. Nel suo impegno pubblico Albertina Soldano ricevette un sostegno prezioso dalla sorella Rosalba, anche lei professoressa, che dedicò la sua vita all’insegnamento e alla famiglia. A entrambe è stato dedicato un libro, “Le sorelle Soldano”, edito da Araba Fenice. Anna Maria Vietti , anch’essa eletta per la DC nella circoscrizione di Torino, classe 1923 ( era nata il 23 febbraio di quell’anno a Lanzo Torinese) in Consiglio regionale rimase per nove anni, dalla prima alla seconda legislatura che interruppe ai primi di aprile del 1979, dimettendosi e lasciando il posto al collega di partito Domenico Conti per candidarsi alla Camera dei Deputati. Nell’arco temporale della prima legislatura regionale la Vietti, protagonista della Resistenza, ricoprì gli incarichi di assessore supplente nella prima Giunta regionale (Calleri) e di assessore ai Servizi Sociali e ai problemi dell’immigrazione – dal 29 luglio 1971 a fine legislatura nel 1975 – nelle Giunte guidate da Calleri e Oberto Tarena. A Montecitorio, dal 1979 al 1983, è stata segretario della giunta delle Autorizzazioni a procedere e componente della Commissione Permanente Sanità. Dagli esordi con l’Azione Cattolica ai tanti impegni nella sua lunga vita ( fu anche sindaca di Lanzo  e rappresentante del ministro della Pubblica Istruzione, dal 1981 al 1988, nel CdA dell’Università di Torino) Anna Maria Vietti – deceduta il 19 novembre 2016, anch’essa a 93 anni – si dedicò con “rettitudine e passione” come disse l’allora Presidente dell’Assemblea di Palazzo Lascaris Mauro Laus commemorandone la figura. Le sue orme furono seguite dal nipote, Michele Vietti, più volte parlamentare e vice presidente del Csm. Fu consigliera solo per 21 giorni Nella Bar Griffa, dal 9 al 30 marzo del 1972. Nata l’8 giugno 1927 a Bussoleno in Val di Susa e deceduta nel 2003, venne eletta nella lista del PCI della circoscrizione di Torino. In Consiglio era subentrata al biellese Giovanni Furia e lasciò quasi subito il posto a Mario Vecchione. L’altra esponente del Pci, Carmen Pierina Fabbris Dazzi, nata  il 17 settembre del ’29 a Palestro nella Lomellina pavese ( scomparsa a 92 anni l’11 novembre 2021 a Biella) venne eletta nelle liste comuniste in provincia di Vercelli e restò in carica per le prime due legislature. Con la famiglia – i genitori erano immigrati dal Veneto – si trasferì giovanissima nella capitale del riso dove lavorò dal 1945 al 1950 come operaia maglierista alla ditta Faini. Nel 1950 lasciò la fabbrica per impegnarsi prima nella Federazione giovanile comunista di Vercelli  e poi, dopo il trasferimento a Biella, nella Fgci biellese e nell’Unione donne italiane. Dirigente del sindacato tessile della Camera del lavoro dal 1962,prestò sempre grande attenzione ai temi del lavoro e dei diritti, dell’orario di lavoro, tutela della maternità e della parità salariale tra donne e uomini. Nella legislatura costituente  fu Vicepresidente  della IV Commissione permanente (problemi della salute, Sanità, Igiene e Sicurezza sociale) oltre ad interessarsi dei temi del lavoro, ambiente e territorio. Eletta nell’Ufficio di Presidenza come consigliere segretario dal  21 luglio 1975, Carmen Fabbris prese parte attivamente ai lavori di numerose commissioni nel primo periodo di quella che viene ricordata come la stagione della prima “giunta rossa” in Regione. Quattro storie diverse riunite in una, più o meno lunga, esperienza comune che contribuì a far decollare anche il Piemonte che, come le altre Regioni a Statuto ordinario, vedeva la luce con vent’anni di ritardo rispetto alla previsione della Costituzione.

Marco Travaglini

 

Dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi a Parigi: il ritratto con la racchetta

Il ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II di Savoia con la racchetta da tennis sarà esposto alla mostra “Les défis du corps” all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi

 

 

Dopo l’esposizione straordinaria per la ATP Finals 2021 e 2022 alla Palazzina di Caccia di Stupinigi del Ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II di Savoia con la racchetta da tennis, la FOM – Fondazione Ordine Mauriziano concede in prestito l’opera alla mostra “Le défis du corps” in programma all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi per “Passion Olimpiques 2024” dal 15 maggio al 6 settembre 2024. La mostra esamina la straordinaria dimensione del corpo umano proiettata nell’arena sportiva o nell’astrazione della danza, ripercorrendo il rapporto tra arte e sport nel corso dei secoli.

Il Ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele di Savoia è uno dei rari casi che documenta l’importanza del gioco nella formazione dei piccoli principi. Il gioco della pallacorda (jeu de paume in Francia), antenato del tennis, viene adottato presso le corti europee nei primi passi della formazione dei piccoli principi. L’esercizio corporale è infatti ritenuto fondamentale per la costruzione del valore militare e le attività atletiche, tra cui i giochi con la palla si affiancano ai tradizionali apprendimenti dell’arte equestre e del maneggio delle armi. L’uso della palla ha un doppio valore pedagogico: è esercizio fisico per la sanità del corpo unito alla prontezza della mente (destrezza) ed è anche svago lecito sotto il profilo morale perché insegna ad elaborare strategie e a rispettare le regole.

Il dipinto ritrae due dei figli del duca Vittorio Amedeo I di Savoia e di Cristina di Francia: Francesco Giacinto, nato nel 1632 e morto nel 1638 e il fratello minore Carlo Emanuele, nato nel 1634. I due bambini posano accanto a un seggiolone rosso e mostrano i loro passatempi preferiti: il più grande una pallina e racchetta da pallacorda, che si può considerare l’antenata del tennis, e il più giovane un uccellino legato con una cordicella. La racchetta cordata non è solo un giocattolo, ma è uno strumento da impiegare per l’apprendimento di gesti che gioveranno al coordinamento dei movimenti e alla destrezza del tiro.

 

INFO

Ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II

Pittore attivo alla corte sabauda

1636-1637

Olio su tela, 140 x 115 cm

Fondazione Ordine Mauriziano, Palazzina di Caccia di Stupinigi

www.ordinemauriziano.it

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

10 – 16 maggio 2024

 

VENERDI 10 MAGGIO

 

Venerdì 10 maggio ore 18:00

LE FORZE CHE CI ORIENTANO

GAM – Evento conclusivo per “Accademia della Luce” – Luci d’Artista 2023

Il 10 maggio alle ore 18.00 in piazza Carlo Alberto si conclude il progetto Le forze che ci orientano del Dipartimento Educazione GAM per la XXVI edizione di Luci d’Artista.

Le cinque classi coinvolte, degli Istituti Gino Strada, Carlo Collodi, Russell Moro e Aldo Passoni, agiranno la poesia di Francesco Balsamo attraverso un coro poetico orchestrato da Alessandra Racca. I ragazzi con i taccuini realizzati dall’Archivio Tipografico saranno disposti lungo le direzioni dei punti cardinali segnati dall’installazione luminosa Orizzonti di Giovanni Anselmo, in un’azione collettiva dal forte impatto visivo. In questa occasione saranno distribuiti i testi realizzati dagli studenti, sulle quattro parole chiave emerse durante i laboratori.

Tutte le info: https://www.gamtorino.it/it/evento/le-forze-che-ci-orientano-accademia-della-luce/

 

SABATO 11 MAGGIO

 

Sabato 11 maggio ore 11

IL CONCERTO DEL SABATO

Palazzo Madama – con l’orchestra del Liceo Classico Musicale C. Cavour

Nell’ambito della mostra Liberty. Torino Capitale i Servizi Educativi di Palazzo Madama presentano il concerto a cura delle classi della sezione musicale del Liceo C. Cavour di Torino, che immergerà il pubblico nelle musiche prodotte a cavallo di Otto e Novecento, con una riscoperta della musica da camera.

Il programma presenterà ascolti tratti dalla musica europea, in un excursus che va dal Barocco all’Ottocento.

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti disponibili

 

Sabato 11 maggio ore 16

IL CONO D’OMBRA: DOVE TERMINA LA DEMOCRAZIA E INIZIA LA CENSURA

MAO – conferenza nell’ambito del festival Exposed

Nell’ambito della prima edizione del festival EXPOSED, il MAO propone una talk con Shahidul Alam, fotoreporter, insegnante e attivista sociale bengalese, e Yasmine Eid-Sabbagh, artista e attivista franco-libanese, che si confronteranno con Davide Quadrio sui temi della libertà e della censura in ambito artistico e sul percorso di rapido cambiamento di significato del binomio democrazia=libertà: se il concetto di libertà sembra sgretolarsi e corrodersi progressivamente, messo in crisi dall’inarrestabile ascesa dell’equazione libertà=privilegio, l’autonomia di pensiero può essere esercitata unicamente entro limiti chiaramente stabiliti e saldi.

Il dialogo si snoderà attraverso riflessioni che hanno a che vedere con il mondo post globale, con le possibili pratiche di resistenza sul campo, con le aree di libertà espressiva e lo sviluppo di modelli artistici e intellettuali che provengono da contesti sociali, culturali e politici non propriamente democratici e non occidentali.
Quali sono le implicazioni che questo spostamento d’asse democratico comporta e quali rivelazioni ci attendono?

La necessità di un confronto su tali tematiche nasce da due eventi che hanno visto coinvolti Alam ed Eid-Sabbagh e che hanno segnato uno spartiacque fra un prima e un dopo, dando vita a un cambiamento antropologico particolarmente evidente e rilevante.

Nel 2023 Yasmine Eid-Sabbagh è stata fra i partecipanti a documenta 15, curata dal collettivo Ruangrupa, manifestazione al centro di una crisi provocata dalla messa in discussione della libertà espressiva e artistica senza precedenti dal secondo dopoguerra a oggi; Shahidul Alam avrebbe invece dovuto essere uno dei curatori della Biennale di fotografia 2024 in Germania: l’appuntamento è stato cancellato a causa delle posizioni pro-Palestina dello stesso Alam.

In occasione dell’incontro, all’interno del t-space, al MAO verrà presentata in un’ottica archivistica e documentale la loro pratica artistica: non una vera e propria mostra, quanto piuttosto un tentativo di avvicinare il pubblico a due modalità differenti di fare arte e attivismo politico.
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

Sabato 11 maggio ore 16

INCONTRO CON COSTANTINO D’ORAZIO

Palazzo Madama – appuntamento nell’ambito del Salone OFF – in collaborazione con Piemme editore e Il Battello a Vapore

Anteprima della pubblicazione del nuovo libro “Detective dell’arte”.

Cosa ci fa un drago tenuto al guinzaglio da una principessa? Perché Michelangelo ha raffigurato Mosè con le corna? Come mai Venere sta in piedi su una conchiglia in mezzo al mare?

Ogni opera d’arte è un mistero da svelare, pieno di indizi da analizzare e investigare per capire le intenzioni dell’artista, la sua tecnica e la sua epoca. Grazie alla capacità divulgativa dell’autore indagheremo opere di Michelangelo, Caravaggio, Pollaiolo, Dürer, Botticelli, Picasso, Monet e tanti altri, in un viaggio artistico appassionante come un giallo.

Storico dell’arte, scrittore e professore, nei suoi libri racconta agli appassionati le vite dei più grandi artisti e i segreti nascosti nelle loro opere. Tra gli altri, ha scritto Caravaggio segretoLeonardo svelatoRaffaello segreto, Michelangelo. Io sono fuocoIl mistero Van Gogh (tutti pubblicati da Sperling & Kupfer). Potete vederlo in tv su Raiuno e Rainews24 oppure seguirlo su Instagram (@costantinodorazio).

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

DOMENICA 12 MAGGIO

 

Domenica 12 maggio ore 15:00

APRITI MUSEO!

Gam – Attività per le famiglie in occasione dei Kid Pass days

In occasione dei Kid Pass Days la GAM accoglie le famiglie nelle proprie sale proponendo un’attività dedicata ai bambini.

Il percorso di visita all’interno delle collezioni del ‘900 permetterà di approfondire il lavoro che da anni il museo porta avanti nel campo dell’accessibilità e dell’apertura della cultura ad ogni individuo rivolgendosi a un pubblico il più ampio possibile, per età e abilità, con una particolare attenzione alle persone con difficoltà sensoriali. A questo scopo verranno utilizzate le 10 schede multisensoriali finanziate dalla Fondazione CRT e realizzate come progetto nell’ambito del workshop itinerante “Operatori museali e disabilità” sostenuto e ideato con la Fondazione Paideia. Attraverso accorgimenti di natura multimediale e multisensoriale, questi 10 supporti sono in grado di comunicare l’opera d’arte in modo semplice e inclusivo e diventeranno il punto di partenza per una visita che coinvolgerà i bambini in modo inusuale.

Durante l’attività pratica nelle sale dell’Educational Area i bambini saranno chiamati a realizzare lavori multisensoriali lasciandosi ispirare da quanto sperimentato durante la visita guidata, un modo per ragionare sulle molteplici possibilità di fruizione delle opere d’arte.

Costo bambini: Euro 7 (biglietto d’ingresso al museo gratuito)

Costo aggiuntivo: adulti accompagnatori biglietto di ingresso ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 12 maggio ore 16.30

TRA ANTICHI RACCONTI E PREZIOSI MANOSCRITTI. Suggestioni letterarie nelle collezioni del MAO

MAO – visita guidata a cura di Theatrum Sabaudiae in occasione del Salone del Libro

I visitatori verranno guidati in un itinerario dedicato all’ambito letterario, ai libri e alla scrittura attraverso alcune testimonianze presenti in museo, a partire dai miti e racconti evocati dalla statuaria che si incontra nella collezione dell’Asia Meridionale e Sud-est Asiatico, passando per i riferimenti letterari legati alla collezione cinese, curiosando tra le colorate xilografie nella galleria dedicata al Giappone, fino alle raffinate pagine di manoscritti finemente decorati della Regione Himalayana e dei Paesi Islamici dell’Asia. Il percorso propone ai partecipanti una particolare chiave di lettura delle collezioni permanenti del MAO raccontando le opere che meglio esemplificano la relazione tra i mondi dell’immagine e della parola nelle diverse culture dell’Asia rappresentate in museo.

Info e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

Costo: 6 € a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio.

 

 

GIOVEDI 16 MAGGIO

Giovedì 16 maggio ore 16:30

AL MAO SI PRESENTANO I PRIMI RISULTATI DEL PROGETTO ASBA DEDICATO AL BENESSERE MUSEALE

MAO – conferenza

Il MAO ospita la conferenza di presentazione di ASBA (Anxiety, Stress, Brain-Friendly Museum, Approach – il museo alleato del cervello contro ansia e stress), progetto interdisciplinare volto alla promozione del benessere del personale museale.

Durante l’incontro verranno presentati i risultati emersi dallo studio sperimentale coordinato da Annalisa Banzi del Centro di Studi sulla Storia del Pensiero Biomedico (CESPEB) e svolto – con la collaborazione del personale del MAO negli spazi del museo – da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca insieme a istruttori certificati.

È ormai noto e scientificamente provato che i musei offrano grandi benefici ai visitatori: frequentare un museo permette infatti di alleviare lo stress e l’ansia, di ridurre l’isolamento sociale, di aumentare il livello di autostima.

Per le loro proprietà terapeutiche però, gli spazi culturali possono e devono essere messi al servizio anche di chi lavora al loro interno: la creazione di un ambiente accogliente e stimolante anche per il personale è uno degli obiettivi del Progetto ASBA.

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Interverranno:

Davide Quadrio, Direttore Museo d’Arte Orientale

Claudio Lucchiari, Psicologo e Docente presso Università degli Studi di Milano

Lorenza Guidotti, Insegnante di Mindfulness e Giornalista di Starbene

Michela Rolandi, Arte Terapeuta

Maria Elide Vanutelli, Psicologa, Istruttrice di yoga e Ricercatrice presso Università degli Studi di Milano-Bicocca

Giulio Corrado, Psicoterapeuta

Annalisa Banzi, Storica dell’arte e Ricercatrice presso Centro di Studi sulla Storia del Pensiero Biomedico (CESPEB)

 

 


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Il Piemonte che non c’è più, 25 luoghi da non dimenticare

Era uno splendore di fronte al Duomo di Torino con un elegante porticato lungo 60 metri chiamato Palazzo dei Portici. Era Palazzo Richelmy, casa natale del cardinale Agostino Richelmy, gioiello barocco del Seicento, costruito da Carlo di Castellamonte. Nel 1937 si decise purtroppo di demolirlo per trasformarlo, negli anni Sessanta, nell’attuale Ufficio tecnico dei Lavori pubblici del Comune di Torino. Molti torinesi lo chiamano “Palazzaccio” per il forte contrasto con l’ambiente urbanistico circostante, davanti alla facciata della Cattedrale e per l’impatto estetico assai mediocre. Forse sarebbe stato meglio ricostruirlo com’era. Ma quello del “Palazzo Richelmy” è solo uno dei tanti esempi di importanti monumenti storici del Piemonte che non ci sono più o che per vari motivi sono stati abbandonati. Nella nostra regione ce ne sono tanti, dal Castello di Mirafiori a Torino al forte della Brunetta a Susa, dalla Grande Galleria di Carlo Emanuele I alle fortezze di Cuneo e ancora dal Castello di San Giulio d’Orta all’antica chiesa Santa Maria di Piazza di Casale. Simone Caldano, novarese, docente di storia dell’architettura e dell’urbanistica, scrittore e autore di numerose pubblicazioni, racconta nel suo libro “ Il Piemonte che non c’è più”, Edizioni del Capricorno, la storia di 25 edifici scomparsi in Piemonte tra cui chiese e monasteri, castelli e fortezze, regge e molto altro. Ecco alcuni esempi riportati nel volume.
Quant’era bella a Chieri la chiesa di Sant’Andrea. Nell’area occupata dall’edificio dell’ex scuola di via Tana è stato realizzato un parco e durante i lavori sono affiorati tratti di muratura riconducibili alla chiesa di Sant’Andrea, capolavoro progettato da Filippo Juvarra nella prima metà del Settecento e distrutto in età napoleonica. Sant’Andrea era il cuore di un monastero fondato nel Duecento dalle monache cistercensi a ridosso delle mura cittadine. Le monache lasciarono il monastero con le soppressioni del 1802 e la chiesa fu demolita alcuni anni dopo per ordine del governo napoleonico. L’edificio religioso superstite passò varie volte da un proprietario all’altro finché negli anni Sessanta il Comune di Chieri distrusse l’antico monastero per far posto a due scuole. E che dire della cattedrale di Santa Maria a Novara, risalente al IV secolo, più volte distrutta e ricostruita. Abbattuta e rifatta nel 1100, la chiesa fu restaurata a partire dal Quattrocento. Nel Settecento, su progetto di Benedetto Alfieri, fu restaurata in stile barocco mantenendo però le strutture originarie. Verso la metà dell’Ottocento Alessandro Antonelli pianificò la realizzazione della nuova cattedrale ma il progetto rimase del tutto incompleto. C’era una volta la Cittadella di Cuneo, una fortezza quasi inespugnabile, che, tra ‘500 e ‘700, respinse cinque assedi e si arrese al sesto assalto. Poi arrivò Napoleone che il 2 luglio 1800 cominciò l’abbattimento delle secolari difese della “città degli assedi”. La città fortificata con la sua cinta muraria che incorporava l’attuale Cuneo Vecchia sparì e “da quel momento non fu più il fulcro di una resistenza armata contro gli eserciti nemici e dove sorgevano i bastioni furono aperti nuovi viali e giardini”. Dalle rovine del passato nacque la nuova Cuneo. “E dire che in precedenza Cuneo era percepita proprio come una fortezza e non come un centro urbano”.
Ecco cosa resta del Castello tardo-medioevale di Verzuolo, a pochi chilometri da Saluzzo, dopo il crollo di gran parte di una torre nel 1916. Una triste fine e un disastro che causò anche la perdita dell’archivio del castello con la storia dei rapporti tra i marchesi locali, i Savoia e i re di Francia. Nel 1938 vennero demolite la rimanente torre quadrata, detta la Torre dell’Orologio, la torre del Belvedere e tutta l’ala, facendo così sparire tutta la facciata più bella del Castello. In seguito il maniero fu spogliato di tutti gli arredi, dei camini e anche della ricca fontana. Il degrado del castello portò negli anni successivi a nuovi crolli e demolizioni di gran parte della porzione meridionale dell’edificio. Da un anno il castello di Verzuolo ha un nuovo proprietario che ha l’intenzione di ristrutturarlo parzialmente e trasformarlo in una location, speriamo bene! A Casale invece una chiesa antica è stata distrutta per allargare il mercato mentre a Pinerolo la Cittadella fortificata, di grande importanza strategica, che inglobava l’attuale centro storico è andata perduta per sempre.
E si potrebbe continuare a lungo sfogliando le pagine del libro di Caldano. Si tratta in buona sostanza di un patrimonio perduto ma di cui oggi è importante conservare la memoria. È quello che Simone Caldano ha fatto nelle 178 pagine del suo volume. “La qualità degli edifici distrutti, annota l’autore, può suscitare una naturale indignazione e la comprensione delle circostanze nelle quali sono stati rasi al suolo richiederà uno sforzo di contestualizzazione, non così immediato agli occhi di un cittadino del XXI secolo. Ma ne varrà la pena: anche così s’impara a valorizzare i tesori che ancora ci circondano e a non ripetere gli errori del passato”.                            Filippo Re
Nelle foto
copertina libro “Il Piemonte che non c’è più, 25 luoghi da non dimenticare”, Simone Caldano, Edizioni del Capricorno
Palazzo Richelmy e il “Palazzaccio”,  piazza San Giovanni a Torino
Disegno che rappresenta Cuneo durante l’assedio del 1557

Castello di Saffarone, il maniero riservato di Torino

Da cascina agricola a dimora aristocratica.

A Torino, cosi’ come nel Piemonte intero, lo scenario  e’arricchito da splendidi castelli e proprieta’ gentilizie che ne fanno un luogo unico e prezioso. Oltre ai piu’ famosi manieri siti in citta’ e appena fuori come Il Valentino o il Castello di Rivoli, ve ne sono altri meno conosciuti, ma di ragguardevole bellezza e importanza storica. Uno di questi e’ Il Castello di Saffarone che nel tempo ha cambiato vestito, passando da tenuta agricola a residenza elegante e signorile, e che nonostante il suo cospetto schivo e ritirato contribuisce romanticamente a valorizzare il patrimonio architettonico dell’area torinese.

Appartenuto ai principi Dal Pozzo della Cisterna titolari di incarichi pubblici e benefici ecclesiastici, il Castello di Saffarone in passato era una parte della proprieta’, all’interno della tenuta omonima, insieme alle cascine di Cravetta, Cassinotta e Artrucco.Ereditato dal barone Giovanni Piero Saffarone nel 1865, a cui deve il suo nome, è composto da quattro torrette ed un corpo centrale, due cortili interni ed un bel parco. La prima traccia che riporta all’esistenza dei Saffarone e’ del 1580 e riconduce a“Messer Marco Zaffarone”  che risultava essere il possessore delcomplesso sito tra Torino, Grugliasco e Collegno composto da due edifici e una torre colombaia, una cascina agricola con annessa casa padronale all’interno di uno scenario rurale fatto di pascoli, boschi e campi coltivati. Nel ‘600 il casolare rurale comincio’ la sua trasformazione in dimora con decorazioni, cappella, un muro di recinzione e diverse stalle, la prima versione di un Castello dal sapore rustico con dei tratti che cominciano ad ingentilire. La vera trasformazione avvenne, tuttavia, quando la proprieta’ passo’, nel 1729, ad Anna Maria Litta, sposata con Giacomo Dal Pozzo Cisterna, che volle convertirla in una elegante residenza con tenuta agricola d’eccellenza per sfoggiare il  rango e le ricchezze della casata;  pare che i lavori di restauro furono affidati a Benedetto Alfieri (cugino di Vittorio) uno dei massimi architetti del tempo. Il periodo di splendore termino’nel 1833 con la fine della discendenza Dal Pozzo Cisterna e il maniero ando’ prima ai Marchesi Della Torre e poi ai Valperga di Masino che lo ridestinarono quasi tutto ad attivita’ agricole.

Ancora oggi si puo’ ammirare il salone ovale con il suo soffitto a cupola (che viene utilizzato come proprieta’ privata, per eventi come matrimoni e convegni) le decorazioni e l’arredo antico.

Ubicato a Via Regina Margherita 497, la sua presenza in citta’ e’molto riservata, quasi nascosta, ma il suo fascino e’ indiscutibile agli occhi di chi lo puo’ ammirare partecipando ad eventi privati organizzati al suo interno.

MARIA LA BARBERA

Visite gratuite al Parlamento subalpino

TUTTE LE DOMENICHE, DAL 5 MAGGIO AL 2 GIUGNO

Tutte le domeniche, dal 5 maggio al 2 giugno, sarà possibile visitare dall’interno l’Aula della Camera dei deputati del Parlamento Subalpino.
Dopo la visita alle sale del percorso espositivo permanente del museo, si entrerà a piccoli gruppi nel Parlamento, per un’esperienza indimenticabile nel cuore della storia d’Italia.
Sarà possibile accedere al Parlamento Subalpino sia con visite libere sia con visite guidate.

Visita libera
Dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17).
Dopo aver visitato le prime quindici sale del Museo, si entrerà nel Parlamento Subalpino, per poi proseguire in autonomia la visita alle rimanenti sale dell’esposizione museale.
L’ingresso al Parlamento Subalpino è compresso nel biglietto del Museo (gratuito per possessori dell’Abbonamento Musei e della Torino+Piemonte card).

Per la visita libera non è prevista la prenotazione.
Per garantire a tutte e tutti una visita in sicurezza al Parlamento, è possibile che durante il percorso di avvicinamento sia necessario attendere alcuni minuti.

Visite guidate
Sono previste visite guidate tutte le domeniche, dal 5 maggio al 2 giugno, con partenza alle ore 11 e alle ore 15.30.
A pagamento e su prenotazione. L’ingresso al Parlamento Subalpino è compresso nel biglietto del Museo (gratuito per possessori di Abbonamento Musei Piemonte e Torino+Piemonte card). La visita guidata ha un costo di 4 euro oltre al biglietto di ingresso.
Per info e prenotazioni: 011 5621147

Turismo Torino e Provincia VisitPiemonte

Gli aromi dell’antico Egitto per il bicentenario del Museo Egizio

 

Le celebrazioni del bicentenario del Museo Egizio di Torino passano anche attraverso la dolcezza di piramidi di cioccolato, vasi Egizi al cacao, sarcofagi di zucchero, gelati al miele. Tutto ciò è in programma domenica 5 maggio  a partire dalle ore 10 nella maestosa Sala Conferenze al Museo Egizio di Torino, dove si terrà il seminario pubblico dal titolo “Aromi dell’antico Egitto”, in cui l’associazione APEI degli Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza italiana, presieduta dal maestro Iginio Massari, accompagnerà il pubblico presente.

Dopo Napoli l’associazione ha scelto Torino come centro per il suo secondo seminario, che sarà un’esperienza unica in grado di unire la raffinatezza della pasticceria italiana al fascino millenario dell’antico Egitto.

“Si tratta di un appuntamento annuale che ha l’obiettivo di ispirare e comunicare al pubblico la bontà e la bellezza della pasticceria italiana – spiega Iginio Massari.

Fin da subito sono state create delle monete che permetteranno di ritirare una speciale stopper all’ingresso della Sala Conferenze, contenente deliziosi tesori ispirati all’antico Egitto. Questo omaggio limite edition è rappresentato dalle tavolette di Bes realizzate dai maestri pasticceri Guido Castagna e Fabrizio Galla e sarà  possibile scoprire anche  i segreti dell’esclusivo “Elisir del Faraone”, a base di anime e menta”.

 

L’evento proseguirà all’interno della Sala Conferenze, dove il pubblico potrà farsi deliziare dagli ambasciatori dell’APEI con alcuni prodotti di alta pasticceria a tema Antico Egitto, ispirati a profumi e aromi tipici. Le degustazioni avranno luogo, accompagnate dalla presentazioni dei prodotti, ogni trenta minuti dalle 10 alle 16 e saranno un’occasione unica per esplorare  nuove sfumature di gusto e anche per scoprire direttamente dagli Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza italiana la passione che pongono in campo per raggiungere ogni giorno l’eccellenza. Il “tesoro del Nilo” sarà realizzato da Rocco Scutellà e Carmelo Sciampagna e sarà  a base di carote. “La Piramide di Chefren” sarà al sapore di dattero e proposta da Marta Boccanera e Felice Venanzi. “Ramses” di Valentino e Damiano Rizzo prediligerà il miele come elemento antico, Marco Antoniazzi e Gino Fabbri hanno scelto come ingrediente il porro. Tante saranno anche le altre creazioni, quali “Giza”, “Ra”, “Il dolce incanto delle piramidi  durate”, “L’occhio del faraone”, “Astarte”, “Soffio”.

“Sapori e aromi antichi – spiega la presidente Evelina Christillin- si potranno intuire già da subito, perché viene aperta a partire dal 1maggio una prima parte del giardino Egizio nel roof garden che ricostruisce la vegetazione tipicamente egizia di 3 e 4 mila annifa”.

Il seminario procederà poi con una parte tecnica e privata il giorno successivo, quando i maestri si recheranno presso Factory 1895per la gara “Cappuccino da mangiare” e per la consegna “Pasticcere dell’anno”.

 

Mara  Martellotta

Liberty misterioso: Villa Scott

Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È luomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nellarte 

Lespressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo luomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché  sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.

Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo.  Non furono da meno gli  autori delle Avanguardie del Novecento  che, con i propri lavori disperati, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto Secolo Breve.

Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di ricreare la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i ghirigori del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa ledera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di unarte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che larte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)

Torino Liberty

1.  Il Liberty: la linea che invase l’Europa
2.  Torino, capitale italiana del Liberty
3.  Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
4.  Liberty misterioso: Villa Scott
5.  Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
6.  Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
7.  Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
8.  La Venaria Reale ospita il Liberty:  Mucha  e  Grasset
9.  La linea che veglia su chi è stato:  Il Liberty al Cimitero Monumentale
10.  Quando il Liberty va in vacanza: Villa  Grock

Articolo 4. Liberty misterioso: Villa Scott

Talvolta il cinema va in cerca di luoghi suggestivi e unici, per rendere la pellicola ancora più indimenticabile. Uno di questi ambienti da cellulosa si trova nella collina torineseuna villa silenziosaNascosta in un elegante “vedo non vedo” tra il verde degli alberil’abitazione si affaccia indifferente sul panorama torinese che si prostra poco più in  delle sue fondamenta. È Villa Scott, situata in Corso Giovanni Lanza 57, uno dei più fulgidi esempi dello stile floreale a livello nazionale. Il committente, Alfonso Scott, consigliere delegato della Società Torinese Automobili Rapid, nel 1901 acquista un appezzamento di terreno precollinare affidando l’incarico di costruire una villa per la propria famiglia all’ingegnere Fenoglioche allora aveva 36 anni

Fenoglio si impegna nella costruzionedando al  progetto caratteristiche architettoniche di alto pregio, con una chiara apertura al Liberty, e con prospetti caratterizzati da decorazioni floreali in litocemento e in ferro battutoAlla morte di Alfonso Scott, la villa passa alle Suore della Redenzioneche la utilizzano per ospitare un collegio femminilenoto con il nome di Villa Fatima. Fenoglioche lavora al progetto di Villa Scott in collaborazione con il collega Gottardo Gussonirisolve le difficoltà di realizzazione – dato che vi è un dislivello di ben 24 metri tra la villa e il cancello d’ingresso – con una scalinata e con l’inserimento di diversi corpi di fabbricaaccanto al complesso principale lievemente curvilineo della villa. Il volume della costruzione è arricchito da un apparato decorativo che trae vita anche dalla scala esternaL’edificio viene completato nel 1902, anno in cui Fenoglio si dedica anche alla palazzina Fenoglio-La Fleur di corso Francia angolo via Principi d’AcajaNel contesto dell’ampio spazio verde in cui è ubicata Villa Scott, si stagliano netti i due corpi laterali a torrettauno su quattro livelliun altro sutre, ma con un bovindo quadratocollegati da una veranda vetrata sormontata da una terrazza.  La pianta di Villa Scott è amabilmente articolata in un gioco di loggebovindivetrategli elementi litocementizi di finitura murariaripieni e turgidi con misura, quasi rinviano all’ultimo barocco, con radiosi richiami ecletticiLa fantasmagoria floreale, la fitta lavorazione del terrazzinogli ariosi loggia-ti laterali, la decorazione a stucchi e boiseries di color crema e oroil tutto perfettamente in armoniacon l’arredo interno, un mobilio apertamente ispirato a un fioritoLuigi XVI, ne fanno una dimora elegante e raffinata, e piuttosto suggestivatanto che il regista Dario Argento vi ha ambientato uno dei più celebri gialli italianiProfondo rosso, del 1975.

Villa Scott viene infatti scelta per essere la villa del bambino urlante e gioca un ruolo essenziale per lo svolgimento della trama: è tra queste mura che si trova la soluzione del mistero. Tra gli appassionatialcuni indentificano la sfarzosa e terribile residenza del film giallo-horror con l’altrettanto celebre Villa Capriglioanch’essa situata in collina e nascosta tra la vegetazionesede inquietante di vicende 

orrorifichepurtroppo più veritiere rispetto a quelle altrettanto spaventose ma irreali di Villa Scott. 

Occorre ricordare che all’epoca delle riprese la villa era utilizzata come collegio femminile e abitata da suore e fanciulle che ovviamente non potevano rimanere  mentre veniva girato il film. La produzione dovette allora trovare un escamotagepoiché non si poteva abbandonare quella location così perfettamente suggestiva! Si decise dunque di offrire un periodo di villeggiatura a Rimini alle suore e a tutte le ragazze del collegio, le quali non opposero alcuna obiezione e con la loro vacanza inaspettata contribuirono alla realizzazione di una delle pellicole horror più conosciute. Dopo un breve periodo di abbandono, la villa è stata  restaurata e adibita a residenza privata.

Alessia Cagnotto

La Sacra di San Michele: la chiesa più alta che c’è

Avete presente quando Po, morbido protagonista del film d’animazione “Kung fu Panda”, guarda in alto e dice: “Il mio antico nemico, le scale!” Ecco, questa è stata la mia reazione non appena giunta ai piedi della Sacra di San Michele.

 

E dire che un po’ ho barato, poiché non sono partita a piedi da Sant’Ambrogio, come si dovrebbe fare, ma sono salita con la macchina ancora un pochino, fino ad uno spiazzo a circa quaranta minuti di distanza. Non c’è che dire, più in alto non potevano costruirla: l’Abbazia è proprio arroccata sulla vetta del monte Pirchiriano, a ben novecentosessanta metri di altitudine.

Il complesso architettonico si trova all’imbocco della Val Susa, poco sopra la borgata San Pietro, il suo aspetto è maestoso e poetico, imponente e romantico. Apprezzo molto il fascino di questo luogo, soprattutto in alcune giornate autunnali, quando la nebbia avanza e la Sacra sembra sporgersi da tutto quel bianco fumoso, come fosse il soggetto di un quadro di Caspar David Friedrich.

L’atmosfera è senza dubbio coinvolgente,  non per niente il grande Umberto Eco, per il suo celebre romanzo “Il nome della rosa”, si era deliberatamente ispirato alla misteriosa bellezza di questo sito architettonico.
Ho scelto comunque un giorno di sole  settembrino per la mia passeggiata in salita.
Scesa dalla macchia ho imboccato il sentiero che serpeggia nel bosco e porta dritto in cima al monte: una leggera brezza mi ha addolcito la fatica, il verde delle foglie è ancora intenso e l’odore del legno dei tronchi ha sempre qualcosa di magico.

Il vero nome della Sacra è Abbazia di San Michele della Chiusa, essa si erge su un imponente basamento di ventisei metri, appartiene alla diocesi di Susa ed è la prima tappa italiana che si incontra lungo la via Franchigena.
Come ogni complesso architettonico che si rispetti, anche la Sacra ha i suoi misteri.
Leggenda vuole che l’ex arcivescovo, Giovanni Vincenzo (955-100), ritiratosi a vita da eremita proprio tra le nostre montagne, fosse stato incaricato  dall’arcangelo Michele  “in persona” di costruire il santuario. Non solo, ma degli angeli avrebbero poi provveduto a consacrare la cappella, che, infatti, la stessa notte della cerimonia, fu vista dagli abitanti come “avvolta da un grande fuoco”.

Secondo tale versione l’edificio risalirebbe al X-XI secolo, data probabile ma non certa, vi sono tuttavia molti documenti che trattano dell’edificazione della Sacra e che fanno risalire i lavori in quello stesso periodo.
Dove oggi sorge l’Abbazia c’era un tempo un castrum, utilizzato dai Longobardi come presidio militare; proprio tale popolazione iniziò a diffondere il culto micaelico, che si propagò ampiamente nell’Alto Medioevo, come dimostrano i numerosi edifici dedicati a San Michele che sorsero dopo l’anno Mille in Europa.
L’antico insediamento longobardo si trovava dunque alla base del progetto architettonico iniziato da Giovanni Vincenzo, il quale, con o senza l’aiuto dell’arcangelo, diede inizio all’edificazione di un’architettura maestosa e complessa: accanto al sacello più antico ne fece realizzare un secondo che oggi è l’ambiente centrale della cripta della Chiesa. Le nicchie e le colonnine richiamano motivi bizantini, all’epoca largamente diffusi a Ravenna.
Sul finire del X secolo, il conte Hugon di Montboissier, per riscattarsi dai suoi peccati, finanziò ulteriori lavori di ampliamento e fece aggiungere anche un piccolo cenobio per pochi monaci e qualche pellegrino.

In seguito fu l’abate Adverto di Lezat ad amministrare lo stabile. Egli chiamò l’architetto Guglielmo da Volpiano, a cui si deve il progetto della “chiesa nuova”, che sarebbe sorta sulle fondamenta della primitiva chiesetta.
A metà dell’XII secolo la Sacra venne affidata ai Benedettini, che costruirono l’edificio della foresteria, staccato dal monastero, per accogliere i numerosi pellegrini che, percorrendo la via Franchigena, passavano per il Moncenisio. Risale a quest’epoca la parte denominata “Nuovo monastero”, che comprendeva alcune celle, una biblioteca, delle cucine, un refettorio e diverse officine.
La lunga e articolata vicenda sembra concretizzarsi nel percorso impervio che il visitatore percorre, avanzando guardingo per la Sacra.

Io stessa ho passato la visita un po’ con la testa in su, incuriosita e ammaliata dagli archi rampanti e dalla grandiosità dell’insieme, e un po’ a guardarmi indietro, come fossi un Pollicino a corto di briciole.
La spettacolare chiesa odierna è dunque il formidabile risultato di più di un secolo di interventi.
Nella zona più antica, quella eretta sul castrum, priva di finestre e sormontata da volte a crociera, è evidente lo stile romanico di stampo normanno.

Influenze del linearismo della scuola scultorea di Tolosa emergono dal così detto scalone dei Morti, anticamente fiancheggiato da tombe e si evidenziano nella splendida porta dello Zodiaco. La porta ha destato più che mai la mia attenzione, e mi sono soffermata a guardarla nei minimi dettagli: le creature zodiacali risaltano pur consunte dalla pietra bianca, sembrano intrecciarsi le une alle altre, accatastate in una complessa composizione caratterizzata da un evidente  “horror vacui. Cerco l’Ariete, il mio segno zodiacale, l’animale si distingue per le possenti corna e il corpo muscoloso, ovviamente mi sembra che tale rilievo sia più bello degli altri. C’è un’altra motivazione per cui il portale mi colpisce, ed è il significato allegorico dello scorrere del tempo, tale significazione tramuta una semplice porta intarsiata in un poetico memento mori.

Risalgono al XII secolo gli interventi che riprendono lo stile del “romanico di transizione”. Tali lavorazioni sono riscontrabili dalla presenza di bifore, di pilastri cilindrici e polistili e dalle arcate con pilastri a fascio e archi acuti.
Nel XVI secolo la volta della navata centrale crollò e venne sostituita con una pesante volta a botte, che però esercitava una forza eccessiva sulle pareti laterali;  per ovviare alla pericolosità architettonica, nell’Ottocento si decise di intervenire sostituendo tale volta a botte con una triplice volta a crociera, ultimata nel 1937.
Vi sono poi elementi in stile “gotico francese” risalenti al XIII secolo.

Il visitatore, me compresa, si perde ad osservare i molteplici stili artistici che convivono armoniosamente. Molto suggestivi sono anche le terrazze, visitabili lungo il percorso: dall’ambiente poco illuminato tipico dei luoghi di culto, mi sono ritrovata ad osservare la vallata verdeggiante ai piedi delle montagne, illuminata dall’ancora caldo sole di settembre.
Eppure, distratta dalle minuzie interne alla Chiesa e dalla vista mozzafiato, stavo per non fare caso a quella che è una straordinaria peculiarità della costruzione: la facciata.
Essa si trova nel piano posto sotto il pavimento che costituisce la volta dello scalone dei Morti, è sotto l’altare maggiore ed è sovrastata dalle absidi con la loggia dei Viretti.
Potremmo dire che, se si pensa ad un’altra qualsiasi chiesa o abbazia, la facciata della Sacra è in posizione opposta rispetto a quella che la tradizione architettonica religiosa richiederebbe.


In tempi recenti, i lavori ancora non terminano. Tra il XIX e il XX secolo ci furono degli interventi voluti da Alfredo d’Andrade e durante gli anni Ottanta e Novanta si resero necessarie ulteriori modifiche.
Ciò che non cambia, nonostante il trascorrere dei secoli, è il fascino del luogo, reso ancora più prorompente dai misteri che accompagnano queste mura antiche. Si pensi alla vicenda della “Bell’Adda”. Adda era una giovane fanciulla che per sfuggire ai soldati nemici si buttò giù nel precipizio, gli angeli misericordiosi ebbero pietà di lei e la salvarono; Adda raccontò l’accaduto ai compaesani, i quali ovviamente non le credettero, così lei compì nuovamente l’insano gesto. Alcuni la definirebbero “hybris”, altri semplicemente “vanità”, resta il fatto che questa volta Adda non tornò a farsi vedere. Ma neppure il suo corpo venne mai più rinvenuto.

Non sappiamo cosa accadde ad Adda, ma sappiamo che ancora oggi numerosissimi visitatori si inerpicano per la collina per visitare la Sacra e tutti rimangono folgorati dalla bellezza di quel che vedono finita la faticosa salita.
Nel 2017, l’Abbazia è stata candidata a far parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco, nel quadro del sito seriale “Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini dell’Italia medievale”.
Sulla meraviglia del sito non si discute, ma possibile che in tutti questi secoli di interventi architettonici, nessuno abbia ancora pensato all’inserimento di un semplice ascensore?

Alessia Cagnotto