SPETTACOLI- Pagina 158

La battaglia degli oppressi in scena con Notre Dame de Paris

La versione di “Notre Dame de Paris” di Cocciante, andata in scena al PalaAlpitour nei giorni scorsi e conclusasi ieri con le ultime repliche, ha regalato agli spettatori nuove emozioni, presentando in chiave, quanto mai moderna e attuale, i temi e le battaglie che Victor Hugo, nel 1831, aveva evocato nel suo romanzo: la lotta contro l’esclusione, la condanna della pena di morte, la ricerca di una giustizia vera e non asservita agli interessi dei potenti, la necessità di creare una società capace di vedere oltre le barriere e di accogliere il diverso.

“Noi siamo gli stranieri, i clandestini, uomini e donne soltanto vivi e noi ti domandiamo Notre Dame Asilo Asilo”. Il popolo degli zingari, dei nomadi, degli emarginati che la società del 1482 ha chiuso nella Corte dei miracoli come qualcosa di impuro, di infetto, come qualcuno da tenere lontano perché dissimile e, secondo l’opinione comune, inferiore, che chiede asilo alla città di Parigi, assomiglia drammaticamente ai clandestini che, oggi, bussano alle nostre porte con la speranza di un futuro migliore e vengono lasciati in mezzo al mare, privati anche di quella disperata speranza che ne aveva animato il viaggio.
Le donne che si oppongono alla tirannia e alla crudeltà di Frollo, che tutto giustifica in nome di una fede errata e di una religione che nulla ha di cristiano, sono l’immagine delle ragazze iraniane, delle combattenti curde, di tutte quelle donne che, quotidianamente, mettono a rischio la propria vita per opporsi a un regime crudele, oppressivo che le vuole annullare.

Gli ultimi che, insieme a Clopin, Quasimodo e Esmeralda alzano il pugno, al grido “Libertà” ricordano tutti i popoli che, oggi, sono ancora costretti a combattere per poter pensare, parlare, agire liberamente, spesso semplicemente per vivere.
L’opera messa in scena quest’anno è un urlo disperato, un’accusa lanciata non solo contro gli oppressori, ma anche contro chi resta a guardare, trincerandosi dietro a un paravento di indifferenza, distogliendo gli occhi, chiudendo le orecchie e soprattutto il cuore.
La scenografia essenziale intensifica perfettamente il vortice di sentimenti, mette in evidenza il dolore, ci parla di battaglie perse, quelle degli zingari, della morte degli innocenti, quella di Clopin e di Esmeralda, di un mondo in cui gli sconfitti sono i miserabili, i poveri, gli oppressi, i diversi, massacrati all’ombra delle torri di Notre Dame. Il risarcimento del male sembra possibile soltanto in un’altra vita, in un’altra dimensione, quella in cui Esmeralda potrà ballare senza essere condannata e in cui la deformità di Quasimodo non desterà orrore.

Eppure Notre Dame de Paris non si congeda da noi, lasciandoci tristi e inermi, ma desta in ciascuno di noi la necessità di rinnovare quella lotta perché gli sconfitti di ieri possano diventare i vincitori di domani, perché gli oppressi possano essere un giorno affrancati, perché il grido di libertà si possa levare alto e non sia mai più spento dall’odio e dalla violenza.

Barbara Castellaro

 

Foto Facebook Notre Dame de Paris

 

“Lei trasformerebbe la pioggia in un arcobaleno”

Music Tales, la rubrica musicale 

Lei mi toglierebbe il mondo dalle spalle

Se mai fosse difficile muoversi

Lei trasformerebbe la pioggia in un arcobaleno

Quando vivevo nella tristezza

Perché allora, se lei è così perfetta

Vorrei ancora che fossi tu?

Perfetto non significa che sta funzionando

Allora cosa posso fare?”

Il testo della canzone di cui vorrei parlarvi oggi, tratta di una relazione ormai finita.

Il protagonista sta vivendo una nuova relazione ma non riesce a provare le emozioni che provava nella sua precedente storia quindi si fa mille domande.

GLIMPSE OF US, il titolo, Joji il cantate ed autore.

Molto giovane, Joji ( pseudonimo di George Kusunoki Miller) nasce ad Osaka il 18 settembre del 1992 ed è noto in precedenza sul web come Filthy Frank e Pink Guy.

Ricopre più ruoli: cantautore, produttore discografico e youtuber giapponese.

Divenne famoso grazie al suo canale YouTube di umorismo surreale, nonsense e humor nero, spesso sconfinante con la satira sociale, TVFilthyFrank. Nel dicembre 2017 decide di dedicarsi esclusivamente alla musica usando il nome Joji, con il quale pubblica tre album in studio: Ballads 1 (2018), Nectar (2020) e Smithereens (2022).

Ha, a mio parere, una voce interessante e sonorità che riscontrano il mio favore.

Poco si conosce della sua vita privata, in quanto cerca di mantenere la sua privacy. Nasce a Osaka, appunto, da padre australiano e madre giapponese e si diploma nel 2012 alla Canadian Academy.

Nel 2014 pubblica un video dove rivela di essere uno studente del college di Brooklyn, New York, spiegando di non voler rivelare le proprie informazioni personali per paura di non poter trovare un lavoro in seguito, a causa della natura esagerata del suo show.

Il video viene eliminato pochi giorni dopo.

Miller crea il suo canale DizastaMusic nel 2008, con lo scopo di promuovere le sue canzoni. Insieme a ciò pubblica anche video demenziali insieme ai suoi amici.

Il canale inizia a riscuotere successo solo nel 2011, quando crea prima il personaggio di Filthy Frank, il quale si descrive come “l’anti-blogger di YouTube”, poi quello di Pink Guy, che lo vede indossare un costume rosa.

Altri personaggi da lui impersonificati sono Salamanderman e Chin-Chin, tra i tanti.

L’umorismo demenziale e “nonsense” è alla base del suo canale e rende Miller uno degli youtuber più famosi e più popolari su YouTube.

Nel 2014 crea un secondo canale, TVFilthyFrank, a causa delle numerose segnalazioni su DizastaMusic che rischiava di portarlo alla chiusura.

In questo canale continua con i video di Filthy Frank e gli altri personaggi, caricando anche i video precedentemente realizzati.

Qualche mese dopo apre un terzo canale, TooDamnFilthy, dove inizia a pubblicare alcune sue canzoni demenziali usando il personaggio di Pink Guy. 
 
Il 23 maggio 2014 pubblica gratuitamente su YouTube il suo album autoprodotto Pink Guy, di genere hip hop e rap, dal forte carattere demenziale.

Nel gennaio 2017 pubblica su iTunes e YouTube il mixtape autoprodotto Pink Season, anche questo di musica demenziale con canzoni già presenti in diversi suoi video. Al debutto si piazza al 70º posto della Billboard 200.

L’album ha un discreto successo di critica, tanto che nei mesi successivi firma per l’etichetta discografica 88rising. Con questi pubblica il suo primo EP Pink Guy: The Prophecy, l’ultimo con lo pseudonimo Pink Guy.

Nello stesso periodo compone diverse tracce di carattere trip hop e alternative R&B sotto il nome d’arte Joji, che è semplicemente la trascrizione del suo nome George dall’inglese al giapponese, ossia il suo soprannome sin da quando era piccolo. Anche con questo suo progetto personale firma per la 88rising, con il quale però esprime maggiormente la sua creatività e la sua passione per la musica sperimentale. Il 17 maggio si esibisce alla Boiler Room di Los Angeles.

Il 18 ottobre 2017 pubblica Will He, il primo singolo estratto dal suo primo EP In Tongues che verrà pubblicato a novembre sulle piattaforme digitali sotto l’etichetta Empire Distribution con la collaborazione di 88rising. Il brano arriverà rapidamente in cima alla classifica “Viral” globale di Spotify e vi rimarrà fino all’uscita dell’EP il 3 novembre 2017.

Il 29 dicembre 2017 Miller annuncia su Twitter che non realizzerà più video di Filthy Frank, Pink Guy e gli altri numerosi personaggi da lui interpretati, a causa di seri problemi fisici e neurologici che lo stress derivante da tale attività gli provoca.

Afferma perciò di volersi dedicare esclusivamente alla sua carriera musicale utilizzando come nome d’arte Joji.

Vi presento quindi “Glimpse of Us”, sperando sia di vostro gradimento

La follia appartiene a pochi, e pochi riescono a capirla.”

Joji – Glimpse of Us

CHIARA DE CARLO

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Rock Jazz e dintorni. Biagio Antonacci e Jozef Van Wissem

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Jazz Club suona il pianista Tommaso Sorba insieme alla vocalist Giulia D’Amico. Alla Cricca vengono interpretate le canzoni di Giorgio Gaber da Marco Carena per la serie “Morto dal vivo”.

Mercoledì. Al Blah Blah si esibisce Jozef Van Wissen (liutista nelle colonne sonore dei film di Jim Jarmusch).

Al Pala Alpi Tour arriva Biagio Antonacci.

Giovedì. All’Osteria Rabezzana è di scena il quartetto di Lil Darling. Al Pala Alpitour si esibisce il Volo. Al Blah Blah è di scena la cantautrice Monica P. Al Dash suona l’Ukulele Turin Orchestra. Al Mad Dog si esibisce il Post Jazz Project di Beppe Golisano. Al Jazz Club suona la Momo Rock Band.

Venerdì. Al Circolo della Musica di Rivoli è di scena il Sunshine Gospel Choir. Al Folk Club si esibisce il trio della pianista e cantante Liane Carroll. Al Magazzino di Gilgamesh suona il quintetto BluesCreen. Allo Ziggy si esibiscono i Woptime. Al Blah Blah suona il duo Gotho. Allo Spazio 211 sono di scena Studio Murena e Korabeat mentre all’Off Topic si esibisce Vergo.

Sabato. Al Jazz Club suona il trio BlueSuitcase. Al Pala Alpitour è di scena Alessandra Amoroso. Al Magazzino sul Po Gli Alberi presentano il disco “Reinhold. Al Gabrio suonano i RasEmiliani &The Marsili Explosion. Al Blah Blah si esibiscono i The Black Legacy.

Domenica. Al Jazz Club suona il trio Soulfood. Al Pala Alpitour si esibisce il rapper Salmo.

Pier Luigi Fuggetta

Il premio Maria Adriana Prolo al regista Markus Imhoof

MARKUS IMHOOF

Premio Maria Adriana Prolo

A conferire il premio sarà il Presidente di Amnesty International Italia

EMANUELE RUSSO

Lunedì 12 dicembre 2022

 

> ore 20.30 | CERIMONIA DI PREMIAZIONE

 

Sala 3, Cinema Massimo

(via Giuseppe Verdi, 18, Torino)

 

ingresso libero

 

a seguire,

proiezione de La barca è piena di Markus Imhoof

In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, l’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) è lieta di conferire il PREMIO MARIA ADRIANA PROLO 2022 al regista Markus Imhoof. Il Premio sarà assegnato lunedì 12 dicembre 2022 alle ore 20.30 nella sala 3 del Cinema Massimo di Torino. A consegnarlo sarà un ospite d’eccezione, il Presidente di Amnesty International ItaliaEmanuele Russo che per l’occasione ha scritto un testo sul rapporto tra cinema e diritti nell’opera di Imhoof. La barca è piena (1981) del regista svizzero candidato all’Oscar come miglior film straniero e vincitore dell’Orso d’argento alla Berlinale sarà proiettato dopo la cerimonia di premiazione. Nel corso della serata interverrà la Console generale di Svizzera a MilanoSabrina Dallafior.

Intitolato a Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo del Cinema, il premio è un riconoscimento assegnato a una personalità del mondo del cinema che si è particolarmente distinta nel panorama italiano e internazionale. In passato, il premio è stato conferito ai registi Giuseppe Bertolucci, Marco BellocchioUgo GregorettiGiuliano MontaldoMassimo ScaglioneDaniele Segre, Bruno Bozzetto, Lorenza Mazzetti, Costa-GavrasDavid Grieco, agli attori e attrici Piera Degli EspostiLucia BosèOttavia Piccolo, Roberto Herlitzka ed  Elio Pandolfi, all’esercente e storico del cinema Lorenzo Ventavoli, al compositore Manuel De Sica, allo sceneggiatore Giorgio Arlorio, al film-maker, artista e operaio Pietro Perotti, a Cecilia Mangini e Giuseppe Piccioni le ultime due edizioni.

Con la prospettiva del 70° anniversario previsto per il prossimo 7 luglio 2023 – dichiarano Valentina Noya e Vittorio Sclaverani, curatori del progetto –  l’Associazione ha deciso di ripensare e rinnovare la maggior parte delle attivitàcostruendo nuove partnership e progettualità per essere più vicina alle sfide che la contemporaneità ci presenta: diritti umani e civili, scuola e istruzione, coinvolgimento delle nuove generazioni, parità di genere, lavoro nei contesti di povertà educativa, nei luoghi di detenzione, nei centri del protagonismo giovanile, tutte realtà dove l’accoglienza e l’inclusione devono essere valori condivisi e non divisivi. Per queste ragioni l’AMNC ha deciso di portare fuori il Premio Maria Adriana Prolo dalla vetrina del Torino Film Festival, ex Cinema Giovani, ringraziando per l’ospitalità degli ultimi anni, per ricercare una posizione libera e autonoma, con i piedi nel fango della realtà e lo spirito nel cielo della speranza come ci insegna il cinema di Markus Imhoof”.

La  ventunesima edizione del premio ha come protagonista Markus Imhoof, un autore dalla rarissima sensibilità umana, storica e sociale. Con La barca è piena il regista svizzero è stato candidato all’Oscar per miglior film straniero nel 1982, oltre ad avere ottenuto l’Orso d’argento a Berlino. È un autore estremamente poco prolifico: ha infatti girato solo nove lungometraggi in cinquant’anni insieme ad alcuni cortometraggi e brevi documentari, alcuni dei quali censurati per lungo tempo perché dedicati a tematiche tabù come il carcere e il sistema militare. More than Honey incentrato sugli effetti del cambiamento climatico è stato tra i film svizzeri più visti e premiati nella storia del suo paese. In Eldorado, distribuito in Italia da ZaLab, emergono la forza, il rigore e l’autocritica di una civiltà occidentale tutt’altro che neutrale di fronte alle tragedie dell’umanità si condensano in un documentario che unisce la poesia e la violenza della Storia di ogni latitudine al più intimo racconto autobiografico.

Come di consueto il numero di Mondo Niovo 18-24 ft/s, la rivista dell’AMNC diretta da Davide Mazzocco, sarà interamente dedicato al premiato, Markus Imhoof. Curato da Valentina Noya Vittorio Sclaverani, il numero 107 della rivista sarà presentato in occasione della consegna del Premio Maria Adriana Prolo e include una lunga intervista inedita al regista. Il numero va a colmare una lacuna nel panorama editoriale cinematografico internazionale poiché si tratta della prima monografia dedicata a Markus Imhoof, la quale raccoglie anche numerose testimonianze di persone amiche, collaboratrici e collaboratori tra cui Maud CorinoRaffaele FalconeMarco Tullio GiordanaPeter IndergandStefan JägerJudith KennelDieter KosslickPierre-Alain MeierIsis RampfAntonia WhalterMartin Wiebel e Maurizio Zaccaro.

A seguire la premiazione sarà proiettata la versione restaurata de La barca è piena (Das Boot ist voll, Svizzera, Germania Ovest e Austria 1981, 103′, DCP, col.). “La barca è piena si è imposto come un film sorprendente perché rovescia il luogo comune della Svizzera paradiso dei rifugiati, che ci portavamo dietro in maniera acritica da L’ultima speranza di Leopold Lindtberg (1945). Basandosi su documenti d’archivio, Imhoof ci svela che quella svizzera fu spesso carità pelosa e a volte, nei confronti degli ebrei poveri, mancò del tutto fino a risolversi in una serie di complicità nell’orrendo disegno della soluzione finale. Markus Imhoof ha fatto un’operazione notevole sotto un duplice profilo: quello della cronaca e quello della metafora. Sul piano cronachistico, fenomeno curioso per un autore che all’epoca stava nascendo, La barca è piena ritrova il passo e il respiro della realtà, la capacità di registrare la fenomenologia della vita quotidiana, gli eventi minimi, i tic psicologici, tutto annotato con una schietta naturalezza che non esclude le sfumature di commedia. La trama degli egoismi, che emerge dalla vicenda in maniera paradossalmente esemplare, ci avvia alla seconda lettura, quella metaforica, che è forse la vera motivazione del successo di un film simile ai nostri giorni. In fondo, gli svizzeri di Imhoof siamo noi di fronte ai diseredati di tutto il mondo. Pronti a ripetere «la barca è piena» quando ci minacciassero invasioni di profughi mossi dalla fame o dalle persecuzioni politiche”. Tullio Kezich

Il Premio Maria Adriana Prolo giunto alla sua ventunesima edizione, è un marchio dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema; l’edizione 2022 è sostenuta dal Consolato generale di Svizzera a Milano e Fondazione CRT ed è realizzata con il patrocinio di  Amnesty International Italia, ArTeMuDaCentro Studi Sereno RegisMosaico RefugeesStraLiStudio legale Kriol e ZaLab.

Il Premio Prolo da quest’anno si apre alle nuove generazioni grazie alla preziosa collaborazione con i Servizi Educativi del Museo Nazionale del Cinema. L’AMNC e i Servizi Educativi promuovono una proiezione speciale gratuita rivolta agli istituti secondari di II grado del film Eldorado di Markus Imhoof (Svizzera/Germania 2018, 92′) alla presenza del regista in sala. L’appuntamento, in programma martedì 13 dicembre alle ore 9.30 presso il Cinema Massimo di (Via Verdi 18, Torino), è inserito nel progetto Ragazzi in Città 3 sostenuto nell’ambito del Piano nazionale di educazione all’immagine per le scuole promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la famiglia di Markus Imhoof ospita Giovanna, una bambina italiana rifugiata in Svizzera. Da qui comincia un viaggio tra i ricordi d’infanzia, quando gli immigrati non voluti erano gli italiani, e l’oggi: tra le coste libiche, quelle del sud Italia e tutto il mare che c’è in mezzo, i nuovi esclusi provano a entrare nel “nostro Eldorado”.

L’appuntamento rivolto alle scuole è a ingresso libero su prenotazione fino a esaurimento a questo link: https://educamuseocinema.wufoo.com/forms/m150vt4f1a3z1oe/

La ventunesima edizione del Premio Maria Adriana Prolo intreccia anche un altro importante anniversario: il 15 dicembre 2022 si celebrano i cinquant’anni dall’approvazione della legge 772 sull’obiezione di coscienza, ovvero l’esito, ancora parziale, di una lotta nonviolenta durata oltre vent’anni, di un gruppo di pacifisti che si sono tramandati il testimone di immaginare una difesa della patria con mezzi diversi dal servizio militare. Nel 1972 si è aperta dunque una fase nuova: per la prima volta in Italia prendeva corpo il servizio civile. 708 sono stati in totale gli obiettori che fino all’approvazione della legge hanno pagato con il carcere il rifiuto di svolgere il servizio militare per un’idea di nonviolenza. Il Centro Studi Sereno Regis, che raccoglie e conserva la testimonianza ideale di quelle lotte, celebra il cinquantennale della legge con il progetto Signornò! Torino, città protagonista della storia dell’obiezione di coscienza in Italia”. Giovedì 15 dicembre alle ore 20.30 presso la Sala Poli (Via Garibaldi 13, Torino), il Centro Studi Sereno Regis, in collaborazione con l’AMNC, festeggia questa importante data con la proiezione gratuita del lungometraggio di finzione Kukushka – Disertare non è reato di  Aleksandr Rogožkin (Russia 2002, 104′) e il breve documentario Ormenis 199+69 di Markus Imhoof (Svizzera 1969, 25′) dedicato alla cavalleria svizzera che per molti anni è stato censurato nel suo paese di origine.

 

Sono nove gli appuntamenti con l’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino e la Filarmonica TRT

“Una nuova stagione si apre per i concerti dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino e della Filarmonica TRT a partire da domenica 8 gennaio prossimo – spiega il Sovrintendente del Teatro Regio, Mathieu Jouvin – Il teatro deve essere anima pulsante della Città e porsi vicino anche al mondo economico. Questa esperienza insieme alla Filarmonica TRT ne rappresenta l’esempio calzante. L’apertura della stagione sarà affidata alla “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi, e risulta molto prestigiosa e significativa, tale da valorizzare le qualità dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio. La Messa da Requiem rappresenta il primo appuntamento domenica 8 gennaio 2023 alle ore 15, con replica lunedì 9 gennaio alle 20.30.

A dirigerlo sarà il Maestro Andrea Battistoni, riconosciuto interprete verdiano, sul podio, l’8 e il 9 gennaio 2023,dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio, in quest’opera di straordinaria intensità. Le parti solistiche saranno affidate al soprano Angela Meade, al mezzosoprano Silvia Beltrami, al tenore Enea Scala e al basso Gianluca Buratto.

Il 27 gennaio 2023, alle 20:30, si terrà il concerto per il Giorno della Memoria, diretto da Riccardo Frizza, ospite abituale dei più illustri teatri europei, che dirigerà l’Orchestra del Teatro Regio di Torino. Per l’occasione ha scelto un programma che invita alla riflessione, volendo eseguire le “Ebridi” di Mendelssohn, ouverture del 1883, la cui esecuzione fu proibita durante gli anni del Nazismo, in quanto il suo autore era di famiglia ebrea.

Seguirà la Sinfonia N.7 di Schubert, un lavoro magistrale del 1822che, con la sua incompiutezza, simboleggia le migliaia di vite spezzate dalla follia di Hitler. Il concerto si concluderà con la Sinfonia N.9 di Sostakovic, completata l’indomani della Seconda Guerra Mondiale, un inno alla vittoria espresso con gioia e ironia per denunciare i costi umani del conflitto e l’incertezza nei confronti del futuro.

Gli altri concerti in programma saranno lunedì 13 febbraio 2023 alle 20:30, direttore Felix Mindelberger e al violino Giuseppe Gibboni, con la partecipazione della Filarmonica TRT; domenica 19 marzo 2023 alle 20:30, il direttore Jérémie Rhorer, fondatore dell’Orchestra “Le Circle de l’Armonie”, dirigerà l’Orchestra del Teatro Regio di Torino; lunedi 15 maggio alle 20:30, si terrà un omaggio a Ezio Bosso, concerto diretto da Felix Mindelberger e al violoncello Amedeo Cicchese, con la partecipazione della Filarmonica TRT. Di Ezio Bosso verrà eseguita la Sinfonia N.1 “Oceans” per violoncello solista e orchestra.

Lunedi 22 maggio alle 20:30, il concerto della Filarmonica TRT sarà diretto da Oxana Lyniv, con la partecipazione del trombone Vincent Lepape.

Lunedi 5 giugno 2023 alle 20:30, l’Orchestra Filarmonica TRT sarà diretta da Jukka Pekka Saraste.

Ultimo concerto in programma, mercoledì 21 giugno 2023 alle 20:30, protagonista l’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino con Stanislav Kochanovsky come direttore e Andrea Secchi Maestro del Coro.

 

Abbonamenti a 7 concerti in vendita dal 6 dicembre 2022 alla biglietteria del Teatro Regio e online.

Prezzo degli abbonamenti da a 190 euro a seconda del settore.

Concerti fuori abbonamento: Messa da Requiem dell’8 gennaio e “Omaggio a Ezio Bosso” il 15 maggio.

MARA MARTELLOTTA

Vita e avventure di Babbo Natale. Al teatro Concordia

Natale con gli “Amici di Villa della Regina”

Anche quest’anno l’Associazione propone  i festeggiamenti  insieme a coloro che ne fanno parte e agli appassionati.

Lunedì 12 dicembre prossimo, alle 18, a Villa della Regina, si terrà il concerto di Santa Lucia, con il Coro del Conservatorio di Stoccolma. Il concerto è a ingresso libero, non è necessaria la prenotazione e si terrà all’esterno della villa. L’Associazione è poi lieta di invitarvi alla festa di Natale nel salone d’onore di Villa della Regina, promossa nell’ambito dell’evento “Vendemmia a Torino – Grapes in Town Xmas Edition”, in collaborazione con Eventum.

Data la capienza limitata del salone, è necessaria la conferma della presenza alla festa di Natale, indicando il nominativo nella casella mail apposita: infoamicivilladellaregina@gmail.com, entro domenica 11 dicembre prossimo. Le prenotazioni verranno accettate fino a esaurimento posti. Il contributo per la partecipazione è pari a 15 euro.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito dell’Associazione “Amici Villa della Regina”.

La musica barocca si impadronirà del cccp

Venerdì 9  un evento unico

 

Flauto traverso e Clavicembalo.

Ma tu, l’hai mai sentito un clavicembalo dal vivo?

Ma tu, hai mai assistito ad un concerto di musica barocca? In un live club.

La giornata è all’insegna della cura del pianeta, infatti alle 18 ci vengono a trovare un biologo e un esperto di diritto ambientale, accompagnati da letture teatrali.

Ma la sera, spegneremo tutte le luci. Atmosfera uguale a 400 anni fa, CCCP illuminato da candele e candele.

Titta Sanità al flauto e Mara Stroppiana al clavicembalo. Curriculum stellare che approda under the bridge.

 

Un esperimento per vedere se può trovare residenza fissa la musica colta al Parigi.

Un mio sogno.

E’ importante allora la tua presenza più che mai.

Quando ti ricapita?

Ciao

Riccardo Corso Parigi

“Spettri” di Ibsen, la nebbia invade la casa del perbenismo

Al Carignano, sino a domenica 18, per la stagione dello Stabile torinese

 

Il palcoscenico pressoché spoglio, l’interno di una casa, su nel nord norvegese, due alte colonne al centro, un lampadario con la sua luce fioca che incombe dall’alto, una mezza dozzina di sedie, un tavolo sul fondo ingombro di bicchieri e lampade e un mucchio di libri, un grande specchio sul fondo che saprà anche accompagnare, come in una folle quanto macabra danza, i momenti più stranianti della vicenda; poi un fumo che dall’esterno a poco a poco continua a invadere l’ambiente, ovvero i miasmi di cui la vita ha riempito non solo la casa ma un’intera famiglia o forse l’evocazione dell’incendio dell’asilo da inaugurare, che qui passa in secondo piano, e una pioggia continua, battente, nauseabonda, come i fragorosi tuoni che l’accompagnano. “Spettri”, uno dei capolavori di Ibsen, arriva al Carignano (repliche sino a domenica 11 dicembre) per la Stagione dello Stabile torinese, prodotto dallo Stabile del Veneto, nella versione e nell’adattamento prosciugante, di 90’, di Fausto Paravidino (fu già Osvald a Bolzano) e per la regia lineare, estremamente rigorosa del lituano Rimas Tuminas. È anche il ritorno sulle scene italiane, nel ruolo di Hélène Alving, di Andrea Jonasson, in un bel contrasto pittorico dei suoi capelli ramati e l’abito verde di scena, algida e avara di dialoghi nella prima parte per poi esplodere lungo la tragedia che s’allunga all’interno del finale, concepita a madonna, con il suo scialle in capo, a raccogliere, la boccetta di morfina in una mano, la richiesta dolorosa e la morte del figlio. Ruolo non semplice, drammaticamente alto, che a tratti la frequentazione diradata di una lingua pare rallentare, cercare il giusto silenzio o afferrare la parola immediata, ma un ruolo superato felicemente, in piena eleganza, con la passione e la maestria che le vedevamo abituale in quel Piccolo milanese di strehleriana memoria.

Pare una tragedia greca questo “Spettri”, dove una madre dice che “gli spettri siamo noi” e un figlio intona “Vesti la giubba” dei “Pagliacci” per chiedere poi disperato il sole. Ma quel sole, nella casa, non potrà mai entrare. Forse qualcuno dovrà immolarsi. C’è realtà e c’è sogno nella elaborazione di Paravidino, c’è il tempo presente e il passato che può aver visto i giochi di due ragazzi, c’è in vantaggio il grumo di rapporti familiari – le parole di Osvald trovano anche lo spazio per un riallacciarsi alla contemporaneità, quando afferma che famiglia non è quella stabilita ma forse incancrenita, bensì quella dove c’è amore tra i componenti – con il ritorno di Osvald da Parigi, artista squattrinato e malato di quella sifilide (“i medici mi parlano di allentamento cerebrale, parole che sanno di tende di velluto!”) che un padre sempre in giro per femmine e gonnelle s’è portato in casa, con la giovinezza e la fuga di Regine (Eleonora Panizzo, tra spensieratezza e ribellione giustamente descritte), che da sempre vede nel vecchio falegname Jakob Engstrand (un appartato Giancarlo Previati, che si prefigura un diverso avvenire, non sai quanto chiaro) una figura paterna per poi scoprire, nella confessione di Hélène che svelerà quanto di marcio non vi sia soltanto in Danimarca, che il vero padre è il signor Alving e che lei sta per innamorarsi di un ragazzo che le è fratellastro. C’è il moralismo puritano e il perbenismo incarnati dal pastore Manders (un logico – “loico” – Fabio Sartor), c’è una pericolosa ambiguità, che hanno lungo un’intera esistenza seppelliti i peccati di casa, c’è il comportamento di Hélène che ha finto di non vedere e che mai s’è sognata di sbattere la porta come la Nora di “Casa di bambola” e di allontanarsi, di fuggirsene via. Ma il tutto sembra essere lo specchio di un destino, di un percorso prefissato, “è d’obbligo per noi umani essere felici?” si chiederà il pastore.

La vera sorpresa della serata è Gianluca Merolli con il suo Osvald, febbricitante, ai limiti della follia, chiuso nella conoscenza, nel disvelamento, nella conseguente propria sofferenza, tra ricordi antichi e paure, una costruzione che arriva anche a scomporsi fisicamente, in quel muovere svirgolato delle labbra e delle mani, in quell’accartocciarsi come un fantoccio sul pavimento. Una prova eccellente, applauditissimo con tutti i compagni la sera della prima. Non ultime raccolgono il successo le musiche, struggenti e appropriate, che vanno da Faustas Latènas a Giedrius Puskunigis, da Georges Bizet a Jean Sibelius. Davvero spettacolo da non perdere.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini dello spettacolo sono di Serena Pea

Al Tff quasi 50 mila presenze

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Si è conclusa la 40° edizione del Torino Film Festival, diretto da Steve Della Casa e inaugurato con un messaggio del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. L’edizione 2022 si è svolta completamente in presenza nella prospettiva del ritorno in sala del pubblico e coinvolgendo attivamente la città. Sono stati 173 i film presentati nei quattro cinema coinvolti, oltre agli appuntamenti dislocati in numerose location cittadine tra cui Casa Festival in Cavallerizza Reale, cuore pulsante della manifestazione.

I dati dell’edizione 2022 sono i seguenti: 49.622 presenze suddivise in 37.622 spettatori agli eventi a pagamento e 12.000 spettatori agli eventi gratuiti (tra cui masterclass, anticipate stampa, altre proiezioni ed eventi), 2074 accrediti rilasciati (stampa e professionali/industry), 411 abbonamenti e 224 pass giornalieri venduti e un incasso di 151.632 euro a fronte di 64.699 posti a sedere nelle sale cinematografiche contro i 98.963 dell’edizione 2019 (ultima pre pandemia).

Tante le proiezioni sold out tra cui: Dry Ground Burning di Joana Pimenta e Adirley Queirós, Eo di Jerzy Skolimowski, Empire of Light di Sam Mendes, Magical Girl e Mantìcora di Carlos Vermut, Nocebo di Lorcan Finnegan, O Acidente di Bruno Carboni, Pacifiction di Albert Serra, Palm Trees and Power Lines di Jamie Dack, Pinball di Austin e Meredith Bragg, Plan 75 di Chie Hayakawa, Riotsville, Usa di Sierra Pettengill, Runner di Marian Mathias, The Woodcutter Story di Mikko Myllylahti, Un Varón di Fabian Hernández, Urban Myths di Won-Ki Hong.

La copertura social del TFF è stata di circa 600 mila utenti unici, con dati di assoluta eccellenza per le piattaforme Facebook e Instagram con oltre 116 mila interazioni con i canali del festival. Tutti i canali social del TFF – Instagram, Facebook, Twitter e Youtube – hanno prodotto oltre 2.000.000 di impression totali e 330 mila visualizzazioni di video.

Molto significativo anche il dato del canale Instagram con impression organiche durante il festival che si attestano oltre quota 1.335.000 mila, trainate da oltre 145.000 views dei 24 video postati durante eventi, presentazioni e masterclass, e un incremento di oltre il 45% del numero di follower.

Durante il TFF40 sono stati inoltre realizzati diversi TikTok a tema Torino Film Festival sul canale TikTok del Museo Nazionale del Cinema con un totale di oltre 122.000 views.

Alla luce di queste considerazioni, i dati del 40° Torino Film Festival sono testimonianza di un importante segnale di ripresa, a conferma del valore della manifestazione e della sua capacità di coinvolgimento della città.