«Ci siamo battuti perché venissero reintrodotti e fortunatamente il Governo lo ha fatto, ma non è sufficiente: troppo complicato accedervi e troppo ristretto il numero delle persone che possono usufruirne. Agricoltura, turismo, ristorazione: i voucher sono uno strumento che crea occupazione e senza si rischia di non aiutare i nostri giovani ad avere occasioni di lavoro»: sono le parole del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, oggi in Piemonte per parlare di agricoltura e partecipare nelle Langhe a una speciale “vendemmia”.
Una occasione per ricordare le politiche Ue a sostegno del comparto agricolo e riflettere sullo strumento dei voucher per la gestione dei lavoratori stagionali. L’appuntamento è stato organizzato dall’eurodeputato Alberto Cirio, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue. Presenti anche il presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo e il presidente nazionale di Unioncamere Ferruccio Dardanello, oltre ai presidenti dei principali Consorzi vitivinicoli piemontesi, numerosi sindaci e istituzioni piemontesi, liguri e lombarde.
«Stiamo combattendo una battaglia per il bilancio comunitario 2021-2027 perché non ci siano tagli all’agricoltura provocati dall’uscita del Regno Unito – ha aggiunto Tajani –. La Pac deve essere difesa, rappresenta una importante risorsa. Ci saranno sicuramente più fondi per l’innovazione e la ricerca nel settore agricolo, ma dobbiamo assolutamente evitare che l’agricoltura subisca un danno dalla Brexit».
Le politiche agricole rappresentano quasi il 40% del bilancio europeo. Nel luglio 2017 il Parlamento Ue ha votato un testo sulla tutela dei lavoratori stagionali in agricoltura che, tra i punti principali, invita gli Stati membri a contrastare il lavoro sommerso e a ridurre la burocrazia rendendo il processo di assunzione meno complesso.
«Apprezziamo che i voucher siano stati reintrodotti dal governo italiano – spiega l’eurodeputato Alberto Cirio – sono però vincolati a una serie di limitazioni e aggravi burocratici che ne rendono difficile il concreto utilizzo. Quindi chiediamo al governo di ripensare a questo strumento, potenziandolo in settori come l’agricoltura e il turismo dove il lavoro temporaneo non è un alibi per rendere il lavoro precario, ma realmente una condizione legata alla stagionalità del comparto che ha bisogno di un rinforzo specifico della manodopera professionale in alcuni momenti dell’anno».
Nati circa dieci anni fa, i voucher lavoro sono stati aboliti dal Governo a inizio 2017, dopo le denunce di un utilizzo improprio che non ha però mai riguardato il settore agricolo. Nel giugno dello scorso anno sono stati sostituiti dai Prest-o, i nuovi contratti di lavoro occasionale, modificati questa estate dal Decreto Dignità per renderli più adeguati alle esigenze del settore. Nonostante il restyling e la positività della reintroduzione, i nuovi “voucher” hanno però una serie di limitazioni che li rendono poco utilizzabili da parte del mondo agricolo. Solo poche decine di migliaia quelli attivati ad oggi su tutto il territorio nazionale, dalle stime fatte dalle associazioni di categoria.
Il primo limite riguarda coloro che possono concretamente usufruire dei voucher, cioè solo pensionati di vecchiaia o invalidità, studenti fino a 25 anni iscritti a istituti o università, disoccupati e percettori di integrazioni al reddito. Restano esclusi numerosi soggetti, incluso chi risulta iscritto l’anno precedente all’elenco dei lavoratori agricoli o chi ha avuto rapporti di lavoro dipendente con la stessa azienda negli ultimi sei mesi.
Un altro limite importante riguarda le aziende: possono utilizzare i voucher solo quelle che non hanno più di 5 dipendenti a tempo indeterminato (con il Decreto Dignità il tetto doveva salire a 8 dipendenti, ma ad oggi la modifica non risulta nella modulistica ufficiale).
Le sanzioni vanno da 500 a 2.500 euro per ogni prestazione lavorativa giornaliera per cui risulta accertata la violazione.
Alle limitazioni che riguardano i criteri di idoneità, si aggiungono poi le difficoltà burocratiche per l’attivazione dei voucher. L’intera procedura va fatta online, registrandosi sul portale dell’Inps, sia da parte del lavoratore che del datore di lavoro. Almeno 8 giorni prima vanno versate dall’azienda contributi, retribuzioni e coperture assicurative Inail, mentre almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione vanno comunicati i dati dei soggetti utilizzati, del luogo della prestazione e delle ore lavorative da svolgersi in un arco temporale massimo di dieci giorni.
Il valore complessivo delle prestazioni non può superare i 5 mila euro all’anno ad azienda (max 2500 per il singolo lavoratore impiegato). Il compenso è corrisposto dall’Inps entro il 15 del mese successivo alla prestazione.
Nel caso di imprevisti che causino la mancata prestazione la procedura va però annullata (sempre online) e in un settore come quello agricolo fortemente condizionato dal meteo giornaliero, basti pensare alla vendemmia, questo rappresenta un ulteriore aggravio di lavoro per le aziende.