SPETTACOLI- Pagina 158

“Tra Inferno e Paradiso” con Asd Dancing school

Asd Dancing school, scuola di danza Classica, moderna, lirical jazz, contemporaneo, hip hop, pole dance ha due sedi:  una presso il comune di Orbassano e una presso  il comune di Bruino. Presente da 18 anni sul territorio, con numerosi titoli regionali e nazionali chiude l’anno accademico con uno spettacolo dal titolo TRA INFERNO E PARADISO il 3 Giugno ore 21 al  Teatro Superga di nichelino e il 13 Giugno presso il comune di Orbassano in Piazza Perlasca ore 21.

Una serata con il poeta Roberto Mussapi

Al Teatro MARCIDOFILM! di corso Brescia 4, stasera alle ore 20,45

 

Dopo gli esiti felici delle serate dedicate alla Poesia nelle scorse stagioni, i Marcido ripropongono quest’anno una ulteriore indagine sul rapporto tra il Teatro e la Poesia, con il poeta Roberto Mussapi. Mussapi, nato a Cuneo nel 1952, è considerato uno dei maggiori poeti italiani contemporanei, è drammaturgo, autore di saggi, di traduzioni da testi classici e contemporanei e di opere narrative. La sua opera poetica è stata raccolta nel volume Le poesie, prefazione di Wole Soyinka, saggio introduttivo di Yves Bonnefoy, (Ponte alle Grazie, 2014). Tra i volumi recenti di poesia, I nomi e le voci. Monologhi in versi, Mondadori 2020. Lirici greci, Ponte alle Grazie, 2021. Tra le opere in prosa, Il sogno della Luna (Ponte alle Grazie, 2019), Villon (teatro, La Collana, 2019). E’ editorialista e critico teatrale di Avvenire.

“Ecco dunque il terzo atto di un programma di Teatro/Poesia che ha esordito nella stagione 2018, programma che si ripropone di mettere in strettissima relazione la testualità poetica con l’espressione drammatica, in un testa a testa che riveli l’identico nucleo germinativo di entrambe le esperienze, che noi vediamo e sosteniamo essere sostanzialmente uguali.” Con gli attori Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Valentina Battistone, Ottavia Della Porta, Alessio Arbustini e Marco Isidori a dirigere lo spettacolo, tra i titoli di Roberto Mussapi saranno presentati Otello, Cassandra  e  Antigone, da I nomi e le voci. Monologhi in versi (Mondadori 2020).

Mussapi ha scelto tre personaggi simbolo, insinuandosi nelle pieghe della loro vicenda drammatica, svelando i lati segreti delle trame che li riguardano; portando così alla luce quegli scarti esistenziali, quelle titubanze sentimentali, quel mondo di sensazioni, di ricordi, di presentimenti che, secondari nella “storia” ufficiale di questi protagonisti del teatro di tutti i tempi, qui risultano eloquenti, anzi determinanti, per disegnarne tutta la complessità psicologica ed umana.” Sottolinea Marco Isidori: “Giova ripeterlo, giova anche virgolettarlo per potenziarne il significato: “il Teatro dei Marcido nasce da una costola della poesia”; ed è in questo clima, in questa temperie sentimentale che abbiamo pensato di immergere una parte significativa dell’attività di MARCIDOFILM! Infatti l’appuntamento con la Poesia della stagione, vede nuovamente ospite Roberto Mussapi, un poeta di livello internazionale che insieme a noi presenterà una serata strutturata sulla nostra ricerca della coniugazione tra il verso letterario e la sua espressione vocale, uno sposalizio questo che secondo noi offre alla parola poetica quella consapevolezza della sua genitiva teatralità, che è appunto una delle ipotesi fondanti del lavoro della Compagnia. Nel corso della serata, alcune delle sue composizioni, verranno “cantate” dai Marcido, a voce nuda, singolarmente e coralmente, nel solco tracciato da una partitura “musicante”, intavolata per cercare di trasportare la testualità verbale verso quel destino drammatico che secondo noi le è proprio; verso il pieno teatro, appunto.”

Nella medesima sala, il 28 e 29 maggio, alle ore 20,45, “Studio per Otello” da William Shakespeare (esito del Laboratorio Teatrale 2021/2022): diretti da Maria Luisa Abate, in scena Alessio Arbustini, Beatrice Borsa, Sebastiano Cenedese, Davide Cera, Mario Elia, Giovanna Gagliardotto, Beatrice Gai, Federico Mirabella, Vincenzo Quarta.

 

TEATRO MARCIDOFILM!

Torino, corso Brescia 4 bis

ingresso gratuito, con prenotazione obbligatoria, prenotazioni cell. 339.3926887-328.7023604,

info.marcido@gmail.com

 

e.rb.

Nella foto, Roberto Mussapi; e “Il Poeta”, visto da Daniela Dal Cin

Le Gru: fino a metà giugno arte, fumetti, musica, cinema e letteratura per bambini

GRU KIDS FESTIVAL
prima edizione
dal 21 maggio al 12 giugno

LAURA ORSOLINI | NOEMI VOLA | MANUELA ADREANI | MONICA MICHELI | LA SCATOLA GIALLA | GIOVANNA MEZZOGIORNO | RAFFAELLA GIORCELLI E ALESSANDRO ALLERA | KENTO | ALDA | LUCA BLENGINO | MAURIZIO LACAVALLA | ENRICO PIERPAOLI

quattro fine settimana dedicati a bambini e ragazzi
laboratori, incontri e presentazioni

a questo link il comunicato stampa completo con il dettaglio del programma

Gru Kids Festival, la prima rassegna pensata appositamente per bambini e ragazzi troverà casa dal 21 maggio al 12 giugno a Le Gru, il mall alle porte di Grugliasco, nell’area esterna al coperto di Piazza Centrale al Primo Piano.
Un intenso programma di quattro fine settimana di appuntamenti che spazieranno tra diverse discipline artistiche – musica, arte, fumetti, letteratura e cinema – e ospiteranno il meglio degli interpreti della cultura per l’infanzia a livello nazionale.

L’obiettivo di Le Gru, da sempre impegnato a promuovere iniziative di qualità, è quello di coinvolgere la fascia più giovane dei propri visitatori con una proposta che coniughi divertimento e apprendimento: laboratori, incontri e presentazioni saranno condotte da artisti, illustratori, autori, attori, musicisti che metteranno a servizio dei più piccoli la loro visione, la loro arte e la loro competenza. Dopo l’entusiasmante esperienza di Gru City (2018-2020), la città in cui i bambini potevano vivere “i mestieri dei grandi” divertendosi in un ambiente stimolante e interattivo, la nuova iniziativa del mall di Grugliasco propone un esempio di intrattenimento intelligente e innovativo.

Proprio nell’epoca del post-pandemia, Gru Kids Festival rappresenta un modo per riportare i più giovani al centro dell’attenzione. La loro voglia di imparare, divertirsi, creare, stare finalmente insieme è l’energia da cui scaturiscono occasioni di divertimento, di interesse, di nuove curiosità.” – annuncia il direttore di Le Gru Davide Rossi – “In continuità con molte delle proposte di Le Gru le attività sono gratuite e a misura di bambini e adolescenti, protagonisti di queste giornate. Insieme a loro tanti personaggi curiosi e interessanti per uno scambio che immaginiamo fin d’ora ricchissimo di sollecitazioni e gioia.”

Saranno quattro i temi che verranno sviluppati, uno per ogni fine settimana, con la stessa proposta che si ripete il sabato e la domenica per permettere a un maggior numero di bambini e ragazzi di partecipare.

Si inizia il 21 maggio con il week end dedicato al “Fantastico”. Il festival inaugura con un laboratorio di scrittura dedicato al maghetto più famoso del mondo: Harry Potter! A condurlo dalle 11 alle 13 Laura Orsolini, libraia, scout, editor e scrittrice che insegnerà ai bambini a inventare le proprie storie fantastiche. Dalle 16, invece, spazio all’arte con Noemi Vola, una delle più promettenti illustratrici italiane. L’autrice cercherà di lavorare sull’immaginazione dei bambini conducendoli alla materializzazione dei loro “personaggi fantastici” attraverso la plastilina. Alle 18 la protagonista sarà la fiaba nell’incontro con Manuela Adreani, una delle più apprezzate illustratrici a livello mondiale di favole classiche. Manuela proverà a raccontare come trasferisce il suo mondo fantastico sulla carta con matite e pennelli, o con strumenti digitali.


Noemi Vola

Sabato 28 e domenica 29 maggio sarà un fine settimana all’insegna del cinema. Appuntamento alle 11 con Monica Micheli, docente di scrittura all’Accademia di Belle Arti di Roma, che insegnerà ai ragazzi come si scrive una sceneggiatura e cos’è la narrazione per immagini. Alle 16, l’Associazione Scatola Gialla di Cuneo, proporrà un laboratorio per scoprire la tecnica del film d’animazione in stop motion. I bambini potranno creare una propria cartolina digitale animata da spedire ai propri amici! Alle 18 Gru Kids Festival è onorata di ospitare una delle più grandi protagoniste del cinema italiano vincitrice, tra le altra, della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: Giovanna Mezzogiorno. L’attrice condurrà i bambini in un viaggio alla scoperta della settima arte, attraverso letture e racconti.


Giovanna Mezzogiorno

Il terzo week end del Festival sarà dedicato alla musica e alle sue diverse declinazioni. Le giornate di sabato 4 e domenica 5 giugno inizieranno con il laboratorio condotto dalle 11 alle 13 dagli esperti di didattica dell’arte Raffaella Giorcelli e Alessandro Allera che proporranno ai bambini un grande lavoro di pittura collettiva a partire dal suono e dalle parole. Nel pomeriggio (ore 16) spazio a un genere musicale amatissimo dai più giovani: il rap. Protagonista il rapper Kento. Con dieci dischi e oltre mille concerti in carriera da più di dieci anni, l’autore tiene laboratori di scrittura rap e poesia presso carceri minorili, comunità di recupero e scuole. Al Gru Kids Festival Kento proverà a insegnare ai ragazzi come tirare fuori le proprie emozioni in rima rappando come dei veri professionisti! Alle 18 l’ultimo appuntamento della giornata sarà invece con Alda, giovanissima rapper emergente che racconterà il genere musicale che più di tutti racchiude in sé presa di posizione e sfogo, riflessione e storytelling.


Alda

La prima edizione di Gru Kids Festival si concluderà sabato 11 e domenica 12 giugno con delle imperdibili proposte rivolte a tutti gli appassionati di fumetto. Al mattino lo sceneggiatore e scrittore per ragazzi Luca Blengino condurrà un laboratorio su come disegnare le proprie storie a fumetto, mentre nel pomeriggio, il poliedrico artista Maurizio Lacavalla insegnerà ai ragazzi a confezionare la loro prima fanzine utilizzando un mix di linguaggi diversi: il fumetto, la scrittura emotiva, il diario, il collage e la fotografia. L’ultimo incontro del Festival vedrà come protagonista Enrico Pierpaoli che presenterà a tutti gli amanti dei manga e della cultura giapponese il suo esilarante fumetto per ragazzi “Ciao mamma, vado in Giappone”.


Enrico Pierpaoli

Tutti i laboratori e gli incontri di Gru Kids Festival sono a ingresso gratuito e su prenotazione al Box info Le Gru o via mail all’indirizzo: boxinfo@legru.it.
Ogni laboratorio ha una fascia di età e una capienza specifica comunicate sul programma; saranno ammessi ai laboratori soltanto i minorenni con i requisiti richiesti.

Inoltre, fra il 21/5 e il 12/6 saranno a disposizione dei clienti del Centro dei CARNET “Gru Kids Festival Promotions” con voucher che offrono promozioni e sconti in diversi punti vendita del Centro. Saranno a disposizione al Festival durante i week-end e al Box Informazioni tutti i giorni.

La leggendaria avventura di Arnoldo Mondadori

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Rai Fiction, Anele e Film Commission Torino Piemonte hanno dedicato uno spazio di approfondimento all’interno del Salone del libro ad Arnoldo Mondadori con due appuntamenti per celebrare uno dei più grandi imprenditori dell’industria editoriale italiana.

Ieri sera al Cinema Massimo il primo appuntamento, che rientra nel Salone off, l’anteprima della docu-fiction “ArnoldoMondadori – i libri per cambiare il mondo” con protagonista Michele Placido. Il film in onda prossimamente sulla Rairipercorre la vita privata e professionale del grande editore, dalleumili origini, Arnoldo era figlio di un ciabattino di Ostiglia con la passione della lettura, ai primi passi come ragazzo di bottega in una tipografia (interpretato da Brenno Placido) fino alla creazione di un impero editoriale, mosso dal desiderio di rendere la lettura accessibile a tutti e creare una società migliore con la scelta di un’“editoria  popolare”, che ha favorito la crescita culturaledell’Italia in gran parte ancora semi analfabeta e povera.

Il film abbraccia tutta la parabola del grande pioniere dell’editoria: dalleaudaci collaborazioni degli inizi con personaggi che spaziano da D’Annunzio a Walt Disney, alla passione genuina e viscerale nei confronti dei grandi scrittori che pubblicava da Ernest Hemingway e Giuseppe Ungaretti, dal concepimento dei Gialli e Oscar Mondadori come letteratura di evasione, alla creazione della rivista Epoca, prima affidata al figlio Alberto (creatore della collana Il Saggiatore), con cui ebbe sempre un rapporto conflittuale, e poi ad Enzo Biagi. Il secondo Appuntamento si è tenuto nello Spazio Rai del Salone del Libro con il titolo “L’importanza dell’investimento nella cultura e nell’editoria il caso Arnoldo Mondadori”. Sono intervenuti Michele PlacidoAnouk Andaloro, capostruttura Rai Fiction, Gloria Giorgianniproduttrice e founder di Anele, Marco Frittella, direttore di Rai Libri, Gian Arturo Ferrari, ex direttore di Mondadori e Marino Sinibaldi, Presidente del Centro per il libro e la lettura che ha moderato l’incontro partendo dalla figura di Arnoldo Mondadori. Si è discusso su come è cambiato il ruolo dell’editoria, se ha ancora il ruolo centrale che ebbe nel secondo dopoguerra per favorire la rinascita del Paese.

Giuliana Prestipino

 

Una città per cantare: un secolo di concerti a Torino

 RACCONTO PER IMMAGINI DELLO STRETTO LEGAME TRA IL CAPOLUOGO PIEMONTESE E IL MONDO DELLE SETTE NOTE PROPOSTO IN UNA MOSTRA ALLESTITA ALL’ARCHIVIO STORICO DELLA CITTÀ DI TORINO.

LA SI POTRÀ VISITARE DAL 9 MAGGIO AL 30 SETTEMBRE.

*APERTURA STRAORDINARIA SABATO 14 MAGGIO, NELLA GIORNATA CONCLUSIVA DELL’EUROVISION SONG CONTEST*

È il 1935 quando Louis Armstrong tiene un favoloso concerto al teatro Chiarella di Torino che, appena sette anni più tardi, sarà completamente distrutto dai bombardamenti Alleati. La mostra “Una città per cantare” parte idealmente dalle immagini di quel concerto e dai teatri devastati in una Torino ferita dalle bombe. L’esposizione, realizzata dall’Archivio Storico civico, è parte degli eventi culturali organizzati dalla Città di Torino in occasione del’Eurovision Song Contest 2022.
La mostra ripercorre le tappe storiche che hanno accompagnato Torino nel ritorno alla normalità nel periodo post bellico e procede oltre, raccontando la nascita e l’evoluzione di alcuni processi politici e sociali dai primi del Novecento a oggi, filtrati attraverso la lente d’ingrandimento degli spettacoli musicali, perché la musica, come la libertà, è partecipazione, per dirla alla Giorgio Gaber.
Dalla guerra agli anni del boom economico, dalle rivoluzioni del Sessantotto sino ai giorni nostri, la musica è sempre presente e accompagna, a volte trasforma, il corso della storia.
Il titolo della mostra, preso a prestito dall’omonima canzone scritta da Lucio Dalla per Ron, è emblematico: Torino è la patria italiana del jazz, dal capoluogo piemontese partivano o si concludevano le grandi tournée delle star del rock, del pop e dei grandi cantautori, qui sono nati artisti che hanno dato lustro alla musica italiana nel mondo.
Nel 1979 (come scrive lo stesso Ron nella prefazione del catalogo pubblicato a corredo della mostra) lo Stadio Comunale ha ospitato, nel mezzo degli anni di piombo, il primo mega-evento musicale italiano: la tappa del tour Banana Republic, da cui la musica dal vivo è ripartita dopo gli anni bui segnati dalle molotov lanciate sui palchi degli artisti.
La musica è una delle principali forme d’arte, il suo ascolto ci appassiona, ma non è solo suono: gli spettacoli la rendono viva, così come le fotografie artistiche di Dario Lanzardo, in gran parte inedite e presenti in mostra in un’ampia sezione, che con la loro poesia donano ulteriori emozioni.
Dai primi del Novecento a oggi circa quattrocento immagini, articoli, manifesti e documenti testimoniano così l’evolversi della società attraverso la lente d’ingrandimento dei concerti che hanno avuto luogo nella nostra città.

La mostra allestita all’Archivio Storico della Città di Torino (via Barbaroux, 32)  potrà essere visitata dal 9 maggio al 30 settembre (dal lunedì al venerdì 8.30-16.30). Apertura straordinaria sabato 14 maggio, dalle ore 11 alle 19.

Altre informazioni sul web all’indirizzo www.comune.torino.it/archiviostorico

 

Nice Festival di Settimo Torinese, il circo contemporaneo

Ultimi giorni di programmazione del primo Festival di circo contemporaneo del centro di produzione blucinQue/Nice, il Nice Festival di Settimo Torinese, che ha preso il via al parco Alcide De Gasperi martedì 17 maggio e che andrà avanti fino a domenica 22 maggio con una programmazione intensa e i migliori artisti provenienti da tutto il mondo. Il Nice Festival di Settimo Torinese ha aperto con un grande successo di pubblico una stagione di spettacolo ricchissima – seguiranno il Nice Festival Chieri, il festival Sul Filo del Circo di Grugliasco e il Nice Festival Torino – grazie alla rete di partenariato avviata dal neonato centro di produzione e che vede protagonisti, oltre a quello di Settimo Torinese, i comuni di Grugliasco, Chieri, Torino e Moncalieri.

Da martedì gli spettacoli più applauditi e richiesti sono stati Gelsomina Dreams, di compagnia blucinQue, diretta da Caterina Mochi Sismondi, e Krama di Collettivo 6tu, giovane compagnia nata nel 2021 e composta integralmente da artisti formatisi presso l’Accademia di Fondazione Cirko Vertigo.

Gli spettacoli, che sono aperti al pubblico a prezzi popolari con lo scopo di far crescere la cultura del circo contemporaneo e creare così nuove generazioni di spettatori, in grado di valutare con spirito critico gli spettacoli e riconoscerne la qualità, vanno in scena in due differenti location all’interno del parco: su un palco open air e all’interno dello chapiteau della compagnia Teatro Nelle Foglie. I biglietti sono acquistabili presso la biglietteria che si trova davanti allo chapiteau Teatro Nelle Foglie e che è aperta due ore prima del primo spettacolo di giornata – la domenica un’ora prima del primo spettacolo della mattina – oppure su Vivaticket e tramite la nuova APP del centro di produzione denominata blucinQue Nice e che è disponibile su Apple e Play Store. Rimane sempre attiva la biglietteria all’interno del Parco Culturale Le Serre presso i locali di Fondazione Cirko Vertigo in via Tiziano Lanza 31 – Grugliasco.

Questa prima edizione del Nice Festival di Settimo Torinese intende collegarsi alla tradizione della città pur rinnovandola profondamente: nel 2022 infatti il tradizionale Festival dell’Innovazione e della Scienza di Settimo giunge alla sua decima edizione e, in occasione del Nice Festival, viene analizzato il rapporto fra circo e scienza grazie agli interventi della scienziata Veronica Rossetti che, prima degli spettacoli sotto chapiteau, spiega con parole chiare e accessibili a tutti le leggi della fisica che permettono a uno spettacolo di circo di prendere forma.

La giornata di venerdì 20 maggio si apre alle ore 17:00 con la compagnia Circo Pacco. I protagonisti di 100% Paccottiglia, rifiutati dal Nouveau Cirque e radiati dal circo classico, tentano di allestire il loro spettacolo cercando con ogni mezzo di guadagnarsi il centro della scena a colpi di numeri al limite del ridicolo, tra piogge di pop-corn ed eccentriche acrobazie. Una visual comedy irriverente e dissacrante, una vera parodia sul mondo del circo contemporaneo.

A seguire, alle ore 21:00, ultima replica di Llabyellov, primo lavoro da solista di Carlo Cerato. Ironico, tecnico, originale, lo spettacolo è un collage astratto di esplorazioni di giocoleria, forme, colori, costumi, videoproiezioni, musica. In scena assieme all’artista bastoni, anelli, palline, piume, gelati, girandole, racchette da badminton.

Alle ore 21:30 per Krama, prima creazione di Collettivo 6tu, giovane compagnia formatasi nel 2021 e composta integralmente da artisti formatisi presso l’Accademia di Fondazione Cirko Vertigo: in scena tutto funziona grazie all’equilibrio tra gli elementi, non c’è prevalenza di un elemento a discapito dell’altro ma tutto sta in piedi perché ogni componente dà e riceve le proprie emozioni e quelle dei compagni. La reciproca fiducia permette di creare atmosfere armoniche nelle quali è possibile cogliere energia, affiatamento e sostegno.

Gli ultimi due giorni di festival si chiudono con due spettacoli in doppia replica: In Fabula di Fondazione Cirko Vertigo, che andrà in scena sabato 21 maggio alle 16:00 e alle 20:00 e domenica 22 maggio alle 10:30 e alle 16:00. In un mondo fiabesco, il racconto di Cappuccetto Rosso viene rivisitato in chiave circense dagli artisti dell’Accademia per Artista di circo contemporaneo di Cirko Vertigo: fra danza, poesia e giocoleria una bimba indaga i misteri della notte e le sue paure più recondite. Il lupo diventa specchio delle parti più intime e oscure dell’animo umano, delle quali la bambina ha paura, al punto tale che lupo e bambina divengono due volti della stessa personalità.

Chiude il festival lo spettacolo Kairòs di Compagnia Teatro Nelle Foglie, che sarà visibile sabato 21 maggio alle 17:00 e alle 21:00 e domenica 22 maggio alle 11:30 e alle 17:00. Muovendosi tra clessidre, orologi, pendoli e lancette, pianoforti e rottami, i personaggi di Kairòs entrano in un tempo-spazio in cui la fantasia può esprimersi liberamente e viaggiare come un veliero su un mare lontano. Nato durante il periodo pandemico, lo spettacolo verte su una tematica attuale e sulla quale il lockdown ha costretto tutti a riflettere: quella del tempo e la sua percezione.

Al Nice Festival di Settimo Torinese seguiranno il Nice Festival di Chieri, in programma il 25-26 giugno e 3 luglio, il Festival Sul Filo del Circo di Grugliasco, dall’1 al 9 luglio e il Nice Festival di Torino, previsto dal 26 al 30 ottobre presso il teatro Café Müller e il teatro Colosseo.

Il centro di produzione blucinQue/Nice intende farsi promotore di una vera e propria rete in grado di orientare i territori nel rispetto delle loro caratteristiche, a tutti i livelli: sociale, economico e valoriale. Si favorirà una circuitazione transfrontaliera delle compagnie ospitate e il partenariato con i Comuni, di respiro triennale, intende creare sul territorio una comunità di spettatori stabile. Alla rete dei cinque Comuni, in pieno accordo con le politiche della Città Metropolitana, si aggiungono le terre canavesane di Agliè, San Giorgio Canavese e Castellamonte, presso le quali si terrà il Festival della Reciprocità. Sul territorio di Moncalieri è invece in via di definizione, nella seconda parte dell’anno, una programmazione sul solco delle iniziative degli ultimi anni. Il centro di produzione, oltre all’organizzazione dei festival sopracitati e della produzione e diffusione di spettacoli prodotti e coprodotti, cura inoltre le stagioni teatrali della Città di Grugliasco e del teatro Cafè Müller di Torino.

La direzione artistica del settore creativo del centro blucinQue/Nice è affidata alla coreografa e regista Caterina Mochi Sismondi, fondatrice di compagnia blucinQue, che sceglie le compagnie da coprodurre e che rappresenta con il suo lavoro un punto di riferimento nel settore del teatrodanza e del circo contemporaneo in Italia mentre la direzione di produzione è di Paolo Stratta (che si occupa della programmazione). L’obiettivo di creare una rete per la promozione dello spettacolo dal vivo e del circo contemporaneo rappresenta un unicum in Italia, una bussola per orientare artisti e spettatori.

 

 

IL NICE FESTIVAL DI SETTIMO TORINESE è realizzato

Con il contributo di: Comune di Settimo Torinese, Fondazione ECM, MIC, MAECI

Con il patrocinio di: Città Metropolitana e Regione Piemonte

Progetto del centro di produzione blucinQue/Nice

In collaborazione con Fondazione Cirko Vertigo

LA RETE DI FESTIVAL 2022 è realizzata

con il contributo di: Comune di Chieri, Comune di Grugliasco, Comune di Moncalieri, Comune di Settimo Torinese, Città di Torino, Fondazione ECM, MIC

Con il patrocinio di: Città Metropolitana e Regione Piemonte

Progetto del centro di produzione blucinQue/Nice

In collaborazione con Fondazione Cirko Vertigo

Info su www.blucinque.it

“La scuola dei gelosi” in scena al teatro Regio

Un’opera tra le più importanti di Salieri

 

Sarà una divertentissima commedia ricca di intrighi amorosi, tra giochi di seduzione, scommesse e scenate irrefrenabili, la protagonista del dramma giocoso in due atti su musica di Antonio Salieri, in scena al teatro Regio di Torino dal 15 al 21 maggio prossimo per cinque recite, nell’allestimento del teatro Regio. La produzione originale è del Theater an der Wien in der Kammeroper, per la regia di Jean Renshaw.
Sul podio dell’Orchestra del teatro Regio vi sarà Nicholas Nagele. Il conte di Bandiera è interpretato da Omar Mancini, Elisa Verzier, nei panni della contessa, Askar Lashkin, che debutta nel ruolo di Blasio, Carolina Lippo in quello di Ernestina, Adolfo Corrado in quello di Lumaca, Anna Mashania sarà Carlotta e Joan Folque’ il tenente.
L’edizione musicale dell’opera è curata da Ingrid Schraffl dell’Università di Vienna, nell’ambito di un progetto di ricerca sull’opera Buffa in Wien risalente agli anni 1763/82, con le arie sostitutive di Lorenzo da Ponte per l’edizione di Vienna del 1783.
Il ricavato della recita del 20 maggio alle ore 20 sarà devoluto all’Organizzazione Save the Children, un’organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare bambini e bambine a rischio per garantire loro un futuro.

“La Scuola dei gelosi” andò in scena per la prima volta il 28 dicembre 1778 a Venezia, per essere poi allestita per oltre cinquanta produzioni in tutta Europa fino all’inizio dell’Ottocento. Si trattò di un grande successo sancito da innumerevoli tradizioni e adattamenti, il più importante dei quali fu rappresentato dall’edizione viennese del 1783, con nuove arie scritte da Lorenzo da Ponte e un cast di assoluti interpreti per il Burgtheater.
“L’avevo commissionata – spiega il Direttore Artistico del Teatro Regio Sebastian F. Schwarz – che ha contribuito molto attivamente alla riscoperta dell’opera, nel 2017 quando ero direttore del Theater de Wien. All’epoca era presente un progetto di ricerca dell’Università di Vienna. Salieri, nella storia della musica, sembra essere conosciuto soprattutto per il suo presunto conflitto con Mozart, reso ben noto dal film Amadeus.
Salieri, in realtà, si trova nel Pantheon dei compositori operistici e la sua produzione è oggetto di riscoperta a livello internazionale, non soltanto a Torino o in Italia.
In questo dramma giocoso in due atti sono protagoniste tre coppie che riflettono tre modi diversi di vivere l’amore e fronteggiare la gelosia.
La struttura dell’opera di Salieri anticipa situazioni che saranno presenti nel Don Giovanni di Bertati-Gazzaniga, nelle Nozze di Figaro, nel Don Giovanni e in ‘Così fan tutte’ di Da Ponte- Mozart, e nel Barbiere di Siviglia di Serbini-Rossini.
L’allestimento è firmato da Jean Renshaw, regista e coreografa britannica che si è imposta definitivamente all’attenzione della critica per la prima, in epoca moderna, del Boris Goudenow di Johann Mattheson al Festival di musica antica di Innsbruck nell’estate del 2021.
La regia concentra l’attenzione del pubblico sui personaggi, che non smettono di girare. La scena è concentrata su una struttura fatta di porte che vengono sbattute, aperte, semichiuse e sbarrate, spesso usate per spiare.
La prova generale dell’Opera di Salieri è stata dedicata all’Associazione Senza Confini di Pinerolo e i fondi raccolti saranno destinati alla Casa di Eva, un luogo destinato all’incontro, alla formazione, al sostegno delle donne italiane e straniere.

Mara Martellotta

Ulteriori informazioni
www.teatroregio.it

“Ciak, si girerà!”…a Chieri

Presentato nei giorni scorsi il Protocollo d’Intesa siglato con “Film Commission Torino Piemonte”

Chieri (Torino)

Torino ha superato da tempo la prova, diventando uno dei “set cinematografici” più prestigiosi a livello nazionale. E non solo. Ora ci prova anche Chieri. E indubbiamente (per la sua antica storia  – le cui origini medievali restano a tutt’oggi ben presenti nel tessuto urbano – per le sue impronte culturali e le singolari suggestioni ambientali) la “Città delle Cento Torri” ha tutte le carte in regola per partecipare attivamente al “gioco” del cinema. A pensarlo evidentemente è anche Beatrice Borgia, presidente di “Film Commission Torino Piemonte” che, alcuni giorni fa, accompagnata dal sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero e dall’“assessore alla Cultura” Antonella Giordano, ha effettuato un sopralluogo all’ “Istituto Scolastico Augusto Monti”, in via Maria Montessori 2. Il sopralluogo (ad accoglierli, la dirigente scolastica, Mariella Principiano) rientra nelle attività di collaborazione, in corso già da alcuni anni tra “Film Commission Torino Piemonte-FCTP” ed il Comune di Chieri per il reperimento di location per riprese cinematografiche e televisive sul territorio comunale. Nel gennaio scorso  questa collaborazione era già stata ufficializzata con la firma di un “Protocollo d’Intesa” per la realizzazione di “attività di sviluppo del territorio e delle sue risorse culturali, turistiche, folcloristiche, ambientali e della tradizione attraverso riprese cinematografiche, televisive ed audiovisive in genere”. Grande la soddisfazione per entrambe le parti.

Con la sigla del Protocollo, Chieri – spiega l’assessore alla Cultura, Antonella Giordano – rafforza il proprio legame con il cinema. La realizzazione di film, fiction o spot televisivi certamente consentirà di dare maggiore visibilità al nostro territorio e di promuovere le nostre eccellenze paesaggistiche, artistiche e storiche. Inoltre, queste attività saranno in grado di generare una ricaduta economica positiva, per le attività di ristorazione ed il commercio, ma pensiamo anche all’impiego di maestranze locali (artigiani, elettricisti, macchinisti, falegnami e quant’altro) e all’utilizzo di cittadini chieresi per il ruolo di comparse e figurazione. Attualmente sono 11 le location scelte da ‘Film Commission’ ed il nostro auspicio è che possano aggiungersene di ulteriori, a cominciare dalla scuola Monti”.

E alla Giordano, fa eco la presidente di “Film Commission”, Beatrice Borgia: “Il Comune di Chieri ha mostrato entusiasmo e propositività e, in queste settimane, sta confermando di voler attivamente collaborare con ‘FCTP’ mettendo a disposizione luoghi, scorci e bellezze del territorio chierese. Un concreto strumento a favore delle produzioni audiovisive che scelgono il Piemonte per realizzare i loro progetti e che qualifica sempre più il nostro territorio, proprio grazie al contributo di tutte le realtà locali, come eccellenza dell’industria cinematografica. Inoltre, rappresentare la Fondazione proprio in un Istituto, che è stato parte significativa del mio percorso di studi, mi ha resa particolarmente felice ed entusiasta”.

g.m.

Nella foto:

–       La delegazione in visita all’“Istituto Monti”

Al Circolo “Jigeenyi” di Torino, il primo “Festival showcase” italiano dedicato a culture e voci d’Africa

“Afrovision”

Dal 19 maggio al 23 giugno

Nasce sotto la Mole un nuovo Festival. E lo fa in un effervescente spazio multiculturale, dedicato alla creatività e alle cucine africane, come il “Circolo Jigeenyi (donne, in lingua Wolof)”, gestito all’interno del “Bunker” di via Niccolò Paganini 0/200 da “Ricette d’Africa APS” e affiliato ad “Arci Torino”. Titolo  “Afrovision”, si tratta del primo “Festival showcase” (rivolto dunque anche al music business) italiano che vedrà protagonisti in assoluto artisti africani e afrodiscendenti italiani. In agenda, una ricca serie di concerti programmati  da giovedì 19 maggio a giovedì 23 giugno (sempre di giovedì, ore 20,30), organizzati da “Renken e Creativi Musicali booking, management and production”, sotto il patrocinio della “Circoscrizione 6” e in sinergia con professionisti dell’industria musicale come “The Black Artist Database”, “MapasMercado Cultural”, “CirculArt Colombia”, “Global Toronto Showcase”, “Italia Music Lab” e “Keeponlive”. “L’obiettivo – dicono gli organizzatori – è dare spazio e voce ai talenti delle nuove generazioni che si inseriscono e ispirano alla corrente dell’afrofuturismo e ai cosiddetti stili ‘contemporanei’ di creazione e performance”“Un ambito – proseguono – dove si registra molto fermento a livello artistico ma dove serve un mirato lavoro di ‘scouting’ e uno specifico spazio per far emergere nuove proposte”. Parola d’ordine non “integrazione”, quanto piuttosto “interazione”. “Afrovision” nasce infatti con lo scopo ben preciso di accompagnare soprattutto questi artisti, regalare loro, durante le serate, occasioni di confronto con professionisti indipendenti, programmatori e addetti del settore musicale. Quanto mai ampio, si diceva, il programma. Ospite internazionale di questa prima edizione sarà Kizaba. In arrivo da Montreal, origini congolesi, Kizaba è l’esempio di spicco della “cultura afrofuturista canadese” del momento. La sua carriera musicale lo ha portato a suonare, da adolescente, con “Jupiter and The Okwess”. Già presente in Italia in tour con il gruppo “AfrotroniX”, sarà a Torino giovedì 16 giugno con il suo nuovo progetto da solista. Da non perdere, anche Amal. Torinese di nascita, classe ’89, origini tunisine e grande voce, sarà proprio lei ad aprire il Festival, giovedì 19 maggio, presentando sette brani di sua creazione. Molto atteso, in chiusura di Festival, giovedì 23 giugno, anche il napoletano dj Jesa, origini eritree, messosi in luce per il lavoro di educazione alle “sonorità afro” che ha portato avanti nella sua città di adozione e lo ha reso, nel giro di pochi anni, il dj di punta delle serate a più alto spessore musicale di Napoli.

Per info sull’intero programma:

“Circolo Jigeenyi”, via Niccolò Paganini 0/200, Torino; tel. 353/3113671 o sui profili Instagram e Fb del Circolo. Ingresso gratuito per i soci “Arci” (con possibilità di tesserarsi in loco).

g.m.

Nelle foto:

–       Amal

–       Kizaba

Leonardo Lidi riscrive Alceste e lo immerge nella solitudine di oggi

“Il misantropo” di Molière sino al 22 maggio al Carignano

 

Leonardo Lidi (classe 1988, anche attore che piace, dopo i successi di “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” e del televisivo “Noi”) non è uno di quei tranquilli registi che s’affiancano buoni buoni alle indicazioni di un autore, alle strade percorse, mansueti, pazienti, educati, obbedienti: lui fa lo scavezzacollo, lui ribolle, lui ha necessità di afferrare quel testo e di pararglisi davanti, di affrontarlo, di lottare, di usare il bisturi come pochi, di tagliare e di mescolare, di scandagliarlo a fondo, pur anche di sovvertirlo (“o non vale la pena di metterci mano”). Con risultati a tratti discutibili (all’indomani della prima, avevo coltivato una profonda aria di sospetto con “La casa di Bernarda Alba”, ovvero l’originalità ad ogni costo, disordinata, sfacciata), o con una rilettura come si usa inevitabilmente oggi che – all’insegna dell’est modus in rebus – convince, che ti spinge ad abbracciare i salti mortali che Lidi ti mette davanti agli occhi. E dico rilettura, non (forzata) attualizzazione, tanto è il soppesato scavare con cui Lidi compie il proprio lavoro. Nel 400mo dalla nascita di Molière si mette a inventariare il corpus del Grande Francese, pensa e ripensa e scarta, per scegliere “Il misantropo” (per la stagione dello Stabile torinese che lo produce in solitaria, 80’ minuti tesi e avvincenti, grandi applausi finali, sino a domenica 22 maggio sul palcoscenico del Carignano), ne sbandiera tutta la vita pulsante e la modernità e butta in scena il protagonista, quell’Alceste che, con dolori e spirito autobiografici, don Chisciotte senza se e senza ma, intransigente sino allo spasimo, infaticabile raisonneur, rifugge dalle convenienze e dai falsi abbracci, dai fabbricanti di smancerie e dai collezionisti di parole inutili per innalzare inascoltato monumenti alla verità e alla rettitudine, all’amicizia senza tornaconto, alla franchezza e alla stima e alla sincerità. Un gioco di maschere che portate dinanzi alla corte di Versailles dovevano far inorridire più di un notabile. Accanto a lui, l’amico Filinte, la parte accomodante di ogni individuo, la “sua” più che ipotetica parte accomodante, colui che conosce il mondo e le sue leggi; accanto a lui Celimène, amata e di lui innamorata, ma ventenne allegra, con la civetteria nel sangue e certo non pronta a rifuggire dai tanti corteggiatori che le ronzano intorno, specchio di quella Armande Béjart che faceva sanguinare il cuore del povero Poquelin.

Queste le colonne portanti, o quasi. Diciamolo subito, con il piacevolissimo dubbio da parte di chi scrive queste note che il lavoro migliore di Lidi stia proprio nelle rinvenzioni, nella riscrittura, nei sovvertimenti, nei tratti e nei caratteri approfonditi, nel gioco calibrato di allontanamento che spreme i frutti migliori. Denunciando la parte più “fedele” del lavoro una certa sembianza sfocata, non tracciata a fondo, che finisce col coinvolgere anche il protagonista interpretato da Christian La Rosa, troppo perennemente itinerante, o l’oggetto dei suoi ardori, che è Giuliana Vigogna. Niente più sale sfarzose e candelabri e boiserie, luci cupe e una faticosa distesa di pietrisco a riempire il palcoscenico, un’alta e scura parete sullo sfondo, semicircolare, una stretta e bassa porticina da cui si accede nel mondo di Alceste (la scena è di Nicolas Bovey, allucinata prigione non solo fisica ma della mente), una distesa lunare attraverso cui s’arrabatta e fugge e fatica il protagonista, e soffre, come Lidi sottolinea, non soltanto con le parole che portano alla moderna depressione e alla solitudine, ma pure avanzando con l’aiuto di un bastone e con la gamba sinistra chiusa in un tutore ortopedico. In un tale mare (e male) oscuro, Lidi ci offre il suo “atrabiliare innamorato”. Proponendo a Orietta Notari, attrice come sempre appassionata ed emozionante, il ruolo di Filinte, ecco che il personaggio (al) femminile deve imboccare strade nuove e esplorare una omosessualità che in Molière nessuno caverebbe mai fuori: ma l’invenzione non è che ci trovi seduti in poltrona con il pollice verso, l’invenzione lavora appieno sull’intero terreno della commedia che ha contorni di dramma (l’eterna questione: Alceste è comico o drammatico? è un cammino lungo e graduale quello che il regista compie: “vero che Alceste cade in un baratro sempre più profondo di autocommiserazione: se nelle prime scene si sforza di combattere le mode malate del momento, battuta dopo battuta, si tappa sempre più le orecchie desiderando soltanto un eremo dove dettare le regole della propria società.”) e le profferte amorose tra “la” femminile Filinte e la dolcissima Eliante conducono senza fatica lo spettatore alla quotidianità che stiamo vivendo.

Nella riscrittura di Lidi il personaggio più bello e completo, spinto in certi momenti a ritagliarsi una singolarità e una eccellenza che credo abbia mai avuto, è quello di Arsinoè. Tratteggiata quasi con affetto dal regista. Non più l’amica pettegola di Celimène, attenta alla sua reputazione e pronta a riferire tutto quanto si dice nei salotti del suo disinvolto vivere: è innamorata di Alceste, è la donna che ama un uomo più giovane di lei, è la donna frustata, che il successo letterario non lo ha mai afferrato, dove ormai coabitano la nostalgia e il viale del tramonto e la bellezza che ogni giorno vede venire meno (“Dite che sono vecchia? Non dite quella parola, vi prego. Non vecchia, vi prego. Grande”). Ne dà un ritratto doloroso, tutto raccolto nelle più raccolte intimità, una eccellente Francesca Mazza. E poi ancora, l’invenzione di “Lui” (Riccardo Micheletti), l’alter ego, un volto magrittiano senza sembianze, ricoperto da una grigia calzamaglia, un altro se stesso in cui guardare, un confessore a cui affidarsi. E Oronte (Alfonso De Vreese), da poeta a stornellatore con doverosa chitarra, con l’ossessivo e straniante “Guarda che luna”. Li vedremo tutti allineati in proscenio, immobili a ripresentarsi al termine dello spettacolo al pubblico preso a testimone, inondati da una pioggia che è sinonimo di pulizia, di cancellazione di quelle maschere che sinora hanno indossato e che lasceranno il posto all’autenticità dei sentimenti. Al di fuori di ogni retorica, motore al centro di ogni cosa e di ogni soluzione, la ricerca dell’amore, quello che, taumaturgicamente, potrà mettere in salvo l’uomo, l’amore “che deve tornare al centro del nostro pensiero intellettuale”.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma