Stare bene con noi stessi

Affrontare il cambiamento / 2

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La prima ragione per cui il cambiamento può essere destabilizzante sta nel fatto che cambiare significa, inevitabilmente, lasciare indietro una parte di noi. Che si tratti di chiudere una relazione o di dover apportare significativi cambiamenti nel nostro modo di lavorare, di dover cambiare casa o di accettare la perdita di una persona cara.

Di un bene a cui tenevamo molto, o di qualsiasi altro cambiamento la vita ci imponga. Se ci pensiamo bene in ogni cambiamento, piccolo o grande che sia, qualcosa dentro di noi “muore”. E, che ne siamo o meno consapevoli, ci crea uno stress emotivo, e traumi, in genere piccoli e impercettibili, ma talvolta devastanti.

Anche quando il cambiamento non ci viene obbligatoriamente imposto, ma parte dal nostro desiderio e dalla nostra volontà, si porta sempre dietro una certa quantità di stress e di ansia…
È soprattutto per questa ragione che molte persone sono perennemente indecise di fronte alla scelta di un cambiamento da loro comunque desiderato.

Oppure in grande e talvolta insormontabile difficoltà nell’adattarsi a un cambiamento che viene imposto da condizioni non dipendenti dalla loro volontà. Succede quando abbiamo la sensazione che il “costo” in termini di energie e tempo da spendere, di stress e di difficoltà, superi il beneficio del cambiare o dell’adattarsi positivamente al cambiamento.

E quindi siamo bloccati dal dubbio, dall’incertezza, dalla resistenza, e non riusciamo a scegliere.
Il primo passo per superare questa impasse consiste nel prendere consapevolezza della fatica e dello stress emotivo che si accompagna al cambiamento, e nel non aver timore a guardarlo e a esprimerlo.

Perché per evolvere, che é una delle conseguenze positive dello scegliere e dell’accettare il cambiamento, abbiamo necessità di elaborare quello stress. Al contempo è però utile e necessario contemporaneamente focalizzare i benefici del “nuovo che avanza”. Se è vero che nel cambiare si lascia una parte di sé, è altrettanto vero che una nuova parte di noi è pronta a sbocciare!

(Fine della seconda parte dell’argomento).

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

Affrontare il cambiamento

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In ogni situazione in cui improvvisamente le condizioni esterne, i contesti e la situazione mutano in maniera significativa, in genere creandoci qualche difficoltà e disagio, ci troviamo di fronte alla necessità di affrontare il cambiamento, di adeguarci e di modificare i nostri comportamenti in relazione a quanto la nuova realtà ci richiede.

Talvolta questi mutamenti, che in ogni caso incidono in modo significativo sulla nostra vita, avvengono più lentamente e impercettibilmente, fino a quando ne prediamo improvvisamente coscienza, realizzando in un solo momento che le cose sono cambiate e che dobbiamo adeguarci, sia nel comportamenti esteriori che dentro di noi.

Le cause del cambiamento delle condizioni esterne possono riguardare l’intera società o parte di essa, ad esempio come nel caso delle conseguenze della epidemia Covid, oppure soltanto la nostra sfera personale.

Può trattarsi di una perdita (di una persona cara o la cui presenza è per noi fondamentale, di un amore o di una amicizia importante, del lavoro, di proprietà, ecc.) o di qualcosa che ci costringa a una improvvisa e importante variazione delle nostre abitudini.

Di norma a una prima fase di resistenza, nella quale tendiamo a mantenere la precedente situazione (o a illuderci, talvolta in modo irreale e illusorio, che non sia cambiata), fa seguito un tortuoso periodo di presa di coscienza della inevitabilità di adeguarci al cambiamento, e poi di modificazione, più o meno lenta, delle nostre abitudini e dei nostri comportamenti.

In ogni caso, se sappiamo reagire in modo adeguato, il cambiamento si rivela quasi sempre una condizione di crescita personale, e saper far fronte al cambiamento è una competenza importante per vivere sereni e per conseguire i nostri obiettivi. Qualunque sia l’ambito nel quale il cambiamento avviene, e la modalità con la quale esso si presenta.

(Fine della prima parte dell’argomento).

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Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
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Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

Ansia: come tenerla a bada e vivere più sereni / 3

 

Cerchiamo di guardare (e vedere) con distacco la situazione che scatena in noi l’ansia, come se fossimo nel futuro e come se l’avessimo già vissuta, e chiediamoci quali potrebbero essere le reali conseguenze se avessimo fallito in quella situazione.

Molte volte questo accorgimento si rivela utile a ridimensionare questioni che nell’attacco d’ansia ci appaiono come “di vita o di morte”. Un altro modo di gestire l’ansia è quello di concentrarci su un nostro “luogo di pace”, di immaginarlo come se ci fossimo dentro, con tutti i nostri sensi.

Può essere un luogo fisico, in cui siamo stati con grande piacere, o un posto amato della nostra infanzia, oppure una persona la cui presenza ci dava (o ci dà) pace e serenità, o anche un “luogo musicale” o letterario, o semplicemente un luogo desiderato, ecc.

Ognuno di noi ha, dentro di se’, questi “luoghi di pace”, che sono soltanto suoi, legati ai suoi ricordi, ai suoi vissuti, al suo immaginario personale. Andiamo a ripescarne uno nei momenti in cui l’ansia sale e rischia di invaderci, ed “entriamoci dentro”.

Cercando, se possibile, di estraniarci dalle cause dell’ansia. Può sembrare un esercizio difficile, ma, come sempre, è questione di allenamento! Un ulteriore elemento molto efficace a tenere a bada l’ansia si realizza quando impariamo a osservare e vivere le nostre emozioni senza giudicarle.

Senza per forza volerle definire positive o negative, utili o dannose, giuste o sbagliate. Partendo dalla consapevolezza delle emozioni che viviamo, dalla loro identificazione. E dalla loro accettazione. Che si tratti di paura, di tristezza o di rabbia, ecc.

(Fine della terza e ultima parte dell’argomento).

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Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
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Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

Ansia, come tenerla a bada e vivere più sereni

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Quando la nostra ansia non ha caratteristiche fortemente patologiche che necessitano di interventi di figure professionali specialistiche (psicoterapeuti o psichiatri) possiamo cercare di affrontarla con buone probabilità di successo e, se magari non riusciamo a eliminarla del tutto, abbiamo almeno la possibilità di ridurla in modo significativo, impedendole di invadere negativamente la nostra esistenza.

Chi percepisce di essere eccessivamente ansioso e di provare quelle emozioni e sensazioni che annunciano che l’ansia sta prendendo possesso dei propri giorni può riuscire a tenerla a bada, mantenendola a un livello sufficientemente limitato e tale da non interferire più di tanto, sia nell’intensità che nella durata, su di noi.

Stiamo in ogni caso attenti a evitare certi maldestri tentativi che, spesso indicati come tecniche calmanti, anziché aiutarci a contenere l’ansia, finiscono con l’alimentare ancora di più i nostri stati ansiogeni. Ad esempio, in previsione di imminenti e importanti eventi che ci coinvolgono, evitiamo di interrogarci continuamente sul modo migliore di comportarci.

Cosa che non fa che accrescere le nostre paure e incertezze, perché in questi casi si rischia di essere un po’ troppo confusi e di immaginare scenari eccessivamente pessimistici. Cosa fare quindi per recuperare la giusta tranquillità? La madre di tutte le regole per calmare l’ansia è la giusta respirazione, perché la prima reazione fisica all’ansia è la sensazione di mancanza di respiro.

Che concretamente si accorcia, si fa più affannoso e accelerato, così come i battiti cardiaci. È in questo momento che occorre concentrarci sulla nostra respirazione, inspirando lentamente e profondamente, utilizzando il muscolo diaframma, che si trova tra il torace e l’addome e che, proprio per la sua funzione sulla respirazione, viene chiamato “il muscolo della serenità”;

Nella respirazione diaframmatica la pancia “si gonfia”. Dopo una lunga inspirazione tratteniamo il respiro per alcuni secondi e quindi buttiamo fuori l’aria “sgonfiando l’addome”, come quando si soffia. Proviamo a farlo quando l’ansia sale, resteremo sorpresi dalla sua efficacia rilassante. A domenica per qualche ulteriore suggerimento per tenere a bada l’ansia.

(Fine della seconda parte dell’argomento).

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Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
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Ansia, come tenerla a bada e vivere più sereni

Prima parte

Ma quante persone ansiose si incontrano di questi tempi?!?! Sarà che le persone, soprattutto dopo la pandemia Covid, sono sempre più condizionate (schiacciate?) da un senso di dilagante precarietà, determinato anche dal fatto che tutto cambia a una rapidità a cui mai avevamo assistito in passato, creando insicurezza e disagio. Sarà che si fa sempre più forte in tante persone la sensazione di un oscuro e immanente “pericolo dietro l’angolo”…

Fatto sta che l’ansia è davvero dilagante e sempre più diffusa, con rilevanti e negative conseguenze, sia a livello individuale che sociale. Forse anche a causa del fatto che oggi le persone sono più fragili di un tempo, meno “resilienti”, un po’ sempre “sul filo del rasoio” E quindi molto più ansiose. Ma cos’è l’ansia e perché molti ne soffrono o ne hanno sofferto?

Spesso non riusciamo ad individuare una vera causa per le nostre paure e angosce. Che possono essere allora vissute come insensate, sensazione che rende ancor più faticoso e frustrante uno stato che, oltre che assai spiacevole, può diventare molto doloroso. Eppure l’ansia di per sé non é negativa, e dal punto di vista evolutivo ha un significato altamente adattivo, poiché ci segnala che siamo di fronte ad una situazione di potenziale pericolo.

E ci motiva ad attivare le nostre risorse per fronteggiare un’eventualità dannosa per la nostra integrità fisica e/o mentale. Se non provassimo ansia in situazioni oggettivamente pericolose, saremmo portati a sottovalutarne i rischi e ad incorrere in danni anche seri, poiché un conto è essere coraggiosi e altra cosa essere avventati…

Nella sua dimensione sana, quindi, l’ansia ci segnala una situazione potenzialmente problematica o rischiosa e ci prepara e motiva a risolvere il problema o ad affrontare il pericolo nel modo migliore.
Il vero problema è quando l’ansia diventa invece una spia e una sirena di pericolo frequentemente o perennemente accesa, o accesa in momenti inopportuni o senza un vero pericolo all’orizzonte.

Allora non solo perde la sua utilità, ma può diventare un molesto rumore di sottofondo ai nostri pensieri, un insopportabile retrogusto in tutte le nostre emozioni, una sfiancante attivazione fisica di un corpo sempre teso contro un pericolo perennemente incombente anche se, in realtà, inesistente o decisamente inferiore a come lo percepiamo… Come tenerla a bada, dunque? Ne parleremo su Il Torinese con il post della prossima domenica.

(Fine della prima parte dell’argomento).

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Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
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Trasformiamo le nostre aspettative in aspirazioni

Trasformare le nostre aspettative in aspirazioni significa, quindi, prendere in mano il timone della nostra vita, assumere il potere su noi stessi invece che concederlo agli altri, o al caso, o al destino. Significa smetterla finalmente di lamentarci per la nostra condizione o per le cose che nella nostra vita non ci piacciono o ci fanno soffrire.

E trovare, una volta per tutte, il coraggio di diventare davvero protagonisti delle nostre scelte e del nostro percorso esistenziale. Possiamo quindi affermare che le aspirazioni portano tendenzialmente, se adeguatamente sentite, pensate e perseguite, alla felicità, mentre le aspettative, al contrario, ci conducono con buona probabilità all’infelicità.

La componente di azione presente nelle aspirazioni, che si sostiene con la motivazione e l’impegno, rappresenta un fattore importante per il nostro benessere. Al contrario la passività tipica delle aspettative, che diventa spesso pretesa, è causa di insoddisfazione e di frustrazione. Ma anche nel gestire le nostre aspirazioni dobbiamo evitare alcuni errori.

Come il non riuscire a lasciare andare le “aspirazioni perdute”, mantenendo il rimpianto per quello che non siamo riusciti a realizzare nel passato. Rimuginare sul passato non ci porta da nessuna parte e la frustrazione ci toglierà l’energia necessaria a individuare e inseguire nuove aspirazioni.

Facciamo anche molta attenzione a che le nostre aspirazioni non siano superiori a ciò che siamo in grado di realizzare. Le illusioni possono essere molto pericolose e talvolta le mettiamo inconsapevolmente in atto con una sorta di auto boicottaggio. Oppure possono essere la scusa per non metterci mai in azione.

Spaventati dall’enormità e dall’irraggiungibilità del nostro proposito. La paura del fallimento e della frustrazione, che inevitabilmente ciò provocherebbe in noi, finiscono col bloccarci completamente, impedendoci così di iniziare qualsiasi percorso e di realizzare qualunque aspirazione. Piedi ben per terra, dunque. Aspirazioni si, ma in armonia con ciò che siamo e sentiamo davvero.

(Fine della terza e ultima parte dell’argomento).

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Roberto Tentoni
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Trasformiamo le nostre aspettative in aspirazioni

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Se le nostre aspettative sono troppo elevate, quasi tutto ciò che ci accadrà nella vita non le (e ci) soddisferà, e noi saremo perennemente scontenti. E se non saremo in grado di contenerle, esse rischieranno di diventare pretese, alimentando ulteriormente la nostra insoddisfazione, e, molto spesso, la nostra rabbia nei confronti del mondo e anche di noi stessi.

Un corto circuito che ci porterà dritti dritti all’infelicità. Quando nutriamo aspettative, semplicemente noi aspettiamo che le cose accadano così come le pensiamo e desideriamo, che tutto avvenga così come noi ce lo immaginiamo, e non sentiamo di dover fare nulla o quasi per determinare e favorire che le cose accadano e si concretizzino in un certo modo.

Vivere dominati da troppe aspettative ci rende persone deboli dal punto di vista emotivo. Impariamo perciò a trasformare le nostre aspettative in aspirazioni, passando dalla passività negativa dell’attesa e della pretesa all’azione positiva verso le nostre mete. Desideri, ambizioni e obiettivi sono indispensabili componenti per una vita viva, sana, dinamica e positiva.

Ma smettiamo di aspettarci che le cose accadano perché debbono accadere e mettiamoci in azione per far sì che accadano. Accettando serenamente il fatto che, nonostante il nostro impegno, esse potranno anche non accadere. Tutti noi abbiamo qualche sogno che vorremmo si realizzasse. Anche le persone meno entusiaste della loro esistenza.

Quelle che pensano che la vita le abbia profondamente deluse e accettano passivamente una condizione di sconfitta definitiva, convinte che non valga la pena coltivare sogni. Forse anche loro hanno un sogno, magari dimenticato, in fondo ai cassetti della loro anima. Trasformiamo allora le nostre eventuali aspettative in aspirazioni.

Le aspirazioni sono la speranza positiva di veder concretizzati i nostri interessi, sono le spinte potenti e vitali che ci aiutano a migliorarci e che danno una marcia positiva alla nostra vita. Sono la conseguenza attiva dei nostri desideri, l’azione concreta, responsabile e razionale per realizzarli. Sono l’assunzione di responsabilità nel nostro percorso esistenziale.

(Fine della seconda parte dell’argomento).

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Trasformiamo le nostre aspettative in aspirazioni (Prima parte)

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Le aspettative nascono dalle nostre convinzioni personali a proposito di eventi e/o comportamenti che possono verificarsi o meno. Sono ipotesi, spesso certezze illusorie, che nascono da una complessa combinazione delle nostre esperienze, desideri e conoscenze dell’ambiente o delle persone che ci circondano.

Ci aspettiamo, ad esempio, che ad agosto faccia caldo e ci sia tempo sereno, che le persone che amiamo ricambino il nostro sentimento, che se svolgiamo un lavoro veniamo regolarmente e correttamente remunerati, che se apriamo il rubinetto in casa sgorghi acqua potabile, che se ci mettiamo in auto per raggiungere una destinazione non ci siano intoppi nel nostro viaggio, e via di questo passo.

Il vero problema delle aspettative sta nell’attesa che accada qualcosa senza che abbiamo davvero buoni motivi per essere certi che ciò avvenga. Se siamo convinti che sia sufficiente nutrire determinati desideri perché questi si realizzino, stiamo alimentando un’illusione, e inevitabilmente gettiamo le basi per la delusione.

Se ci pensiamo bene, la nostra felicità o infelicità non dipende da quel che ci accade, ma dal rapporto tra ciò che accade rispetto a ciò che ci aspettavamo che accadesse. Se, ad esempio, la nostra squadra di calcio del cuore gioca nello stadio della più forte squadra del mondo e pareggia 0-0, giocatori, tifosi e dirigenti torneranno a casa molto felici per l’esito della partita.

Se il medesimo risultato di 0-0 viene ottenuto contro una mediocre squadra del campionato italiano, l’umore delle stesse persone sarà invece decisamente nero. Chi non capisce molto di calcio si stupirebbe nel notare due reazioni opposte di fronte ad un risultato numericamente uguale. Allora che cosa ha determinato quella differenza di umore dopo due partite finite entrambe 0-0?

L’aspettativa! Perché nel primo caso si temeva una sonora sconfitta, mentre nel secondo ci si attendeva una larga vittoria della nostra squadra. Può sembrare banale, ma noi “funzioniamo” così in ogni circostanza della vita. Sono quindi le aspettative a determinare il nostro umore, il nostro grado di felicità, la nostra soddisfazione o insoddisfazione.

(Fine della prima parte dell’argomento).

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Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
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L’importanza di essere consapevoli dei valori che ci guidano / 3

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Una caratteristica importante dei valori personali consiste nel fatto che essi sono assolutamente soggettivi e individuali, poiché appartengono alla percezione e alla identificazione della singola persona, e come tali non sono giudicabili e sindacabili. Ma come ognuno di noi può correttamente identificare i valori che lo guidano?

Non è esattamente una passeggiata comprendere bene quali sono i nostri valori, e ci può essere senz’altro d’aiuto fare con pazienza un elenco scritto, anche riflettendo su quali sono quelli per noi quelli più importanti, anche in relazione ai nostri vari ruoli nella vita: familiare, lavorativo, sociale, ecc.

Per ogni ruolo scegliamo, ad esempio, dieci valori che riteniamo importanti e poi mettiamoli in ordine gerarchico di importanza. Soprattutto i primi tre-cinque valori per ogni ruolo saranno quelli che effettivamente determinano (o dovrebbero determinare…) quasi sempre le nostre scelte e decisioni.

Una volta identificati e definiti correttamente e consapevolmente i nostri valori nei vari ambiti della nostra vita il passo successivo sarà quello di vivere la nostra esistenza secondo quei valori in ogni ambito. Questa decisione è in grado di portarci a profondi cambiamenti.

Soprattutto nel modo in cui affrontiamo le cose, le situazioni e le scelte nella nostra vita. Per esempio, se comprendiamo che per noi un valore fondamentale è il rispetto, e che è giusto mettere in atto questo valore, per vivere bene dovremo inserirlo nei nostri comportamenti quotidiani.

E quindi rapportarci agli altri, all’ambiente e anche a noi stessi con gentilezza, comprensione, tolleranza, disponibilità e attenzione. Se agiremo in maniera diversa, e quindi non in linea con quel valore per noi molto importante, saremo molto spesso in conflitto con noi stessi, e vivremo confusione e risentimento verso di noi e sensi di colpa verso gli altri.

(Fine della terza e ultima parte dell’argomento).

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Roberto Tentoni
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L’importanza di essere consapevoli dei valori che ci guidano / 1

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I valori personali sono l’elemento che, se conosciuto, rispettato e ben seguito, dà senso, equilibrio e armonia alla nostra esistenza. Essi sono fondamentali per il benessere personale di ognuno di noi. Ma siamo consapevoli dei valori che ci guidano? Li conosciamo davvero?

E il nostro percorso esistenziale, le nostre scelte grandi e piccole, le situazioni in cui decidiamo di entrare o meno, le persone e gli ambienti che scegliamo di frequentare, il lavoro che facciamo, il modo in cui conduciamo la nostra esistenza sono in linea con i nostri valori?

Rispondere consapevolmente e positivamente a queste domande è essenziale per la qualità della nostra vita, per il nostro equilibrio interiore, e per vivere serenamente e in armonia con noi stessi. La maggior parte dei nostri disagi emotivi, delle nostre confusioni e dei nostri squilibri comportamentali nasce proprio dalla non sufficiente conoscenza dei valori che ci guidano.

Valori che sono diversi per ciascuno di noi, che affondano nella nostra più profonda natura, nella nostra specifica personalità e nel carattere, plasmato nel tempo dalle nostre esperienze, e che sono la causa e l’origine delle nostre passioni, desideri, sogni.

Se non li conosciamo sufficientemente e se non li viviamo adeguatamente, ne consegue una serie di negatività che vanno dal disorientamento esistenziale, ai comportamenti contraddittori, e a emozioni negative quali rabbia e frustrazione. Fermarci a riflettere sui nostri valori guida, pertanto, è davvero il primo passo verso un’esistenza piena e gratificante.

Soltanto l’essere consapevoli dei nostri valori ci permette di fare le giuste scelte e conseguentemente di agire nel modo migliore per vivere in pace con noi stessi e proiettati verso il benessere e la nostra armonia personale e della nostra esistenza.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
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(Fine della prima parte)

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